Uno studio americano rileva gli effetti positivi dati dalla riduzione del tempo trascorso connessi. Su come fare ad autolimitarsi, però, la strada è ancora lunga. E non basta la consapevolezza.
Roma – Se pensiamo per un attimo alle azioni quotidiane che compiamo, non se ne trova nessuna (o pochissime) che non dipenda dalla tecnologia. Ora, con l’intelligenza artificiale, anche quelle poche scampate allo strapotere tecnologico rischiano di soccombere all’ira funesta di questa nuova divinità. La fascia d’età più colpita è, per ovvie ragioni anagrafiche, quella dei giovani, che sono anche quelli che utilizzano maggiormente e con disinvoltura i social. Eppure da questa forma di dipendenza se ne può uscire.
Uno studio apparso su “Technology, mind and behavior“, rivista scientifica a cura dell’Amercian Psychological Association, che pubblica studi sull’interazione uomo-tecnologia con focus sul comportamento umano individuale e collettivo, ha evidenziato che ridurre a 30 minuti giornalieri il tempo trascorso sui social produce molti benefici.
La ricerca ha coinvolto 230 studenti universitari per due settimane. È emerso che abbassare fino a 30 minuti il tempo trascorso a “social…izzare” rallenta in maniera significativa i sintomi di ansia, depressione, solitudine e il timore di sentirsi esclusi. Otre alla riduzione delle negatività, gli studenti hanno manifestato una crescita di quella che i ricercatori hanno definito “affettività positiva“.
Si tratta di una tendenza a provare emozioni positive, definite dagli studenti coi termini come “contento o “orgoglioso”. Per i ricercatori, non sono tanto i 30 minuti trascorsi sui social a essere determinanti, quanto l’impegno impiegato per raggiungere l’obiettivo. Gli studenti sottoposti allo studio hanno dichiarato che i primi tempi sono stati molto duri, ma dopo questa fase di resistenza hanno accresciuto la loro produttività, sentendosi più in simbiosi con la vita.
Inoltre, hanno dormito più serenamente e socializzato maggiormente dal punto di vista fisico. I ricercatori hanno sottoscritto che, per raggiungere lo scopo, bisogna autolimitarsi, senza affidarsi a qualche consulente esterno. Pare che eliminare app o utilizzarne altre per bloccare i social, si ottiene l’effetto contrario.
È lo stesso meccanismo che si mette in moto nelle dipendenze da droghe. Qualsiasi persona privata da qualcosa sentita come una propria libertà, oppone resistenza. Al di là di quanto tempo occorra per disintossicarsi dai social, quello che è importante è l’aumento della consapevolezza che il tempo trascorso per lo “scrolling” – quel movimento del pollice che scorre dal basso verso l’altro sullo schermo touchscreen per recuperare nuove notizie che appaiono in bacheca o nelle stories – lo si può utilizzare per rilassarsi o fare cose non legate alla tecnologia.
Ma se ci si affida alla consapevolezza umana, i risultati saranno prossimi alla zero. La psicologia definisce la consapevolezza come
“la capacità di essere a conoscenza di ciò che viene percepito e delle proprie risposte comportamentali. Si tratta di un processo cognitivo spesso considerato sinonimo di coscienza“
Ecco, bastano queste poche righe per nutrire scarsa fiducia nell’essere umano, visto che il livello di coscienza nel corso dei secoli è stato sempre molto basso, quasi nullo!