La confessione di Frank “l’americano”: “L’ho strangolata perché continuava a urlare”

Dietro l’apparenza di una coppia serena, Lucia Felici e il marito Carmine “Frank” Alfano nascondevano un quotidiano di maltrattamenti subiti dalla donna. Fino al tragico epilogo.

CASTELNUOVO DI PORTO (Roma) – Li chiamavano gli “Americani” perché avevano vissuto a lungo negli Stati Uniti. Lui aveva lavorato per anni all’American Hospital come dipendente amministrativo mentre lei si era data da fare come donna delle pulizie negli alberghi della Florida per pagarsi i contributi previdenziali e per accudire i tre figli. Nel paese alle porte di Roma erano ben conosciuti e nessuno poteva immaginare la tragedia.

Poi il 9 agosto scorso, di prima mattina, nella loro abitazione di via Bellavista 8 il drammatico epilogo: Lucia Felici, 75 anni, è rimasta vittima del marito Carmine Alfano, detto Frank, 82 anni, che l’avrebbe strangolata. I vicini di casa, intorno alle 7.30, avrebbe udito delle urla provenire dall’appartamento della coppia ma avevano pensato che si trattasse di un malore della donna:

Sembravano davvero una coppia affiatata ma cosi non era

” Non abbiamo mai sentito un litigio, era una coppia di amici stupendi – dicono i condomini – mai avremmo pensato ad una tragedia del genere, erano degli insospettabili…Abbiamo sentito delle urla e chiamare aiuto, pensavamo che Lucia fosse caduta. Poi abbiamo chiamato il 112″.

Quando sul luogo sono arrivati i carabinieri la donna era già morta e distesa sul pavimento della camera matrimoniale ma con i piedi sul letto. Ad una prima ricognizione cadaverica la vittima presentava diversi segni di violenza su braccia e collo, in quest’ultima parte del corpo pare fossero più marcati dunque l’ipotesi primaria, che dovrà essere confermata dall’autopsia, è quella di un decesso per soffocamento. Sotto le unghie è stato rinvenuto materiale biologico che induce a pensare un tentativo di difesa da parte della donna che avrebbe graffiato con forza il suo assassino. In casa c’era il marito, in stato confusionale e con evidenti segni di unghiate sulla schiena.

Sulle prime il pensionato era rimasto in silenzio, apparentemente assai provato dall’evento delittuoso. Dopo i rilievi di rito Alfano veniva tradotto nella locale caserma e una volta interrogato finiva con il confessare il femminicidio davanti al Pm del tribunale di Tivoli e agli investigatori dell’Arma. I due dormivano separati, a detta del presunto omicida, e la mattina del 9 agosto Lucia, ormai sveglia e seduta sul letto, avrebbe iniziato ad  urlare per un forte dolore alla testa. Il marito l’avrebbe accarezzata per calmarla ma la donna, sempre a detta del coniuge, avrebbe continuato ad urlare sempre più forte:

Frank ha confessato di averla strangolata perché non la finiva più di urlare

“Non so cosa mi è preso – ha raccontato l’odierno indagato – e l’ho strangolata tenendole stretto il collo per circa 5 minuti fino a soffocarla. Le cose non andavano bene tra noi anche se la sera prima era stato tutto tranquillo. Eravamo andati a cena da Rossopomodoro, poi eravamo tornati a casa. Non dormivamo più nella stessa camera. Lei si lamentava perché russavo, quindi dormivo in un’altra stanza. Lei si lamentava di tutto, mia moglie era irascibile, trattava male i vicini. Per questo litigavamo. Voleva avere sempre ragione e ci creava problemi con tutte le persone del quartiere”.

Secondo i residenti del condominio di via Bellavista, invece, Lucia Felici era una donna piena di vita e benvoluta da tutti. L’uomo nega violenze domestiche in danno della moglie ma pare che qualche amico intimo della coppia, come persona informata sui fatti, abbia riferito agli inquirenti di una relazione ormai compromessa per i maltrattamenti subiti dalla vittima ad opera del marito. Nella mano sinistra della donna, stretto nella rigidità dell’exitus, sarebbe stato rinvenuto un coltellino, a riprova di quanto la vittima temesse il marito da cui ha tentato di difendersi fino all’ultimo.

La palazzina di Castelnuovo di Porto dove è avvenuto il femminicidio

La versione resa da Carmine Alfano non ha convinto gli inquirenti e sono in corso ulteriori verifiche. Il 12 agosto scorso l’indagato ristretto in carcere, durante l’interrogatorio di garanzia, ha risposto alle parole del Gip di Tivoli in presenza del suo difensore, l’avvocato Gianfranco Polinari. Il presunto assassino, in pratica, ha ripetuto una quasi identica esposizione dei fatti aggiungendo di avere tentato il suicidio, anni fa, e di essere stato in cura presso il centro di Igiene mentale di Morlupo, tanto che il suo penalista chiederà una perizia psichiatrica.

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