Emergenza incendi, oltre 56mila ettari in fumo da inizio anno. Legambiente: “Servono misure urgenti”

Da gennaio registrati 851 roghi: persa una superficie equivalente a circa 78.800 campi da calcio. Già superato il dato del 2024. Ecomafie, piromani e crisi climatica le cause principali.

L’Italia sta affrontando una delle estati più infuocate della sua storia recente, non solo per le temperature record, ma per l’ondata di incendi che ha ridotto in cenere vaste porzioni del territorio nazionale. Secondo il report “Italia in Fumo” di Legambiente, elaborato su dati del sistema europeo EFFIS (European Forest Fire Information System), dal 1° gennaio al 31 luglio 2025 si sono verificati 851 roghi, che hanno mandato in fumo 56.263 ettari – una superficie equivalente a circa 78.800 campi da calcio. Questo dato supera già i 50.802 ettari bruciati nell’intero 2024, segnando un triste record e evidenziando come l’emergenza incendi stia diventando cronica, aggravata dai cambiamenti climatici, dall’abbandono delle aree rurali e dalle attività criminali legate alle ecomafie.

I dati allarmanti: impennata a fine luglio

I numeri parlano chiaro: una media di oltre 3 incendi al giorno nei primi sette mesi dell’anno, con un’impennata drammatica nelle ultime due settimane di luglio. Dal 17 al 31 luglio, infatti, sono andati in fumo 25.275 ettari in 198 roghi, quasi raddoppiando il danno accumulato nei mesi precedenti (30.988 ettari fino al 17 luglio). Le regioni più colpite sono Sicilia e Calabria, dove la siccità prolungata e le temperature estreme hanno facilitato la propagazione delle fiamme, ma il fenomeno non risparmia nessun territorio, dalle Alpi al Sud.

In Campania, ad esempio, dal 15 giugno si sono registrati oltre 1.060 incendi boschivi, con 2.568 ettari di foresta distrutti, culminati nell’incendio che ha devastato la pineta di Terzigno nel Parco Nazionale del Vesuvio, durato quattro giorni e richiedente l’intervento massiccio dei Vigili del Fuoco. E nel drammatico rogo di queste ore, che ha già mandato in fumo ettari di bosco alle pendici del Vesuvio, richiedendo la proclamazione dell’emergenza nazionale.

Oltre alla perdita di biodiversità, gli incendi causano costi economici e ambientali stratosferici.

L’impatto è enorme: oltre alla perdita di biodiversità, con ecosistemi unici ridotti in cenere, ci sono costi economici stratosferici. Ogni ettaro bruciato comporta spese per spegnimento, ripristino e danni indiretti come erosione del suolo, inquinamento atmosferico e calo del turismo. L’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha evidenziato come questi roghi compromettano la qualità dell’aria, invitando a restare in casa durante le emergenze.

L’appello di Legambiente: prevenzione e politiche integrate

Da Festambiente, il festival nazionale di Legambiente che chiude oggi a Rispescia (Grosseto), l’associazione lancia un forte appello: “Non si scherza con il fuoco”. Stefano Ciafani, presidente nazionale, sottolinea la necessità di un approccio integrato con piani forestali e di adattamento climatico, aggiornando il catasto incendi e estendendo pene per roghi dolosi. Antonio Nicoletti, responsabile aree protette, evidenzia il ruolo dei parchi come custodi di biodiversità e attrattori turistici, minacciati da crisi climatica e attività antropiche.

In evidenza c’è il Premio Parchi Emissioni Zero, assegnato a sette realtà: Parco delle Dolomiti Bellunesi (raccolta differenziata), Parco dell’Asinara (acquisti verdi), Riserva Monte Genzana Alto Gizio (green community), Parco Arcipelago Toscano (Walking Festival), Agriturismo Montagna Verde (agroecologia), Apiario di Comunità di Castel del Giudice (biodiversità), Consorzio Montano Unione Montana Parma Est (gestione forestale). Menzione speciale al Parco della Maremma per i 50 anni e all’architetto Mauro Frate per ecodesign. La Toscana guida con tre riconoscimenti.

Ma non basta. Per fronteggiare la crisi, Legambiente propone 12 misure urgenti, tra cui l’aggiornamento del catasto incendi, l’estensione delle pene per roghi dolosi e investimenti in bioeconomia circolare. E invita governi locali e nazionali a investire in prevenzione, educazione e tecnologie di monitoraggio, come droni e sensori. Ecomafie, piromani e crisi climatica sono le cause principali: senza un cambio di rotta, le massicce e irreversibili perdite di patrimonio verde causeranno una catastrofe non solo per l’ambiente, ma anche per l’economia.

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