“Indulto parziale”: il dibattito sulla proposta di Pinelli rilanciata da Brunetta

L’idea del vicepresidente del Csm e del presidente Cnel piace a sinistra ma non a Forza Italia. Il dibattito dopo Papa Francesco a Rebibbia.

Roma – Il ministro della Giustizia Carlo Nordio nei giorni scorsi ha espresso contrarietà su eventuali provvedimenti di clemenza. “Un indulto incondizionato sarebbe inutile e nocivo e darebbe un segnale di impunità”, ha sottolineato dopo il dibattito acceso scatenato dall’apertura della seconda Porta Santa nel carcere di Rebibbia di Papa Francesco. Ma in queste ore ecco che spunta ad allungare la scia del dibattito – sull’emergenza sovraffollamento che pesa come un macigno sul rispetto della dignità dei detenuti e sulle condizioni di lavoro della polizia penitenziaria – la proposta del vicepresidente del Csm, Fabio Pinelli, di un “indulto parziale”. Proposta che poi è stata rilanciata dal presidente del Cnel, Renato Brunetta. Una ipotesi che piace a sinistra ma non a Forza Italia.

Il primo a supportare l’idea è il senatore del Pd Filippo Sensi: “Penso che la proposta di Renato Brunetta vada ripresa, sostenuta, resa effettiva. Spero che opposizione e maggioranza possano convergere su un obiettivo minimo di umanità, civiltà, decenza. Chi ci sta?”. Brunetta, nel suo intervento, torna sull’ipotesi di un
indulto parziale che coinvolga i detenuti per reati meno gravi, già evidenziata dal vicepresidente del Csm Fabio Pinelli. L’idea viene sostenuta anche da Benedetto Della Vedova: “In un carcere sovraffollato, luogo di isolamento, umiliazione, malattia e morte, la pena rischia di perdere la certezza dell’esempio, che è la vera fonte di legittimazione della potestà punitiva, per trasformarsi invece in certezza della recidiva. La situazione nelle carceri è incivile ed inaccettabile, quindi bisogna agire con urgenza”.

Pinelli, nel corso di una intervista ad Avvenire, aveva espresso l’auspicio che “le forze politiche, tutte insieme, possano dare dimostrazione di un momento di dialogo e dare speranza specialmente alle persone che si sono macchiate di delitti non gravi”. Sugli 88 suicidi dietro le sbarre del 2024, Pinelli ha parlato di un “dato drammatico. Ma ci sono anche 6 agenti che si sono tolti la vita, a dimostrazione che il carcere oggi è un luogo drammatico, per tutti. Ci sono poi 243 persone morte in carcere, e questo non dovrebbe mai accadere. Si dovrebbe morire a casa o in ospedale, con l’affetto dei propri cari. Il carcere non può essere mai un luogo di morte, ma di speranza di una vita migliore, nel rispetto della legalità”.

Una linea condivisa appunto da Brunetta che, in un articolo sul Sole 24 Ore, si è associato “alla nobile esortazione” del vicepresidente del Csm affermando che “nelle condizioni date c’è il rischio che la pena venga meno alla sua certezza, intesa nel senso più ampio. Perciò una riflessione pragmatica sul rischio di questo tragico capovolgimento diventa ineludibile per qualunque responsabilità politica”. La linea del centrodestra è stata espressa dal Guardasigilli che ha anche ricordato come “amnistia e indulto sono plausibili come segno di forza e di magnanimità, ma se vengono interpretati come provvedimenti emergenziali svuota-carcere sono manifestazioni di debolezza, che inducono alla prospettiva dell’impunità e alla commissione di nuovi reati”. Nel Pd, invece, la responsabile giustizia dem Debora Serracchiani assieme ai capigruppo in commissione di Senato e Camera, Alfredo Bazoli e Federico Gianassi, e al capogruppo in Antimafia, Walter Verini, si sottolinea che “noi abbiamo le nostre idee, non condividiamo tutto, ma almeno iniziamo a discuterne seriamente e per dare risposte ad una situazione ormai insostenibile”.

“Lavoro, misure alternative, sconto per buona condotta, case di reinserimento sono tutte proposte condivisibili e giuste che abbiamo presentato più volte con emendamenti puntuali. Sempre respinti – attaccano i dem -. Vale la pena ricordare il comportamento della maggioranza, ed in particolare di Forza Italia, sulla proposta Giachetti di liberazione anticipata o quanto accaduto sull’inutile decreto carcere o quanto contenuto nell’inaccettabile Ddl Sicurezza. Basta quindi farsi belli con proposte che poi non si è disponibili a sostenere al momento opportuno. Si passi ai fatti e non si sprechino solo parole al vento. Il Pd è pronto a discuterne“.

Il 2024 delle carceri, ha fatto notare il presidente di Antigone, Patrizio Gonnella, “ci sta lasciando drammatici record, quello dei suicidi, quello delle morti in carcere, e una crescita della popolazione detenuta così sostenuta da provocare, già oggi, una situazione di reali trattamenti inumani e degradanti generalizzati”. Gonnella ha pubblicato un report con i dati principali che l’associazione ha raccolto durante l’anno. Un report presentato pochi giorni prima dell’appuntamento Giubilare che ha visto Papa Francesco varcare le soglie del carcere di Rebibbia per l’apertura di una delle Porte Sante. Il segretario del Sappe Donato Capece fa notare che “anche eventuali amnistie, indulti e condoni servono a poco se poi non seguono riforme strutturali: lo abbiamo visto nel 2006, quando buona parte dei detenuti usciti sono poi rientrati in carcere perché non c’era una realtà sociale sui territori pronti ad accoglierli“.

Il Papa apre la seconda Porta Santa a Rebibbia

“Sarebbe ed è, dunque, del tutto ipocrita invocare soluzioni del genere per fare fronte ad un problema reale che vede coinvolti in primis gli appartenenti al Corpo – conclude Capece. – Piuttosto, servirebbe un potenziamento nell’ambito dell’area penale esterna, con contestale nuovo contesto ed impiego operativo del personale di Polizia Penitenziaria, per coloro i quali si trovano nelle condizioni previste dalle leggi, con contestuale diverso impiego operativo dei poliziotti penitenziari”. Il Guardasigilli Nordio non guarda con favore ai provvedimenti di clemenza. Ma sottolinea che il governo sta lavorando seriamente sul tema del sovraffollamento delle carceri.

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa