600 mila famiglie a rischio: le difformità dell’Isee mettono in pericolo l’incasso dell’assegno unico per la genitorialità. Si preannuncia un settembre nero.
Roma – Il caos a breve inonderà intere famiglie, tenute a fare i conti in rosso anche a causa di anomalie e disfunzioni burocratiche. L’importo dell’assegno unico e universale, determinato sulla base della condizione economica del nucleo familiare, rischia di saltare a 600 mila famiglie. La motivazione deriva dalle anomalie, o meglio dalle “difformità” dell’indicatore Isee, prima permesse dall’Inps, che da settembre non saranno però più accettate. Queste cosiddette anomalie possono avere origini molteplici. Un conto corrente cointestato con un parente e nel frattempo dimenticato o un dato sbagliato da parte del datore di lavoro o del Caf, il centro di assistenza fiscale.
E ancora, un investimento già chiuso ma ancora risultante. Il risultato di queste difformità è sempre lo stesso: la divergenza tra il valore dell’Isee e quello del Dsu. Insomma, i valori dell’indicatore di situazione economica equivalente e quelli che il cittadino aveva presentato con la propria dichiarazione sostitutiva unica, influenzati dalle anomalie sopracitate, non coincidono più. L’assegno unico, così, che è una norma finalizzata alla semplificazione e al potenziamento degli interventi a sostegno della genitorialità e della natalità, diventa un incidente di percorso. Attenzione, dunque, ai dati.
Questa eventuale difformità, permessa dall’Inps fino ad oggi, non sarà più concessa. Finora, nel caso specifico dell’assegno unico, l’importo veniva riconosciuto anche in presenza di queste anomalie tra i due valori. Da settembre, però, non sarà più così e non si torna più indietro. L’Inps ha comunicato che in caso di indicatore “difforme” sarà riconosciuta, semplicemente, la somma minima prevista. Per i beneficiari dell’Assegno unico universale, rimane meno di un mese per correggere eventuali Isee difformi o con qualche omissione per non vedere il proprio assegno ridotto a settembre.
La somma minima, prevista a chi ha un Isee maggiore di 43mila euro o a chi non lo presenta affatto, è sempre la stessa e cioè 54 euro al mese per ogni figlio minorenne, 27 per quelli tra i 18 e i 21 anni che risulti però, in quest’ultimo caso, studente o disoccupato. Mentre non vi sono limiti di età per figli disabili a carico. È rivolto a lavoratori dipendenti sia pubblici che privati, autonomi, pensionati, disoccupati e inoccupati e l’importo varia in ragione del valore ISEE, più in sostanza è basso maggiore sarà l’importo dell’assegno. Allora onde evitare sorprese all’ultimo momento, bisogna sapere che la comunicazione dell’Inps, rivolta alle famiglie che si trovano in situazioni di irregolarità, arriverà con il canale prescelto dall’utente: sms, e-mail o Pec.
Gli interessati, dunque, per non vedere la decurtazione dell’assegno, dovranno presentare una nuova Dsu senza anomalie o chiedere al Caf di rettificare la dichiarazione. Vista la difficoltà dell’iter di regolarizzazione degli indicatori, il numero di famiglie che subiranno una decurtazione provvisoria dell’assegno sale e non di poco. Al riguardo non esistono dati ufficiali ma, stando alle valutazioni informali fatte dai Caf, la percentuale dovrebbe essere attorno al dieci per cento.
Non è un dato così indifferente, perché il problema, sempre prendendo in considerazioni questi dati ufficiosi, dovrebbe riguardare circa 600mila nuclei di percettori dell’assegno. L’importo spettante, in ogni caso, varia in base alla condizione economica del nucleo familiare sulla base di ISEE valido al momento della domanda, tenuto conto dell’età e del numero dei figli nonché di eventuali situazioni di disabilità dei figli. Se a questa situazione aggiungiamo che a causa del rialzo dei tassi dovuto alla politica monetaria della Bce, chi ha sottoscritto un mutuo medio a tasso variabile a gennaio 2022 ha subito un esborso totale aggiuntivo di oltre 2.300 euro in appena un anno e mezzo, ci si rende subito conto della fragilità sociale attuale.