“Inchiesta conoscitiva sulle carceri”: la chiede Forza Italia dopo il tour nelle celle

Dopo le visite in oltre 50 penitenziari Fi sollecita verifiche ufficiali. Tajani: “Si toglie la libertà ma non si può togliere la dignità”.

Roma – Le visite estive di Forza Italia nelle carceri sono “un’iniziativa di partito, abbiamo chiesto un’indagine conoscitiva ufficiale da parte della Camera, con audizioni. Abbiamo sollevato il problema e chiesto un’indagine ufficiale”. L’annuncio è di Antonio Tajani, ministro degli Esteri e vice presidente del Consiglio, in una conferenza stampa sul tema delle carceri nella sede di Forza Italia. Il deputato azzurro Pietro Pittalis dopo le visite condotte dagli azzurri con il Partito Radicale “in oltre cinquanta istituti penitenziari di tutte le regioni”, vuole ora andare a fondo sull’emergenza che è ormai sotto gli occhi di tutti. Una proposta che arriva proprio nel giorno delle polemiche sulla nomina del nuovo Garante dei detenuti, Riccardo Vita Turrini.

A chi gli chiedeva se dall’iniziativa di Fi nasceranno proposte di legge, Tajani ha risposto che “per alcuni provvedimenti intanto non c’è bisogno di leggi. Ad esempio per risolvere il problema della scarsità di magistrati di sorveglianza basta che il Csm decida di incrementare il numero”. Ad agosto infatti era stato lanciato l’allarme: Giovanni Maria Pavarin, ex giudice di sorveglianza ed ex responsabile del Coordinamento nazionale magistrati di Sorveglianza (Conams), aveva sottolineato che “i 236 magistrati impiegati nei 29 tribunali sono chiamati a decidere su un numero altissimo di fascicoli, ne servirebbero mille in più”. Magistrati che “lavorano a ritmi incessanti – aveva spiegato – ma ad oggi sono circa 100 mila le posizioni al vaglio, solo per quanto riguarda i condannati in stato di libertà che devono espiare pene uguali o inferiori a 4 anni. Gente che attende di conoscere il proprio destino, se il carcere o le pene alternative”. 

Fare una stima di quanti siano i magistrati necessari per potere fare viaggiare la macchina in modo più spedito “è impresa complessa ma sicuramente raggiungeremmo le tre cifre: servirebbero sulla carta almeno 1000 magistrati in più – aveva aggiunto -. Ad oggi è inutile dire, come ha fatto il ministro Nordio, che ci sono 5000 mila detenuti in attesa di tornare in libertà“. Tajani ha poi toccato il tema dei detenuti tossicodipendenti che aumentano le cifre del sovraffollamento: “Vanno trasferiti in strutture di recupero – ha detto – perché la presenza “di psichiatrici e tossicodipendenti provoca dei problemi” negli istituti di pena”. E a chi accusa Forza Italia di lassismo, il vicepremier replica: “Non siamo per il lassismo, pensiamo che si debbano eliminare le ragioni del malessere per quanto riguarda la dignità delle persone, ma se qualcuno viola la legge bisogna che ci siano sanzioni. Non è che incrementare il numero dei reati fa aumentare il numero di detenuti. Siamo garantisti, non siamo lassisti: lassismo e garantismo non hanno nulla a che fare”.

De resto la battaglia per il garantismo è nel Dna di Fi, una battaglia iniziata con Silvio Berlusconi. Così, nell’alveo di quegli ideali, il partito la scorsa estate insieme ai Radicali ha voluto impegnarsi a guardare da vicino la realtà delle carceri: ne ha visitate 50. E da quelle visite è nata la proposta di un’indagine conoscitiva approfondita e ufficiale della Camera. Un tour che ha portato i politici a guardare da vicino l’emergenza: “Ai detenuti si toglie la libertà ma non si può togliere la dignità”, ha detto il leader di FI nella conferenza stampa organizzata nella sede del partito con il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto, il segretario del partito Radicale Maurizio Turco e al tesoriere e garante dei detenuti della Sardegna Irene Testa.

“Queste nostre iniziative non sono lassiste, siamo nel pieno rispetto della Costituzione: chi sbaglia deve affrontare una pena – ha insistito il vicepremier -. Siamo sostenitori anche del regime carcerario duro ma, come qualsiasi forma di detenzione, deve consistere solo nella privazione della libertà, non della dignità. Si può stare anche al 41bis ma non significa che si debba calpestare la dignità: l’obiettivo è il recupero del
detenuto, che altrimenti quando esce rischia di ricominciare a delinquere”.

Un altro dramma visto da vicino è stato quello dei suicidi dietro le sbarre, un bollettino di guerra. “C’è un altro tema che riguarda la salute dei detenuti”, tra cui “gli psichiatrici” e ”c’è una mancanza di strutture ma per quanto riguarda l’edilizia carceraria c’è bisogno di tempi più lunghi”, ha detto il vicepremier aggiungendo che “anche sulla polizia penitenziaria c’è una carenza di organici”, ci sono “troppi suicidi tra i detenuti ma anche tra la polizia penitenziaria, che tra tutti i corpi armati e quello che ha la percentuale maggiore di suicidi”, ha aggiunto.

Da mesi i Garanti denunciano l’emergenza. E giorni fa sono tornati a chiedere un incontro urgente con il ministro della Giustizia Carlo Nordio. ”Esprimiamo preoccupazione – hanno scritto in una lettera indirizzata al Guardasigilli – per lo scollamento tra la realtà drammatica delle carceri italiane e i provvedimenti normativi già promulgati o in corso di approvazione. Carceri sovraffollate e con un numero altissimo di suicidi tra detenuti e agenti di polizia penitenziaria, le carceri sono una polveriera: esasperazione, abbandono e indifferenza verso il modo dell’esecuzione della pena, che non può consistere in trattamenti contrari al senso di umanità, fanno di questo momento storico il più delicato dopo la sentenza ‘Torreggiani’ della Corte europea dei diritti dell’uomo”.

Nella lettera scritta dal portavoce della Conferenza nazionale dei garanti territoriali che è anche il Garante
campano dei diritti dei detenuti Samuele Ciambriello al Guardasigilli la denuncia di mesi si fa grido d’allarme e disperazione: “Più di ottomila detenuti, che devono scontare un residuo di pena inferiore a un anno, potrebbero uscire dal carcere con interventi mirati – come, ad esempio, la cosiddetta liberazione anticipata ‘speciale’ – che il Parlamento non sembra voler prendere in considerazione”. Così i Garanti hanno chiesto un incontro con il Ministro della Giustizia Carlo Nordio. Soprattutto con un sollecito al ministro e al Governo per la nomina del nuovo Garante Nazionale delle persone private della libertà personale in sostituzione di Maurizio Felice D’Ettore scomparso il 22 agosto scorso“. Poi la nomina di Turrini Vita e il carcere ancora nella bufera.

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa