IN MEMORIA DI UNA BAMBINA CHE GIOCAVA

Sono anche loro vittime di mafia. L’assassino è stato ucciso a colpi di pistola 15 anni dopo quasi sotto casa, non molto distante dal luogo dove l’allora 18enne aveva freddato per errore Stella Costa, 12 anni, che giocava sulla via con un’amichetta. Il sindaco di San Severo ricorda la povera bambina e la sua famiglia onesta.

SAN SEVERO Due omicidi solo apparentemente collegati ma che pare abbiano un’origine diversa. Il killer che ha freddato per errore una bambina di 12 anni è stato arrestato e condannato, ma lo stesso assassino, quindici anni dopo, è stato ammazzato da un sicario rimasto ignoto. Il 18 giugno del 2002 è un giorno caldissimo. Al tramonto la calura si era solo attenuata ma sulle strade di San Severo, grosso centro del foggiano, ci sono ancora centinaia di persone, soprattutto bambini. In via Milano c’era Stella Costa, 12 anni, che giocava con una sua amichetta a poca distanza dai suoi genitori, un contadino ed una casalinga. Gente umile ma onesta, senza frequentazioni ambigue né problemi con la giustizia. Improvvisamente rimbombano nel quartiere sei colpi di pistola.

Via Taranto dove è avvenuta la sparatoria nella quale è rimasta uccisa la bambina.

Uno di questi, sparato da una calibro 9, colpisce in pieno petto la bambina che stramazza al suolo esanime in un lago di sangue. Il suo assassino è lì vicino, ancora intento a sparare a due ragazzi che si allontanano in motorino, illesi. Per la bambina non c’è più nulla da fare, sarebbe arrivata cadavere all’ospedale Masselli Mascia. Stella era morta all’istante senza rendersi conto di nulla e mentre stava consegnando una busta di plastica alla sua amichetta Katia che solo per un pelo aveva salva la vita. Per i carabinieri non c’era voluto molto per risalire al suo assassino, Giuseppe Anastasio, soprannominato ‘U iatton, all’epoca di appena 18 anni, è già lesto con le armi e pronto a uccidere.

Giuseppe Anastasio all’epoca del delitto diciottenne.

Il giovane aveva teso un agguato al suo rivale in amore che riusciva a sottrarsi alla gragnuola di colpi fuggendo di corsa in moto. La notizia della morte della ragazzina aveva scosso l’opinione pubblica e i carabinieri, acquisite le testimonianze di chi aveva assistito alla tragica vicenda, rintracciavano Anastasio nel breve volgere di qualche ora. Il ragazzo era stato arrestato, processato e condannato a 12 anni di reclusione grazie allo sconto di pena del rito abbreviato. Anastasio dopo pochi anni di detenzione effettiva riacquistava di nuovo la libertà e si rimetteva al lavoro, stavolta con la droga, giusto il tempo di sentirsi stringere di nuovo le manette ai polsi. I carabinieri, infatti, lo avevano arrestato nell’estate del 2014 in un camping di Foce Varano. L’uomo era ricercato da otto mesi per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.

Anastasio qualche mese prima della morte.

Ma la notte fra il 4 e il 5 febbraio del 2017, alle 3.45, in via Taranto, a poche centinaia di metri dalla sua abitazione, Giuseppe Anastasio veniva centrato in testa e all’addome da due colpi di semiautomatica 7.65 sparati da un sicario rimasto sconosciuto. L’uomo aveva tentato di sfuggire al suo killer nascondendosi dietro alcune auto ma l’assassino l’aveva raggiunto e freddato. Anastasio spirava quasi subito ed i carabinieri, dopo una rapida perquisizione in casa dello spacciatore, non rinvenivano armi, segno questo che l’uomo non si sentiva in pericolo. Gli inquirenti iniziarono tutta una serie di accertamenti ed atti investigativi mirati a identificare l’assassino di Anastasio ricorrendo anche all’analisi dello Stub su alcuni sospettati ma senza esito. Da allora, infatti, il caso è rimasto insoluto. Diversi paesani avevano malignato sulla morte del pregiudicato sanseverino ipotizzando una vendetta.

In ricordo di tutte le vittime di mafia. Anche quelle cadute per errore.

Forse qualcuno, dopo 15 anni, avrebbe premeditato la dipartita di Anastasio per vendicare Stella Costa ma queste sarebbero rimaste solo parole da bar dello Sport. Gli inquirenti non hanno mai creduto a questa improbabile ipotesi anche perché i genitori della vittima sono due brave persone cosi come i parenti. La morte di Anastasio era sembrata più un’esecuzione mafiosa che altro. Forse maturata nell’ambiente dello spaccio dove uno sgarro è sempre punito a colpi di revolver:

Il sindaco di San Severo, avvocato Francesco Miglio.

”… E’ una ferita che sanguina ancora – dice il sindaco di San Severo, Francesco Miglio – risuonano ancora nelle nostre orecchie quelle grida di dolore di una madre, di una famiglia, privata per sempre della bella innocenza di una ragazzina, uccisa mentre salutava un’amichetta…Nel XVIII anniversario dell’assassinio mi inchino innanzi alla memoria di Stella Costa…”. Sono decine e decine le persone uccise per errore durante conflitti a fuoco fra bande mafiose. Morti spesso dimenticate ma che hanno il medesimo diritto alla memoria delle persone uccise perché scomode al sistema mafioso come poliziotti, carabinieri, finanzieri, magistrati e ogni altro cittadino onesto caduto per mano criminale:

Salvatore Calleri, presidente fondazione Antonino Caponnetto.

”… Ma stiamo scherzando? – aggiunge Salvatore Calleri, presidente della Fondazione Antonino Caponnetto – sono vittime di mafia a pieno titolo. Infatti rigettiamo al mittente il noto assunto: finchè si ammazzano tra di loro… Non è cosi: a dimostrazione che quando si sparano fra di loro ci scappa un morto innocente. Sono vittime che ricordiamo e che abbiamo ricordato durante diverse commemorazioni e continueremo a farlo anche per le loro famiglie…”.

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