Nella terra delle risaie l’inquinamento continua a mettere in pericolo salute pubblica, fauna e flora. Quella dei veleni nella zona di Parona è storia vecchia. E insoluta.
Parona – Enrico Canna ha evidenziato incongruenze nei documenti autorizzativi sull’impianto di essicazione fanghi di Parona. Molte associazioni hanno sollevato dubbi sulla regolarità dei procedimenti intrapresi, in particolare per quanto riguardo la nomina di un valutatore per redigere la VINCA, valutazione d’incidenza ambientale. Canna e Renato Soffritti, Consigliere Comunale della minoranza Insieme per Parona, hanno fatto ricorso alla Commissione Europea. Il parlamentare Cristiano Romaniello ha presentato un’interrogazione parlamentare.
Anche la consigliera regionale Iolanda Nanni ha presentato una mozione alla giunta della Regione Lombardia per denunciare lo stato di degrado del territorio. In risposta ha ottenuto diverse rassicurazioni sul fatto che era stato già pagato un prezzo alto, che non era il caso di incrementare i livelli di inquinamento.
Durante la legislatura Ganzi i comitati e tante persone di spicco del paese avevano raccolto più di 700 firme avverse ad una centrale termoelettrica da 400 megawatt e, dopo infinite battaglie, il Consiglio di Stato ha bocciato il ricorso della società Union Power e delle società vigevanesi Azienda agricola San Giuseppe e Artedil, che si erano opposte alla sentenza del Tar del febbraio 2009.
Come se non bastasse si è tenuta anche una petizione, condivisa da Rifiutiamoci e molte altre associazioni, che ha raccolto più di 1200 firme contro la terza caldaia. L’intento era portare alla conversione di almeno una caldaia in un impianto di recupero sostenibile per risolvere in modo efficiente i problemi del territorio anziché deturpare ulteriormente la pianura Padana, tra i territori più inquinati d’Europa.
Sul territorio è arrivato di tutto, anche le schiume radioattive che possono diventare il pretesto per aprire anche un deposito di rifiuti radioattivi, sospetto del tutto legittimo viste le dimensioni del capannone che l’azienda ha acquistato dal Comune.
Non contenti della nuova caldaia dell’inceneritore e del capannone con le schiume radioattive, è stato aggiunto anche un impianto di essicazione fanghi. Sanno benissimo quello che stanno facendo e tutto va nella direzione opposta al buon senso e alla razionalità, come ha spiegato bene l’ex Consigliera Regionale Iolanda Nanni nella sua mozione.
Presto verrà approvato il nuovo piano dei rifiuti regionale e si potranno ripresentare le stesse osservazioni fatte al precedente perché nulla è cambiato. Si continua a bruciare i rifiuti degli altri, che non hanno nessuna intenzione di risolvere i propri problemi in casa propria. Anzi, la situazione è addirittura peggiorata. Oltre a spargere i rifiuti nei terreni della Lomellina e della Pianura Padana verranno essiccati e bruciati quei materiali che non possono essere sparsi nei campi.
I terreni sono pieni di diossina, non è possibile allevare pollame, la mortalità per inquinamento raggiunge tassi preoccupanti e il degrado del territorio è in continuo peggioramento. Queste terre hanno già dato fin troppo, è giunta l’ora di invertire la tendenza.