In Italia le aziende in crisi non si contano più ed il default non è l’ipotesi del cretino di turno. L’Europa lo sa bene e spreme il Bel Paese
Il Governo è alle prese con centinaia di crisi aziendali. Se riguardo a casi come quelli dell’Ilva e di Alitalia si sono versati fiumi di inchiostro, per altri marchi, anche importanti, si è preferito tenere un profilo basso, evitando clamore intorno al lavoro che il Ministero dello sviluppo economico sta portando avanti in questi mesi.
La Pernigotti, ad esempio, storico marchio di dolciumi del nostro Paese, è ormai caduto in mano del gruppo turco Toksoz. Il cambio di proprietà non è stato indolore e tra gli effetti si è paventata anche la chiusura dello stabilimento di Novi Ligure, da cui la storia della Pernigotti era partita nel 1860. La chiusura, almeno in base al nuovo piano industriale, è stata scongiurata. Anzi è prevista la stabilizzazione delle produzioni a Novi, per salvaguardare il legame che lega l’identità del marchio al territorio di appartenenza. Sembra che verranno fatti investimenti per un ampliamento dell’attuale opificio oppure per un suo trasferimento in un nuovo immobile vicino.
Non sono solo i marchi tradizionali a risentire della crisi. Anche la società Finix Technology Solutions, nuovo player italiano nel campo della trasformazione digitale, nato dall’acquisizione di Fujitsu Technology Solutions Italia da parte di LIVIA Corporate Development SE, ha un tavolo aperto al MISE, perché sta attraversando una fase delicata che potrebbe ripercuotersi sugli attuali volumi produttivi e occupazionali.
Sembrava invece andare per il verso giusto il nuovo piano industriale della Ferrarini S.p.A., il gigante dei salumi. Lo scorso 12 novembre, infatti, si è svolto un tavolo di monitoraggio nel quale si è evidenziata una ripresa dell’andamento delle produzioni e delle vendite. Sul gruppo, però, pesano due procedure concorsuali ancora irrisolte. Preoccupa soprattutto il caso Vismara, visto che la Amadori ha ritirato la sua offerta di acquisizione e occorre trovare nuovi investitori. È molto probabile a questo punto che il Gruppo Pini, interessato all’acquisizione di Ferrarini, cerchi di rilevare anche la controllata Vismara.
Acquisizioni importanti anche nel campo della grande distribuzione, con il Gruppo Conad che assimilerà il marchio Auchan. La procedura verrà portata a termine entro il 31 dicembre 2020. I punti vendita di Auchan che entreranno in Conad sono 154, oltre il 56% del totale della rete. Per i restanti punti vendita sono in corso altre trattative. Per gli esercizi già ceduti è ora in atto una ristrutturazione del modello aziendale con priorità verso l’incremento delle vendite ed una nuova politica dei prezzi accompagnata da una razionalizzazione dei costi; è stata inoltre avviata una nuova strategia commerciale. Rimane comunque il problema degli oltre 15mila dipendenti di Auchan, di cui solo in 3mila sarebbero assorbiti dal Gruppo Conad.
Resta aperto anche il tavolo Mercatone Uno. L’azienda è commissariata e nei mesi scorsi sono stati contattati diversi potenziali acquirenti, sia italiani che stranieri. Sinora sono pervenute ai commissari ventiquattro manifestazioni d’interesse, undici delle quali hanno già avuto accesso alle informazioni aziendali. L’obiettivo è quello di avviare un percorso di rilancio dei punti vendita del gruppo Mercatone Uno e garantire così il perimetro occupazionale dei lavoratori attualmente in cassa integrazione.
Prosegue anche il monitoraggio di Elettrolux da parte del MISE. Lo scorso 6 novembre si è tenuta una riunione nella quale l’azienda ha illustrato il piano di investimenti per il triennio 2019-2021, che prevede stanziamenti focalizzati in particolar modo sullo stabilimento di Susegana e un ampliamento del settore ricerca e sviluppo, nonché l’avvio di nuove linee di produzione in tutti gli stabilimenti presenti nel nostro Paese. La rinnovata gamma di prodotti sarà altamente innovativa e in grado di competere nel mercato degli elettrodomestici sia nazionale che internazionale. Tale piano di investimento consentirà all’azienda di programmare il riassorbimento dei lavoratori in cassa integrazione che, nel frattempo, dovrebbero poter contare su una proroga dell’ammortizzatore sociale. Durante l’incontro i sindacati hanno espresso soddisfazione per il modo in cui l’azienda si è impegnata a realizzare un piano di investimenti che consente di mantenere aperti gli stabilimenti italiani e i livelli occupazionali.