Dopo i colloqui alla Casa Bianca con i leader europei, il presidente Usa punta al summit trilaterale. Zelensky ottimista, scetticismo da Parigi e Berlino.
Washington – Al termine di una giornata di intensi colloqui alla Casa Bianca con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e i principali leader europei, Donald Trump ha annunciato l’intenzione di organizzare un incontro diretto tra i presidenti di Ucraina e Russia. Un’accelerazione diplomatica che segna una svolta rispetto alle tensioni delle scorse settimane e che potrebbe portare al primo faccia a faccia tra Zelensky e Putin dal 2019.
“Ho chiamato il presidente Putin e ho iniziato i preparativi per un incontro tra il presidente Putin e il presidente Zelensky. Dopo di questo si terrà un incontro trilaterale con loro e me”, ha scritto Trump sul suo social Truth Social, confermando la telefonata con il leader del Cremlino avvenuta durante le consultazioni con Zelensky e la delegazione europea. Il trilaterale si terrà entro la fine di agosto in una località non ancora resa nota.

L’atmosfera alla Casa Bianca è stata decisamente diversa rispetto al disastroso incontro di fine febbraio, quando Zelensky era stato duramente attaccato da Trump. Questa volta i due leader si sono mostrati cordiali davanti ai giornalisti, scambiando anche qualche battuta sul cambio di look del presidente ucraino, che ha abbandonato la divisa militare per un completo formale.
L’ottimismo di Zelensky
“Oggi è stato fatto un passo importante, una dimostrazione di vera unità tra Europa e Stati Uniti”, ha scritto Zelensky su Telegram, definendo “lunga e dettagliata” la conversazione con Trump. Il leader ucraino ha sottolineato come si sia discusso sia della situazione militare che dei passi per avvicinare la pace, esprimendo apprezzamento per la disponibilità americana a partecipare alle garanzie di sicurezza.
Alla Casa Bianca erano presenti i principali leader europei: Emmanuel Macron per la Francia, Friedrich Merz per la Germania, Keir Starmer per il Regno Unito, Giorgia Meloni per l’Italia, Alexander Stubb per la Finlandia, oltre alla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen e al segretario generale Nato Mark Rutte.

“Se vogliamo garantire la pace dobbiamo farlo insieme, uniti. Lei può contare sull’Italia e supporteremo tutti i suoi sforzi verso la pace”, ha detto la premier italiana rivolgendosi al tycoon nel momento in cui il vertice aperto anche alla stampa.
Le divisioni sulle strategie
Tuttavia, dietro la facciata di unità emergono posizioni ancora distanti. Trump ha dichiarato di non ritenere necessario un cessate il fuoco, preferendo puntare direttamente a un accordo di pace definitivo. Una posizione che lo avvicina alle richieste russe e che ha creato attrito con i leader europei, i quali invece insistono sulla necessità di fermare prima i combattimenti.
Il cancelliere tedesco Merz è stato particolarmente tagliente nel respingere le rivendicazioni territoriali russe: “È come chiedere agli Usa di cedere la Florida”. Anche Macron ha mostrato scetticismo sull’effettiva volontà negoziale di Putin: “Ogni volta che pensa di poter vincere con la guerra, non negozia la pace. Questa è la realtà”.
Le garanzie di sicurezza nel limbo
Sul fronte delle garanzie di sicurezza per l’Ucraina, considerate cruciali per qualsiasi accordo di pace duraturo, non sono emersi piani concreti. Trump ha indicato l’Europa come “prima linea di difesa” dell’Ucraina, pur assicurando il coinvolgimento americano senza fornire dettagli specifici.
Tra le ipotesi sul tavolo rimangono la fornitura di armi, la condivisione di intelligence e la replica dell’articolo 5 Nato per l’Ucraina. Secondo l’inviato speciale americano Steve Witkoff, Putin avrebbe accettato durante il vertice in Alaska “robuste garanzie di sicurezza” per l’Ucraina “sul modello dell’articolo 5 della Nato”.

Tuttavia, resta aperta “la questione più delicata: fino a che punto queste garanzie potranno davvero tradursi in impegni vincolanti”. Un accordo tra Stati NATO che firmino un’intesa difensiva che “ricalchi l’articolo 5” con l’Ucraina “non offre, sulla carta, piene garanzie di sicurezza per Kiev”, ma rappresenterebbe comunque un deterrente significativo.
La proposta comporterebbe però rischi concreti: “aumenta le possibilità di un coinvolgimento diretto dell’Italia” e degli altri paesi firmatari, che potrebbero “intervenire contro la Federazione russa” in caso di nuova aggressione contro l’Ucraina.
Più controverso il possibile dispiegamento di contingenti stranieri sul territorio ucraino, con la Francia più aperta e l’Italia contraria.
Il vertice di Washington rappresenta comunque un passo significativo dopo l’incontro del 15 agosto tra Trump e Putin in Alaska, che aveva destato preoccupazione per le posizioni filo-russe emerse. Ora resta da vedere se l’annunciato summit trilaterale si tradurrà in una reale opportunità di pace o in un ulteriore momento di stallo diplomatico.