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Il sicario di Pierina rimane uccel di bosco

Nonostante gli sforzi investigativi il killer che ha ammazzato con inaudita ferocia l’ex infermiera non ha ancora un volto. Per gli esperti inutile guardare oltre il condominio.

RIMINI – Sei mesi fa Pierina Paganelli, ex infermiera di 78 anni, veniva massacrata a coltellate nel garage di casa propria. Sul registro degli indagati, che si sappia, non c’è iscritto ancora nessun nominativo mentre gli immobili e il telefonino della nipote sedicenne della vittima rimangono sotto sequestro. In buona sostanza l’assassino è ancora uccel di bosco nonostante i notevoli sforzi investigativi. Quando è cosi, ovvero quando un delitto è perfettamente premeditato, gli ostacoli si fanno sentire e sono innumerevoli. Sulla vittima ha infierito una lama di coltello introvabile e che probabilmente il killer ha portato con sé.

Manuela Bianchi

Il sicario sconosciuto ha inflitto ben 29 colpi, tutti a segno, di cui risultati fatali quelli che hanno maciullato gli organi vitali posti fra collo e schiena. Il criminale è poi fuggito senza lasciare tracce da quel garage che non se la sente di dare risposte agli inquirenti. Un garage quasi al buio dove l’assassino ha deciso di uccidere perché sicuro, ma non sempre è così, di rimanere impunito. Ebbene sino ad oggi quella mano insanguinata l’ha fatta franca ma, ovviamente, non è detta l’ultima parola. Il Pm Daniele Paci, il magistrato che portò all’arresto degli assassini della “Uno Bianca“, e i detective della Mobile riminese stanno lavorando su diverse piste senza trascurare nemmeno i pettegolezzi che, in questi casi, sono inevitabili e dai quali qualche volta è possibile trarre buoni indizi.

Al momento, ora come all’epoca dei fatti, rimangono solo sospetti. C’è chi punta il dito su Manuela Bianchi, nuora della vittima, che ritrovò Pierina esanime in un lago di sangue in fondo alle scale del palazzo di via Del Ciclamino 1. Certo solo sospetti, al momento, nessuna conclusione investigativa. E se la Bianchi, martellata di telefonate e lettere anonime che fanno di lei un’assassina, respinge ogni accusa non sono da meno i vicini di casa Louis Dassilva e la moglie Valeria Bartolucci che rimarcano la loro estraneità ai fatti del 3 e 4 ottobre scorsi con forza, scambiandosi gli alibi a vicenda. La moglie dice che il marito era con lei negli orari compatibili con l’omicidio e il metalmeccanico senegalese conferma, ovviamente:

Louis Dassilva e la moglie Valeria Bartolucci

” Non ho niente da nascondere a nessuno – ha detto Bartolucci in tv più volte – La mia coscienza è pulita come un giglio. Io e mio marito siamo innocenti. Se sapessi che Louis avesse compiuto un fatto così orribile non mi ci siederei neanche a tavola insieme. Figuratevi se non andrei a denunciarlo”.

La sera del 3 ottobre, infatti, Pierina sarebbe stata ammazzata fra le 22.15 e le 22.20. Bartolucci e consorte si trovavano in casa e la donna, dopo essersi addormentata sul divano, passate le 22 si sarebbe spostata in camera da letto, per poi riprendere sonno dopo alcuni minuti. Questa è la versione dei fatti riferita dalla Bartolucci a polizia e cronisti. Sempre la stessa, dall’inizio dell’inchiesta. Poi ci sono le ipotesi di due criminologi, Luciano Garofano, e Roberta Bruzzone, quest’ultima consulente per Bartolucci e Dassilva. I due esperti ritengono che la pista che conduce verso un killer estraneo al condominio non porti da nessuna parte:

L’ingresso dei garage del condominio di via Del Ciclamino

” Indubbiamente la modalità di aggressione, la scelta della tempistica e del luogo, fanno propendere ad un omicidio preparatoha detto Garofano – che non è di impeto, non avvenuto per caso. Io propenderei che qualcosa sia avvenuto nell’ambito di conoscenze o di quel largo condominio, per motivi che non conosciamo. È certo che i movimenti della signora Pierina erano stati studiati, ma oltre a questo non possiamo andare. È stato un omicidio premeditato nei dettagli, non avvenuto per caso. Da ricondurre a una sfera circoscritta, ma sulle persone sospettate occorre essere solo solidali perché si è fatta opinione sul nulla”.

Giuliano Saponi, figlio della vittima e reduce da uno strano incidente, ha anche lui un alibi di ferro:

Roberta Bruzzone

Che l’assassino non c’entri niente con via del Ciclamino faccio obiettivamente molta fatica a ipotizzarlo – ha spiegato Bruzzone – Potrebbe essere legato in qualche modo a via del Ciclamino ma non in maniera diretta, cioè potrebbe essere una persona che non vive in via del Ciclamino ma che possa coltivare interessi in via del Ciclamino. Dobbiamo ragionare su un aspetto. Al di là della violenza e dell’efferatezza della modalità, però tutto è stato estremamente progettato. Non c’è nulla di lasciato al caso in questa vicenda”. Rimane solo l’omicidio di uno squilibrato, tanto squilibrato da pianificare tutto a tavolino.

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