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Il sesso? Si può fare anche dormendo

La notizia è di quelle che fanno scalpore. Sembra infatti che si possa fare sesso anche nel sonno. Il fenomeno è definito con il termine sexsomnia ed è simile al sonnambulismo.

Roma – Chi si ritiene un tombeur de femmes potrebbe rallegrarsi e gonfiare il petto di “macho” impenitente. Invece, è una condizione simile al sonnambulismo, senza che il protagonista ricordi alcunché. Si fa sesso senza controllo e consapevolezza e dopo si hanno vaghi ricordi. Nemmeno dell’eventuale “piacere” provato ne resta traccia. Questo disturbo è definito “sexsomnia”.

Si può solo immaginare il disagio e il tormento che provano il protagonista e il partner. Si è finanche pensato che questa condizione possa essere l’alibi idoneo per non essere stigmatizzato, utilizzabile dagli avvocati in caso di processi per stupro o di aggressione sessuale. Le persone vittime di questo disturbo, fanno fatica ad ammettere la loro condizione. Tuttavia, recenti studi hanno stabilito che il disturbo esiste e il numero potrebbe essere più numeroso di quanto esprimono le statistiche, proprio per l’imbarazzo che si prova a sostenere di esserne colpiti. Il problema è molto delicato per i suoi molteplici risvolti.

Il fenomeno è simile al sonnambulismo.

La giurisprudenza, ad esempio, in casi di aggressioni fisiche e sessuali, presuppone un giudizio di colpevolezza solo se con l’atto criminale venga accertata la consapevolezza dello stesso. Senza voler entrare nei sofismi del diritto, c’è da dire che il disturbo genera molto interesse e, a volte, morbosità, proprio perché quasi sconosciuto. Anche la comunità scientifica, infatti, ancora non ha le idee chiare. Alcuni lo fanno rientrare in una delle tante manifestazioni di comportamenti automatici e senza consapevolezza, che si possono palesare durante il sonno. Ne ricordiamo alcuni: apnee del sonno, epilessie, sonnambulismo, disturbo comportamentale del sonno REM (Rapid Eye Movement, Movimento Oculare Rapido). Ovvero, non ha rilevanza diagnostica indipendente, ma che sia una dei tanti comportamenti che si verificano durante il sonno. Altri studiosi pensano, al contrario che si tratti di un disturbo a sé.

Mentre la scienza provvede a dirimere la faccenda, pur non essendoci dati precisi sul fenomeno, è opinione diffusa che sia più diffuso di quanto si pensi. Il Toronto Western Hospital in Canada ha effettuato una ricerca tra tutti i pazienti trattati che avevano disturbi del sonno. Ebbene, il 7,6% aveva avuto atteggiamenti sessuali durante il sonno. Dal punto di vista clinico, al momento, non c’è alcun trattamento farmacologico. Attualmente vengono utilizzati farmaci indicati per i disturbi del sonno in generale, nei quali, spesso, si fa rientrare la sexsomnia. Come le benzodiazepine che vantano proprietà ansiolitiche, sedativo-ipnotiche, anticonvulsionanti, miorilassanti e anestetiche. Pur non essendo farmaci ad hoc, sembra che producano, comunque, effetti benefici, prevenendo quei fattori che fanno scattare gli episodi notturni. Riducono, infatti, lo stress, la deprivazione del sonno e l’assunzione di alcol.

Ora, senza scomodare Freud, il fondatore della psicoanalisi, che riteneva il sesso un aspetto rilevante nella formazione della personalità, non è poi così bislacco il fatto che si possano attuare, durante il sonno, comportamenti automatici anche con aspetti sessuali. Questo perché, da alcune ricerche è emerso che il contatto fisico e la vicinanza sono elementi che possono innescare risvegli parziali o stati confusionale del sonno, da cui scaturiscono comportamenti aggressivi. Sembra quasi una sorta di maledizione della prossimità. Con tutte le problematiche con cui dobbiamo confrontarci nella quotidianità, ci mancava pure la sexsomnia. Non si può nemmeno dormire sereni, è angosciante pensare che durante il sonno si possano compiere atti senza esserne consapevoli

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