Il rumore insordisce e crea danni alla salute

Oltre ai gravi danni alla salute i rumori provocano danni economici pari a circa 95,6 miliardi di euro annui, lo 0,5% del Prodotto Interno Lordo. Urgono provvedimenti seri.

Il 20% dei cittadini europei rischia di diventare sordi. La Direttiva europea sull’inquinamento acustico “2002/49/CE” (END) stabilisce un approccio comune per valutare l’esposizione al rumore e ridurre i suoi effetti nocivi, concentrandosi sul rumore del traffico e di altre sorgenti. Malgrado ciò, i livelli del rumore da trasporto sono superiori ai suoi parametri, al punto che il 20% della popolazione europea, pari a 110 milioni di cittadini, rischia di diventare sordi.

Le soglie europee sono inferiori a quelle dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Le prime sono di 55 decibel (Db) per la fase giorno-sera-notte e 50 Db per la sola notte. Le seconde di 53 Db per il traffico stradale e 45 Db per quello ferroviario. Nella mappatura europea sono assenti le piccole città, le zone periferiche e le rurali, per cui il fenomeno non è stato valutato nella sua totalità. Ed è stato molto sottovalutato, nonostante numerosi studi abbiano confermato come il rischio di un’eccessiva esposizione ai rumori sia paragonabile ad altri tipi di inquinamento. Infatti, l’Agenzia Europea dell’Ambiente ha evidenziato una forte correlazione tra rumore e patologie gravi.

Si parla di 66 mila morti prematuri annui in Europa per eccessiva esposizione a rumori del traffico stradale. Inoltre migliaia di persone vittime di malattie cardiovascolari per gli effetti neuroendocrini dovuti al superamento dei limiti sonori. Le conseguenze più gravi si manifestano sui bambini e adolescenti in quanto rallentano la capacità di lettura; causano disturbi comportamentali; alimentano l’obesità infantile per lo stretto legame cognitivo e fisiologico. Oltre ai danni sanitari, sono rilevanti anche quelli economici, pari a circa 95,6 miliardi di euro annui, lo 0,5% del Prodotto Interno Lordo (PIL).

I rumori molesti rovinano l’esistenza

Si tratta del costo di cure mediche, allentamento della produttività e qualità della vita più bassa. Per arginare questo fenomeno di salute pubblica è necessaria una strategia politica a vari livelli, altrimenti si continuerà ad essere vittime di rumori molesti. Il frastuono non preferisce solo gli umani, ma anche la fauna marina e terrestre, che subiscono interferenze sul loro comportamento naturale. Il silenzio, dunque, da considerazione filosofica si trasforma in esigenza irrinunciabile a livello mondiale per la salute pubblica e la qualità urbana.

Per attuare un piano strategico sono necessari interventi sulle infrastrutture dei trasporti, città pensate per la copertura arborea, edilizia pubblica efficiente acusticamente. Sperare nell’allontanamento del rumore è anche una sfida di civiltà che deve coinvolgere la popolazione con corsi di educazione acustica a partire dalle scuole, partecipazione attiva, mappatura e monitoraggio del rumore. Solo che col personale politico-istituzionale che ci ritroviamo, a livello nazionale e internazionale, c’è poco da stare allegri.

La Direttiva europea sull’inquinamento acustico è del 2002, recepita in Italia nel 2005. Sono trascorsi 23 anni e i rumori nelle nostre città sono cresciuti a dismisura a tutte le ore. Le autorità costituite si sono mostrate sorde a qualsiasi richiamo europeo e della società civile. Ma il peggior sordo, infatti, è chi volutamente non vuole sentire, comportamento che, come si è visto, provoca la sordità come malattia!