Le opere buone, soprattutto per i cristiani, non sono esclusivamente filantropia ma sapere riconoscere Gesù nel nostro prossimo sofferente e abbandonato. Non solo sostegno dunque ma amore a tutto tondo.
In quest’anno particolare le persone in difficoltà sono aumentate di numero in maniera esponenziale. Alla vigilia del Natale, nonostante le difficoltà e la tragedia del virus malefico, fervono le proposte per aderire a svariate iniziative in tutta Italia per richiamare l’importanza della solidarietà verso i dimenticati, gli ultimi ed i senza fissa dimora.
Al classico pranzo a tavola in molti si sono organizzati con alimenti confezionati ed un menù natalizio tipico, onde evitare assembramenti nel rispetto delle norme igieniche. Ancora una volta la sussidiarietà e l’attenzione verso le povertà, vecchie o nuove, si rivela indispensabile, in quanto a molti di noi è impedito di vivere la propria dignità umana e spirituale.
Tante le proposte, le disponibilità e le offerte di aiuto ma sono troppo poche le persone che, pur con tutte le precauzioni, riescono a concepire il proprio spirito di servizio solidale come un abbraccio virtuale a chi è meno fortunato di noi. La cosa più bella è che il Pranzo Natalizio dei poveri è diventato un appuntamento significativo e coinvolgente, anche per i non credenti.
Il rischio, come sappiamo, è che tutto si riduca ad una passerella per centrifugare la propria coscienza e sentirsi migliori di altri per un solo giorno d’impegno all’anno. Stavolta, nelle festività di questo ultimo scorcio del malevolo 2020, per gli assessori regionali alla Famiglia e per i servizi sociali dei Comuni non sarà facile essere presenti alle varie iniziative a causa della zona rossa estesa in tutta Italia.
Infatti in questo anno pandemico che sembra non finire più, non potranno esserci le “figurine istituzionali” che, per una foto sui giornali, elargivano ai tanti bistrattati sociali momenti di falsa “comunione” e di effimera solidarietà. Meno male che nelle coscienze sa leggere solo Dio. A noi, piuttosto che criticare, ci sembra più opportuno chiederci: “Che cosa sto facendo, perché lo sto facendo? Mi piacerebbe continuare ad occuparmene?
Forse non tutti conoscono l’origine del Pranzo Natalizio dei poveri e, come per altre circostanze, rischiamo di non vivere la realtà con le giuste prerogative e intenzioni, cadendo nella banalità e nel sentimentalismo patinato e mieloso. Comunque inutile e, soprattutto, dannoso. Condividere il Pranzo di Natale con le famiglie nel bisogno ha avuto origine dalla mente e dal cuore di diversi santi e benefattori caritatevoli che sin dalla notte dei tempi sino sono chiesti quanto sia importante condividere il momento della natività con i diseredati dalla società.
E’ importante non farsi intrappolare dalle proprie vanità ma imporsi un profilo di reale servizio. La cosa più bella rimane suscitare un sorriso, rispondere ad un bisogno e ascoltare le variegate storie di solitudine e angoscia, per comprendere le motivazioni originarie. Storie tutte diverse ma unite da un comune denominatore, che può racchiudersi nel concetto, vastissimo, di bisogno di aiuto e fratellanza.
Purtroppo il seme del disprezzo è ancora attuale. Non ha importanza il colore della pelle e la carta d’identità, perché tutti possono avere momenti di smarrimento. Eccoci al dunque al cospetto della nostra coscienza. Le opere buone, soprattutto per i cristiani, non sono esclusivamente filantropia ma sapere riconoscere Gesù nel nostro prossimo sofferente e abbandonato.
Recita il Vangelo secondo Matteo: “Ciò che hai fatto al più piccolo dei miei fratelli l’hai fatto a me… venite benedetti dal Padre mio”. Auguri di Buon Natale.
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