Non sarebbe stata occasionale la “sperimentazione” a base di rapporti sessuali completi e non protetti messa a punto dal professor Giovanni Miniello per la cura di malattie ginecologiche. Studentesse, specializzande e pazienti sarebbero passate nella sua alcova dove avrebbero subìto le avances del medico insaziabile che si difende dicendo di non aver usato violenza nei riguardi di nessuna.
Bari – Ancora guai giudiziari e di quelli seri per Giovanni Miniello dopo il suo arresto per violenza sessuale. L’ex ginecologo, non più iscritto all’Albo dei Medici chirurghi della provincia pugliese e ristretto ai domiciliari, dovrà rispondere di due episodi di abusi sessuali in danno di altrettante donne alle quali avrebbe proposto rapporti intimi per la cura del Papilloma virus nel settembre del 2019 e nel giugno scorso.
La squallida vicenda era venuta alla luce grazie ad un servizio realizzato dallo staff de Le Iene di Italia 1 che aveva preso spunto dal racconto di una donna, presunta vittima del medico barese, che non poteva avere figli a seguito di una diagnosi eseguita dal professionista e poi smentita da altri colleghi.
La paziente aveva poi deciso di denunciare il medico perché non era malata di Papilloma dunque poteva rimanere incinta e avere figli senza alcun problema. Le indagini dei carabinieri sono partite proprio da questa e da altre denunce presentate da diverse pazienti nei cui riguardi il medico “nel corso delle visite e dei controlli sanitari cui si erano sottoposte presso il suo studio privato – si legge in atti – aveva posto in essere atti e condotte gravemente lesive della loro sfera e libertà sessuale, peraltro in assenza di avviso alcuno alle pazienti circa talune pratiche ‘invasive’ cui sarebbero state sottoposte e senza quindi averne accertato il relativo consenso”.
Il Gip Angelo Salerno, del tribunale di Bari, scrive di “condotte del tutto estranee alla attività di indagine medica, poste in essere nell’ambito di un contesto caratterizzato dall’uso di frasi e affermazioni dall’esplicito contenuto sessuale”.
I magistrati inquirenti rappresentati dal procuratore Roberto Rossi, dall’aggiunto Giuseppe Maralfa, che coordina il pool Fasce Deboli, e i Pm Grazia Errede e Larissa Catella avevano chiesto la custodia cautelare in carcere ma il Gip ha ritenuto che “pur adeguata e proporzionata rispetto alla gravità dei delitti in questione, non risulta necessaria nel caso di specie, potendosi invece far fronte alle predette esigenze cautelari con la misura custodiale degli arresti domiciliari, altrettanto idonei a limitare la libertà personale dell’indagato, impedendogli contatti con potenziali pazienti, così precludendo nuove occasioni per tornare a delinquere”.
Le indagini e le dichiarazioni delle pazienti vittime “rivelano l’aberrante sistema posto in essere dall’indagato nella relativa qualità e funzione – scrive il Gip nell’ordinanza di arresto – approfittando della fiducia che notoriamente connota il rapporto medico-paziente nonché della posizione di vulnerabilità che in tale rapporto caratterizza il paziente”.
Nel provvedimento cautelare il giudice parla di “modalità socialmente allarmanti“, di “ripugnanza della condotta, idonea a creare nelle vittime una condizione di timore tali da creare nelle stesse una vera e propria soggezione psicologica nei suoi confronti” e di “personalità subdola e priva di alcun freno inibitorio”.
Il professor Miniello, in buona sostanza, “approfittando delle condizioni di inferiorità psicologica delle vittime – ascrive ancora il Gip – ingenerata di proposito prospettando malattie oncologiche anche con esiti mortali, ha dato esecuzione al proprio programma criminoso sfruttandone il relativo stato di chiara inferiorità e la relativa vulnerabilità pur di raggiungere i suoi turpi obiettivi di soddisfacimento sessuale”.
Il medico ginecologo, autore di libri e ricerche scientifiche, aveva chiesto la cancellazione dall’Albo professionale forse per evitare l’arresto e la custodia cautelare in carcere atteso che un medico in servizio avrebbe potuto reiterare il reato.
Ma la cosa non ha affatto influito sulla decisione del Gip la cui decisione del sanitario “non riveste alcun rilievo al fine di escludere l’attualità dell’elevato rischio di reiterazione – scrive il magistrato delle indagini preliminari – la professione medica ha rappresentato solo una mera occasione consentendo il facile reclutamento di vittime da utilizzare per il soddisfacimento di biechi appetiti sessuali”.
Miniello, che si sarebbe autoproclamato il “Padre Pio delle patatine”, avrebbe fatto ricorso a diverse posizioni sessuali per “proteggere le pareti della bocca e della gola”, rassicurando cosi le pazienti a cui confessava di aver guarito altre donne facendo uso “dell’uccello”. Roba da non credere.