Il marito di Liliana Resinovich a giudizio per diffamazione. Condannata una youtuber

In entrambi i casi la parte lesa è la coppia di vicini di casa di Sebastiano Visintin, Gabriella Micheli e Salvatore Nasti.

Trieste – Doppio colpo di scena oggi al Tribunale di Trieste, dove in due procedimenti distinti sono stati emessi provvedimenti per diffamazione a carico di Sebastiano Visintin, marito della scomparsa Liliana Resinovich, e della youtuber Katia Motta. In entrambi i casi, la parte lesa è la coppia di vicini di casa, Gabriella Micheli e Salvatore Nasti, che hanno visto riconosciute le loro ragioni contro insinuazioni legate al misterioso caso della donna, sparita il 14 dicembre 2021 e trovata morta il 5 gennaio 2022. A darne notizia è il loro avvocato, Francesco Mazza, che assiste i due in questa battaglia legale.

Nel primo caso, Sebastiano Visintin è stato rinviato a giudizio per diffamazione aggravata. La querela di Micheli e Nasti nasce da alcune dichiarazioni rilasciate dall’uomo in trasmissioni televisive. “Visintin sosteneva che si erano introdotti nella sua casa, che forse avevano sottratto le chiavi e che sapevano qualcosa sulla vicenda di Liliana”, ha spiegato l’avvocato Mazza. Affermazioni che, secondo i querelanti, hanno leso la loro onorabilità, gettando ombre su di loro in un caso già intriso di sospetti e clamore mediatico.

Il giudice, valutando gli elementi presentati dal pm, ha ritenuto che ci sia “una ragionevole previsione di condanna” e ha fissato la prima udienza per il 9 maggio 2025. Visintin, che da anni è al centro delle cronache per la morte della moglie dovrà ora difendersi in aula.

Nel secondo procedimento, il Tribunale ha condannato Katia Motta, youtuber nota per i suoi contenuti sul caso Resinovich. In un’intervista sulla piattaforma, Motta aveva dichiarato che “Gabriella Micheli era l’amante di Visintin e aveva depistato le indagini per risentimento nei suoi confronti”. Parole pesanti, prive di fondamento secondo il giudice, che hanno portato a una sentenza esemplare: una multa di mille euro, un risarcimento di seimila euro a Micheli e mille a Nasti, oltre al pagamento delle spese legali.

“Una vittoria importante per i miei assistiti”, ha commentato Mazza. “Queste affermazioni non solo erano false, ma hanno causato un danno enorme alla loro reputazione in un contesto già doloroso”. La condanna a Motta rappresenta un monito per chi, sfruttando la visibilità online, diffonde notizie non verificate su vicende delicate.

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