Il lavoro è una delle categorie su cui si basa la società umana. L’altra è l’impresa o il capitale. E’ sempre esistito, fin dalla notte dei tempi, ma è con la rivoluzione industriale e col capitalismo che ha assunto i connotati che conosciamo oggi.
Roma – I manuali d’economia lo definiscono come “un’attività produttiva che implica conoscenze rigorose e metodiche, manuali e/o intellettuali, per creare beni e servizi ricevendo in cambio un compenso monetario o meno. E’ un’attività che non è fine a sé stessa, ma tende al procacciamento di altre utilità”. Si tratta, quindi, di un servizio utile alla società che ha come scopo il soddisfacimento di bisogni individuali e collettivi. Oggi, soprattutto per molti giovani, sembra diventato una chimera. Per quanto viene cercato, sembra difficile da afferrare. ”Quale lavoro sognano i giovani?”.
E’ una domanda a cui ha cercato di rispondere “Adecco”, che ha effettuato una ricerca sulle ambizioni professionali degli italiani e sulle opportunità di crescita come carriera e remunerazione. Com’è noto Adecco è considerata la prima Agenzia per il lavoro in Italia. E’ presente su tutto il territorio nazionale. E’ specializzata non solo in ricerca e selezione del personale, ma anche, in formazione e outplacement, cioè l’attività di ricollocazione del lavoratore nel mercato del lavoro. Rispetto a dieci anni fa è cambiata la classifica delle preferenze e delle professioni più ambite.
Si va dal primo posto delliInfluencer e a seguire: il nutrizionista, lo psicologo, l’insegnante, il medico, il professore e l’’infermiere. In ribasso, invece le seguenti attività: l’archeologo, il cantante, il carabiniere, l’avvocato, il poliziotto, il giudice, lo youtuber, il giornalista. Nella ricerca a cura di Adecco è emerso che professioni più ambite variano da regione a regione. Il medico raggiunge il primo posto in ben 13 regioni su 20. E’ il lavoro più desiderato su quasi tutto il territorio nazionale. Dalla Lombardia all’Emilia-Romagna, passare dalle Marche fino a raggiungere la Sicilia e la Sardegna. L’interesse verso le professioni sanitarie nell’ultimo decennio è notevolmente cresciuto, soprattutto per quelle di medico e infermiere. Sarà stata la pandemia o la carenza di personale nel servizio nazionale che ne faciliterebbe l’accesso, i numeri confermano questa tendenza. In Calabria e nel Veneto, il primo posto è raggiunto da un’agognata professione, quella dell’insegnante.
Sarà per lo stipendio assicurato o per la crisi del modello della piccola e media impresa veneta, che nel periodo di massimo splendore negli anni ’80-’90 veniva considerato un punto di riferimento a cui guardare, oggi la musica è cambiata, Solo una decina d’anni fa in questi territori emergevano come massime aspirazioni lavorative la figura del modello e dell’avvocato. In Piemonte e Trentino Alto-Adige la professione del notaio è quella che occupa la prima posizione, segnando, addirittura, una crescita, nell’ultimo decennio, del 116%. I motivi della decrescita di attrattiva di alcune professioni, come quelle dei giornalisti e degli avvocati, possono essere legati dall’incertezza della carriera negli ultimi tempi.
Le professioni umanistiche reggono ancora per il fatto che molte imprese richiedono competenze in quest’ambito, incrementate da quelle digitali. L’indagine condotta da Adecco rappresenta, comunque, uno spaccato della società attuale. La speranza per i giovani è di riuscire a realizzare le loro aspirazioni qui in Italia, non essere costretti ad emigrare perché le loro speranze di lavoro vengono frustrate. Ogni giovane che è costretto ad andare via testimonia il depauperamento di risorse umane e intellettuale che si volatilizzano. Spostarsi dal luogo di studio per lavorare deve essere una libera scelta, non una costrizione.