Il lavoro a distanza fa calare la produttività

La perentoria irruzione della tecnologia nell’organizzazione sociale non poteva che portare cambiamenti anche nel mondo del lavoro.

Roma – La pandemia – quando si doveva stare distanziati per evitare la diffusione dell’infido virus – non ha fatto altro che anticipare il momento dell’avvento dello “smart working” (lavoro intelligente), ovvero il lavoro da casa, a distanza. La situazione non è uniforme. Una buona parte del management aziendale spinge per il ritorno in ufficio dei suoi dipendenti. Una parte di lavoratori, invece, non vorrebbe più allontanarsi dalla scrivania in soggiorno, a dimostrazione come il tempo del lavoro e del non lavoro abbiano realizzato una simbiosi perfetta.

Tra questi due fronti, appaiono indagini che cercano di documentare ora l’una o l’altra opzione. Per chi sostiene che lavorare da casa sia un modo per diminuire la mole di lavoro, una ricerca a cura degli economisti del famoso MIT (Massachusetts Institute of Technology, USA), sembra confermare l’ipotesi. Oggetto dello studio sono stati dei lavoratori indiani neoassunti.

Calo del 18% nella produttività

Ebbene, la produttività di chi ha lavorato da remoto è risultata inferiore del 18% rispetto a quella dei colleghi in presenza. Il calo è stato visibile sin dai primi giorni. Forse si è trattato di una sorta di spaesamento per non aver messo piede in azienda, chissà! Inoltre, i lavoratori che manifestavano l’intenzione di lavorare da remoto, si mostravano ancora meno produttivi di quelli che avrebbero desiderato stare in ufficio. Una delle obiezioni mosse alla ricerca è stata che i lavoratori oggetto dello studio, essendo stati assunti da poco tempo, non potevano che portare a questi risultati. Mentre con dipendenti di più lunga durata che lavorano da casa, i risultati sarebbero stati diversi.

Si tratta solo di uno dei tanti studi effettuati su questa tematiche che sta molto a cuore sia al management aziendale attraverso la piattaforma Slack che ai circoli universitari. Si tratta di un software che fa parte della categoria degli strumenti di collaborazione aziendale utilizzato per inviare messaggi e comunicazioni in modo istantaneo ai membri del gruppo di lavoro. Le persone si possono riunire, quindi, pur stando in posti diversi e lavorare come un unico team consolidato. E’ la tecnologia, che ha trasformato il modo di comunicare delle organizzazioni! Le decisioni delle aziende sono state contrastanti al riguardo, dimostrando una certa dialettica nella visione.

Le aziende adottano posizioni contrastanti sul lavoro remoto

Ad esempio la direzione di Airbnb ha inviato un’email ai suoi dipendenti di tutto il mondo consigliandoli di vivere e lavorare dove ritengono più opportuno. Com’è noto Airbnb è un portale online statunitense che mette in contatto chi è in cerca di un alloggio o di una camera per brevi periodi, con coloro che dispongono di uno spazio extra da affittare, generalmente privati. Al contrario, le grandi banche di Wall Street come Goldman Sachs, sono favorevoli ad un rientro in ufficio per 5 giorni a settimana. Come si vede, ognuno la pensa a modo proprio.

Secondo gli economisti di WFH Research, società esperta nello studio del lavoro a distanza, se è vero che lavorare da casa riduce la produttività, per le aziende è, comunque, favorevole, in quanto risparmiano ingenti somme sugli affitti degli immobili. Inoltre, le opzioni migliori per i dipendenti potrebbero orientarsi sulla scelta del 50’% del tempo in azienda e l’altro 50% da casa. Al momento non c’è una soluzione valida per tutti e che possa assicurare risultati certi in un senso o nell’atro. Come affermò Mao Zedong in ben altri contesti storici, “grande è la confusione sotto il cielo, quindi la situazione è eccellente”. Così è, se vi pare.

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