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Il lato oscuro di Pamela e Sue Ellen de noantri: furti e sequestri

La Guardia di finanza ha sequestrato due auto e quattro polizze assicurative appartenenti ad Alessandra Giudicessa, una delle due sorelle gemelle protagoniste del film “Come un gatto in tangenziale”.

ROMA – “Come un gatto in tangenziale”, il noto film comico di Antonio Albanese e Paola Cortellesi, non era una fiction a sentire la Guardia di finanza. Nella finzione scenica, come nella realtà, le due sorelle gemelle Giudicessa, Alessandra e Valentina di 43 anni, “affette” da shopping compulsivo, si sarebbero lasciate andare a diversi episodi di furto nei supermercati e, per di più, una delle simpatiche “sister” un po’ “coatte” e dal marcato accento romanesco non avrebbe dichiarato al Fisco soldi e auto poi sequestrati dalle Fiamme gialle. In 19 anni di attività Alessandra Giudicessa non avrebbe mai presentato una dichiarazione dei redditi. Roba de gnente, direbbe il grande Sordi.

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E l’analisi dei conti correnti eseguita dai finanzieri rivelerebbe che la donna, nell’anno della famosa produzione per il grande schermo, avrebbe incassato circa 5 mila euro grazie alla collaborazione con la casa di cinematografica Wildside, che le ha permesso di prestare il proprio volto e quello della sorella nel noto film di qualche anno fa con i nomi di Pamela e Sue Ellen. Dunque, stante ai conti, come avrebbe fatto Alessandra, senza beni al sole, ad acquistare 2 auto e 4 polizze assicurative per un valore di oltre 115mila euro? La risposta giunge lapidaria dal tribunale di Roma:

“Gli investimenti finanziari altro non sono che il frutto delle attività delittuose a cui Alessandra Giudicessa risulta dedita in via continuativa”. L’ipotesi di reato ha fatto scaturire il sequestro di due polizze assicurative e dei due veicoli, ovvero di una Golf Volkswagen nuova, del valore di 25.000 euro ed una Fiat 500 usata del valore di 10.000 euro. I provvedimenti sono stati effettuati dal Gico del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Roma per ragioni di “pericolosità sociale” attesi i precedenti della donna, accusata negli ultimi dodici anni di vari reati come furto, truffa e falsificazione nel periodo che va dal 2011 al 2018.

Beccate dalla guardia giurata con la merce rubata in mano, nella fiction cinematografica come nella realtà

Ma ancora prima Alessandra Giudicessa sarebbe stata condannata nel 2001 e nel 2003 per i medesimi reati. Nel dicembre 2018 è stata fermata mentre rubava in un negozio in viale Europa, insieme alla sorella. In quell’occasione le due donne avrebbero alleggerito gli scaffali di 18 articoli nascosti sotto la gonna per un valore di 4.790 euro, fra cui due profumi di marca del valore di 500 euro cadauno. In quell’occasione però, come in altre, non c’era la Cortellesi pronta a risarcire il maltolto ai grandi magazzini come succede nel film, dunque altre denunce per taccheggio. Nel luglio dello stesso anno i carabinieri di Roma avrebbero denunciata Alessandra per un altro furto, questa volta in via Marmorata, a Testaccio.

Nel 2019 l’attricetta era già stata dichiarata “pericolosa socialmente” ma nel 2021 i giudici, ritenendo che si fosse ravveduta, avevano ritirato il provvedimento. Macché. Qualche mese dopo, difatti,  arrivava puntuale un’altra condanna in appello e nel 2022 una nuova denuncia, questa volta insieme al compagno Nicola Bifumo.

Anche lui, insieme ai due figli, avrebbe fatto da comparsa nel medesimo film e su di loro sono stati eseguiti analoghi accertamenti fiscali. Al momento dunque per la “contribuente” Alessandra Giudicessa la situazione fiscale oggetto del procedimento giudiziario sarebbe quella di “palese sproporzione con i redditi percepiti in modo saltuario e comunque modesti”, ipotizzano i magistrati, evidenziando anche che il compagno della donna, “nello stesso periodo di valutazione risulta aver acquistato un motociclo Yamaha T-Max e due autovetture”. A difesa della donna l’avvocato difensore Giovanni Belcastro:

Alessandra e Valentina con la bravissima “sorellastra” Paola Cortellesi

Sono tutti beni acquistati con finanziamenti”. Le due sorelle, insieme, erano anche finite ai domiciliari con un’ordinanza di custodia cautelare per concorso in furto aggravato. In quell’occasione “Pamela e Sue Ellen” erano state riconosciute dalla titolare del negozio grazie alle telecamere di sorveglianza ed ai loro tatuaggi, proprio come accadeva nel famoso film. Il trucco? Sempre lo stesso: una delle due fingeva di non poter pagare alla cassa per un problema alla carta bancomat cosi da confondere l’esercente, mentre l’altra sorella rubava i capi d’abbigliamento nascondendoli sotto altri vestiti oppure sotto la gonna.

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