Il killer alla ex: “L’ho uccisa. Speriamo che l’ho presa bene, c’era sangue dappertutto”

L’agghiacciante dichiarazione di Gianluca Molinaro dopo aver ammazzato con due colpi di lupara Manuela Pietrangeli all’uscita dal lavoro.

ROMA – Dalla sua Smart le ha sparato due colpi a bruciapelo con un fucile a canne mozze: il primo ad una spalla, il secondo, mortale, dritto al cuore. A premere il grilletto è stato Gianluca Molinaro, 53 anni, operatore socio-sanitario presso Casa San Giuseppe, appassionato di armi e con una sfilza di precedenti di tutto rispetto per violenza a pubblico ufficiale e stalking. L’uomo, nel pomeriggio del 4 luglio scorso, intorno alle 13.30, avrebbe atteso la sua ex compagna, Manuela Petrangeli, 50 anni, fisioterapista e mamma di un bambino di 9 anni, all’uscita della casa di cura Villa Sandra, in via degli Orseolo, fra i popolari quartieri Portuense e Casetta Mattei, dove era stata appena assunta con contratto definitivo.

La scena del crimine sulla via degli Orseolo

La donna stava uscendo dalla struttura sanitaria con alcune colleghe per poi andare a prendere il figlio con il quale aveva parlato poco prima per telefono. Petrangeli stava per aprire la portiera della sua auto parcheggiata a pochi metri dalla clinica quando, a bordo di una Smart, le si sarebbe avvicinato l’ex compagno armato di lupara. L’uomo, dal lato guida, le avrebbe sparato un primo colpo che avrebbe raggiunto la vittima ad un braccio ma mentre la fisioterapista, insanguinata, tentava di nascondersi dietro un’altra auto in sosta Molinaro, facendo inversione con la sua auto, sparava una seconda fucilata che raggiungeva la donna in pieno petto ammazzandola sul colpo. Mentre Manuela Petrangeli si accasciava sull’asfalto in un lago di sangue le stesse colleghe tentavano di soccorrerla chiamando ripetutamente il 112.

Sul luogo giungevano immediatamente i carabinieri ed i soccorritori del 118 che, nonostante ripetuti tentativi di rianimazione, non riuscivano a mantenere in vita la donna in pratica già spirata. Subito dopo Molinaro si dava alla fuga ma grazie ad una telefonata inoltrata dal presunto assassino, reo confesso, ad una sua ex convivente, tale Debora Notari, 49 anni, operatrice socio-sanitaria, l’uomo si costituiva ai carabinieri:

Gianluca Molinaro

” Gianluca, da cui ho avuto una figlia, mi ha chiamato poco dopo le 14 e mi ha detto: le ho sparato – racconta la donna – voleva vedermi ma io ho temuto che facesse del male anche a me…Anche noi avevamo pessimi rapporti. Lo denunciai per maltrattamenti quando nostra figlia andava alle elementari, mi picchiava e lo feci arrestare. Poi però, dopo un paio di mesi in carcere, aveva fatto dei percorsi. Io sapevo che con questa donna si era lasciato ormai tre anni fa. Gli ho detto di andare dai carabinieri e di lasciare il fucile in macchina”.

L’uomo raggiungeva la stazione dei carabinieri di Casalotti e si costituiva ammettendo ogni responsabilità e consegnando ai militari l’arma del delitto, per altro modificata e considerata dunque arma da guerra. I carabinieri della compagnia Eur, coordinati dal procuratore aggiunto Giuseppe Cascini e dalla sua sostituta Antonella Pandolfi,  stanno indagando per risalire al movente del delitto. Un’ipotesi sarebbe legata all’intenzione di Molinaro di tornare insieme con la sua ex dalla quale aveva avuto un figlio che però non vedeva di frequente cosi come avrebbe desiderato. Ma non si escludono altre piste, dai contrasti sulle spese di mantenimento a dissidi di natura personale, peggiorati dopo la separazione di tre anni fa che comunque Molinaro, piuttosto geloso, pare non avesse digerito: ”L’ho uccisa. Speriamo che l’ho presa bene. Il sangue schizzava dappertutto”. Queste sono le terribili parole pronunciate dal reo confesso subito dopo il femminicidio e fanno parte integrante della prima ricostruzione del fatto di sangue contenuta nell’ordinanza di custodia cautelare che ha spedito l’odierno indagato per omicidio volontario a Regina Coeli.

Debora Notari

L’uomo, prima di sparare, si sarebbe ubriacato in un bar poco distante ma l’alcol non gli avrebbe di certo annebbiato la vista tant’è che, seppur a distanza di poco più di un metro, avrebbe centrato la vittima per ben due volte. Al momento gli inquirenti non parlano di premeditazione ma sono in corso diversi accertamenti quali i contenuti dei cellulari di Molinaro e della Petrangeli, dei video delle telecamere stradali e la provenienza dell’arma modificata utilizzata dal killer.

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