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Il grido d’allarme del Capo dello Stato

Ormai non si fa altro che parlare di crisi climatica, al centro del dibattito sia tra l’opinione pubblica che tra i rappresentanti delle istituzioni, anche se di concreto si fa poco o nulla. Eppure c’è chi dice che la crisi del clima sia tutta un’invenzione: vero o falso?

Roma – L’ultimo grido d’allarme lo ha lanciato il Capo dello Stato, Sergio Mattarella che ha dichiarato: “Non c’è più tempo da perdere, non c’è più tempo per scendere a compromessi per ragioni politiche o economiche. È imperativo agire e prendere iniziative urgenti ed efficaci”. Il Presidente della Repubblica, insieme ai Capi di Stato di Croazia, Grecia, Malta, Portogallo e Slovenia ha invitato, ancora una volta, l’Unione Europea, i Paesi del Mediterraneo e tutta la comunità internazionale a mettere al centro dell’agenda politica la crisi climatica a livello globale. Il Presidente della Repubblica non è la prima volta che, di fronte ad emergenze nazionali e mondiali, usa gli strumenti della retorica per persuadere i propri interlocutori.

L’Inerzia del presente e le preoccupazioni delle generazioni future

Non è che ci sia riuscito granché, dato che le sue parole sembrano disperdersi nel vento. Sembra quasi il copione di un film già visto migliaia di volte, di cui, purtroppo, si conosce il finale. Mentre sono a rischio le generazioni future. A proposito delle quali, solo poche settimane fa, al Giffoni Film Festival, sono balzate agli onori della cronaca le accorate parole, tra i singhiozzi, di una ragazza al ministro dell’ambiente Pichetto Fratin. La giovane ha espresso i suoi timori per il futuro e di vivere in uno stato di ecoansia.

Ad essere preoccupati, almeno secondo un sondaggio apparso su “La Repubblica”, a cura dell’Istituto Noto, non sono soltanto le giovani generazioni, ma anche le altre fasce d’età. Il 72% ha dichiarato il proprio pessimismo per il futuro, in quanto la crisi ambientale peggiorerà. Tra i giovani, la percentuale raggiunge il 79%, il 65% tra gli adulti e il 60% tra gli anziani. La crisi del clima ha raggiunto livelli tali, che, finanche, il Segretario Generale dell’ONU, Antonio Gutierres, a fine luglio, ha parlato di “ebollizione globale”.

Il Mediterraneo al centro del cambiamento climatico

Il Mediterraneo -il cui etimo significa “in mezzo alle terre” e bagna le terre di Africa, Asia ed Europa ed è situato proprio in mezzo a questi tre continenti- è una delle zone in cui i devastanti effetti del cambiamento climatico sono più evidenti. E’, infatti, a rischio immediato di mancanza d’acqua, ma anche vittima di alluvioni, incendi e desertificazione. Si passa in poco tempo dalla siccità a piogge torrenziali. Inoltre, il sondaggio apparso su “La Repubblica” evidenzia un 18% di italiani che negano il cambiamento climatico, affermando che d’estate è sempre stato caldo e freddo d’inverno.

Monsieur de La Palice non avrebbe potuto dichiarare di meglio! I cosiddetti “negazionisti climatici” sono presenti anche in numerose trasmissioni televisive in cui sminuiscono gli “allarmi” degli “esperti”. Nonostante i nubifragi disastrosi di qualche settimana fa a Milano e l’alluvione di maggio in Emilia-Romagna! Come ha affermato Luca Mercalli, noto meteorologo e climatologo: “Stiamo ancora negando l’esistenza del cambiamento climatico? Non ho parole, è come negare l’evidenza. È come andare dal medico che ti dice che sei malato, ma tu lo ignori e torni a casa dicendo che stai bene”. Come dargli torto?

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