Il “giallo della collana” che scuote la politica siciliana

Un gioiello da mille euro ricevuto in dono da un’organizzazione culturale finanziata dalla Regione. Report accende i riflettori sul caso.

Palermo – Una croce dorata impreziosita da rubini diventa il simbolo di una vicenda che va ben oltre il valore materiale del manufatto. Al centro della questione c’è l’assessora regionale al Turismo della Sicilia, Elvira Amata, esponente di Fratelli d’Italia, ripresa in diverse occasioni pubbliche tra ottobre e dicembre 2023 mentre indossa un prezioso monile realizzato dalla celebre gioielleria taorminese“Alvaro e Correnti”.

Secondo quanto ricostruito dalla trasmissione Report nella puntata “Fratelli Coltelli”, a cura della giornalista Giulia Presutti, il gioiello dal valore di circa mille euro sarebbe stato donato alla politica messinese da Antonella Ferrara, presidente dell’associazione Taormina Book Festival. L’occasione sarebbe stata la festa per il 54esimo compleanno dell’assessora, celebrato il 2 ottobre 2023, evento a cui la stessa Ferrara avrebbe preso parte.

Dopo alcuni mesi di sfoggio pubblico del monile, su consiglio di alcune persone vicine che ritenevano inopportuna l’ostentazione di un regalo così costoso, Amata avrebbe smesso di indossare la collana a inizio dicembre 2023. Il momento coincide con l’emergere di perplessità circa l’opportunità di quel dono, considerato che l’assessorato diretto dalla stessa Amata aveva stanziato 100mila euro per gli Stati Generali del Cinema di Siracusa, di cui Ferrara è direttrice scientifica, e 145mila euro per il Taobuk Festival di cui è organizzatrice.

Nel 2025 i finanziamenti sono lievitati: alla Fondazione Taormina Arte sono stati liquidati 900mila euro destinati in parti uguali al potenziamento del Festival del Cinema e del Taobuk. Interpellata telefonicamente dall’inviata di Report, Ferrara ha risposto: “Non mi risulta, anche se fosse non credo che ci sarebbe niente di male”, aggiungendo di non conoscere gli importi citati e definendo la conversazione “spiacevole”.

Il caso della collana emerge in un quadro ben più ampio che vedrebbe coinvolta l’assessora Amata insieme al presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, Gaetano Galvagno. Le indagini riguardano la presunta assegnazione senza gara di 3,7 milioni di euro all’azienda lussemburghese Absolute Blue per un progetto denominato“Sicily, Women and Cinema”, collegato al festival di Cannes e finalizzato a promuovere la Sicilia attraverso una mostra fotografica.

Gaetano Galvagno

La Procura di Palermo ha formalmente richiesto il rinvio a giudizio per Amata e per l’imprenditrice Marcella Cannariato. L’udienza preliminare è fissata per il 13 gennaio 2026 al cospetto del giudice Walter Turturici. Secondo l’accusa, coordinata dai Pm Felice De Benedittis e Andrea Fusco, l’assessora avrebbe stipulato un patto corruttivo con Cannariato. In cambio dell’assunzione del nipote dell’assessora, Tommaso Paolucci, e del pagamento del suo alloggio, l’assessorato avrebbe concesso un contributo di 30mila euro alla manifestazione “XXIII edizione Donna, economia e potere” promossa dalla Fondazione Marisa Belisario.

Le accuse comprendono corruzione, peculato e favoritismo, configurando un presunto intreccio tra rapporti personali, fondazioni, eventi culturali e incarichi che rendono difficile distinguere dove si fermi la politica e dove cominci l’interesse privato.

Al di là degli aspetti penali, il “giallo della collana” solleva interrogativi che travalicano la legalità formale per toccare i temi dell’opportunità, della trasparenza e dell’etica nella gestione della cosa pubblica. Il dibattito in Sicilia non ruota più soltanto attorno alle carte giudiziarie: la preoccupazione principale riguarda una frattura morale che rischia di minare la credibilità dell’intero sistema istituzionale regionale.

Anche all’interno della compagine regionale di Fratelli d’Italia si registrano tensioni. Il caso della collana, sommato a quello dei finanziamenti a manifestazioni culturali legate a imprenditori finiti nel mirino della magistratura, pesa sulla reputazione del partito, configurando un cortocircuito tra funzione pubblica e relazioni personali.

Il valore simbolico del gioiello supera di gran lunga quello materiale: in un momento storico in cui la fiducia dei cittadini nelle istituzioni è già un fragile cristallo, vedere una rappresentante delle istituzioni indossare un regalo offerto da chi ottiene finanziamenti pubblici potrebbe (e lo ha già fatto) accendere sospetti sull’equità nell’assegnazione dei fondi e sulla trasparenza dei processi decisionali.