Il figlio conteso

Tra sentenze e perizie, il nodo centrale resta soltanto uno: chi sta davvero tutelando il reale interesse del minore?

Catania – Una drammatica vicenda di affidamento minorile arriva al cospetto della Corte Suprema di Cassazione con una richiesta di udienza urgente. Al centro della controversia c’è Giorgio, un bambino di quasi dodici anni coinvolto in una battaglia legale tra i genitori separati che sta avendo pesanti ripercussioni sulla sua stabilità psicologica.

La Corte d’Appello di Catania, con sentenza dell’11 settembre scorso, ha disposto l’affidamento esclusivo del minore al padre, ordinandone il trasferimento coatto dalla madre, insieme alla quale il bambino attualmente risiede. La decisione prevede l’intervento delle forze dell’ordine per rendere esecutivo il provvedimento.

Proprio contro questa sentenza, la madre, assistita dall’avvocato Giuseppe Lipera del Foro di Catania, ha presentato ricorso per cassazione chiedendo che venga fissata con la massima urgenza l’udienza di trattazione, data la gravità della situazione in cui versa il minore.

L’avvocato Giuseppe Lipera

Secondo quanto emerge dalle relazioni neuropsichiatriche depositate agli atti, il bambino si trova in uno stato di profonda sofferenza psicologica. Giorgio manifesta un rifiuto categorico a trasferirsi presso il padre e presenta persistenti stati di ansia estrema, con episodi di terrore e persino minacce autolesive.

Gli specialisti di neuropsichiatria infantile, ascoltati dalla Corte d’Appello di Catania lo scorso 6 novembre, hanno confermato il grave malessere del minore, sottolineando come la prosecuzione del trasferimento forzato possa causare danni irreparabili alla sua stabilità emotiva e alla sua salute mentale.

La vicenda ha conosciuto diversi sviluppi nelle ultime settimane. Il 28 ottobre la Corte d’Appello aveva accolto l’istanza di sospensione dell’esecuzione della sentenza presentata dalla madre, bloccando temporaneamente il trasferimento del bambino.

Tuttavia, dopo aver ascoltato i neuropsichiatri, il 6 novembre scorso, lo stesso Tribunale ha rigettato la richiesta di sospensiva, determinando una situazione di incertezza e ansia continua sia per il minore che per la madre. I tentativi di trasferimento successivamente effettuati si sono rivelati inefficaci e traumatici, nonostante la piena collaborazione dichiarata dalla signora.

Nell’istanza depositata presso la Suprema Corte, la difesa della madre sottolinea come la situazione rappresenti un pregiudizio grave, concreto e immediato, suscettibile di determinare conseguenze irreversibili per il bambino. Per questo motivo viene implorata la fissazione urgente dell’udienza, al fine di scongiurare ulteriori danni alla salute psicofisica del minore.

A sostegno della richiesta sono stati allegati tutti i documenti relativi al procedimento di sospensione, le relazioni dei servizi sociali e neuropsichiatrici sullo stato del minore, e i verbali delle udienze tenutesi presso la Corte d’Appello.

Nella controversia è coinvolta anche una sorella maggiore di Giorgio, Maria Vittoria, nata nel 2008, per la quale è stato nominato un curatore speciale nella persona dell’avvocato Irene Russo del Foro di Ragusa.

Il caso solleva interrogativi complessi sulla tutela del superiore interesse del minore nei procedimenti di affidamento, soprattutto quando le decisioni giudiziarie si scontrano con valutazioni cliniche che evidenziano rischi per la salute mentale dei bambini coinvolti. Spetterà ora alla Corte di Cassazione valutare se sussistano i presupposti per una trattazione urgente della questione, prima che la situazione possa degenerare ulteriormente.