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Il destino spezzato di Mattia Ennas

Dalla serata in discoteca alla morte in un palazzo sconosciuto. Le contraddizioni di una notte che ha spezzato per sempre la vita di una ragazzo di 19 anni.

Cagliari – Sono le 8:02 del mattino del 25 agosto 2019 quando un corpo precipita da un palazzo di via Binaghi, nel quartiere di Mulinu Becciu. Si tratta di Mattia Ennas, 19 anni, di Quartu Sant’Elena. Da allora, la sua morte è rimasta avvolta nel mistero, tra incongruenze investigative, ipotesi contrastanti e una famiglia che, sei anni dopo, continua a chiedere verità.

Una notte iniziata con la spensieratezza

La sera del 24 agosto 2019, Mattia è felice. Trascorre la serata in una discoteca sul litorale cagliaritano, balla, ride, invia videomessaggi al fratello che vive in Germania. Alle 3 è ancora nel locale, in compagnia. Nulla fa presagire quello che di lì a poco sarebbe accaduto.

Un’ora dopo, tutto cambia. Viene visto fuori dalla discoteca in lacrime, fradicio di acqua di mare, senza cellulare né portafoglio. A chi lo incontra racconta di essere stato attirato in trappola dopo essersi appartato in spiaggia con una ragazza conosciuta poco prima nel locale. Un furto, una beffa, un primo tassello di una lunga catena di eventi inspiegabili.

Il viaggio verso l’ignoto

Fradicio e sconvolto, Mattia prende un taxi. Ma il conducente lo lascia al Quartiere del Sole, temendo che i sedili si rovinino con l’acqua di cui sono intrisi gli abiti del ragazzo. Da lì il giovane continua a piedi, raggiunge lo stadio Amsicora e incontra quattro ragazzi di ritorno dal litorale. Non lo lasciano solo: attendono con lui l’arrivo di un suo amico fraterno che, poco dopo, sopraggiunge in auto con altri due compagni.

Secondo la loro testimonianza, i tre lo accompagnano fino a Quartu, lasciandolo alle 7 del mattino davanti al portone di casa. Ma nessuno lo vede entrare.

Le contraddizioni sugli orari

A questo punto il giallo si infittisce. Invece di rientrare a casa, Mattia si dirige verso la fermata dell’autobus, a circa 700 metri di distanza. Sale sul primo mezzo diretto a Cagliari e scende a Mulinu Becciu, un quartiere che non frequentava e dove non conosceva nessuno.

Qui si apre la prima incongruenza: secondo gli orari ufficiali della linea QS del CTM, il bus da Quartu sarebbe arrivato a Mulinu Becciu non prima delle 8:05. Eppure, le telecamere registrano la sua caduta da via Binaghi alle 8:02. Un dettaglio che rende impossibile la ricostruzione temporale ufficiale.

L’enigma di via Binaghi

Le immagini di sorveglianza lo mostrano mentre passeggia davanti al palazzo, le braccia conserte, esitante. Poi oltrepassa l’inferriata e sparisce dall’inquadratura. Dopo un minuto e 40 secondi, un corpo precipita al suolo.

Il palazzo di via Binaghi

Non si sa da quale piano sia caduto: le telecamere non inquadrano l’intero edificio. La domanda resta aperta: cosa lo ha spinto a entrare proprio lì? Aveva un appuntamento? Stava inseguendo una pista per ritrovare il cellulare rubato? Oppure qualcuno lo ha attirato?

Un ragazzo senza ombre

Tutti descrivono Mattia come un ragazzo sereno, senza fragilità particolari. Lavorava ogni mattina con i genitori al mercato del pesce, stava prendendo la patente, progettava viaggi e vacanze. Pochi giorni prima era rientrato entusiasta da Lloret de Mar, in Spagna.

“Un ragazzo normale, soddisfatto della propria vita, senza segni di depressione”, ricorda l’ex avvocato di famiglia, Gianfranco Piscitelli, che ha seguito dall’inizio l’intera vicenda.

L’autopsia psicologica: “Suicidio da escludere”

La criminologa Roberta Bruzzone, incaricata di un’autopsia psicologica, ha escluso con fermezza l’ipotesi del suicidio. Il profilo di Mattia, sostiene la perizia, non è compatibile con un gesto autolesionistico.

Mattia Ennas

Anche la dinamica della caduta ha sollevato dubbi: chi ha analizzato i video parla di un corpo che sembra precipitare come se fosse privo di coscienza, non con l’intenzione di togliersi la vita.

Indagini infinite, nessuna risposta

Dopo una prima archiviazione, il caso è stato riaperto con l’ipotesi di “morte in conseguenza di altro reato”. Sono stati effettuati controlli telefonici, interrogatori, perfino la riesumazione del corpo. Ma l’inchiesta si è chiusa senza individuare responsabili.

“Troppi errori, troppi depistaggi, troppa omertà”, denuncia il legale. “Qualcuno sa ma nessuno ha parlato. E finché non ci sarà chi avrà il coraggio di liberarsi la coscienza, la verità resterà sepolta.”

Una famiglia che non si arrende

Oggi, sei anni dopo, i genitori di Mattia continuano a lottare. Non cercano per forza una colpevolezza ma pretendono chiarezza. Anche accettare l’ipotesi del suicidio sarebbe possibile, spiegano, ma solo se supportata da prove solide e non da incongruenze.

La madre di Mattia Ennas

“Sei anni fa a quest’ora Mattia ballava in discoteca felice”, ha ricordato Piscitelli qualche ora fa, in occasione della ricorrenza della sua morte. “Sette ore dopo giaceva coperto da un lenzuolo sull’asfalto. La giustizia terrena si è arresa ma la verità resta nascosta”.

Il caso Ennas rimane uno dei più oscuri della cronaca sarda recente. Non è soltanto la morte inspiegabile di un ragazzo di 19 anni a inquietare ma la sensazione di un sistema investigativo incapace di far luce su una vicenda dove i silenzi pesano quanto i fatti.

Per la famiglia, l’unica speranza è che il tempo e la coscienza di chi sa quanto accaduto in quella assolata mattina d’agosto possano restituire un giorno giustizia e dignità alla memoria di Mattia.

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