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Il coma, la crisi e la fuga: da 30 mesi “Alle” è un fantasma. La mamma: “Sento che è vivo”

Mille segnalazioni ma nessuna traccia concreta di Alessandro Venturelli, lo studente scomparso nel nulla dopo la fuga da casa. La pista olandese e quella paura “di sentirsi manipolato”.

SASSUOLO (Modena) – E’ slittata al prossimo 7 ottobre l’udienza di opposizione all’archiviazione dell’inchiesta relativa alla scomparsa di Alessandro Venturelli, lo studente di 20 anni all’epoca dei fatti, dileguatosi come un fantasma da Sassuolo in circostanze misteriose. Il giovane abitava con i genitori e quel maledetto sabato 5 dicembre 2020, intorno alle 15.30, si allontanava da casa, nel quartiere di Rometta Alta, senza farvi più rientro. Con sé aveva i documenti ma non il telefono cellulare poi ritrovato nella sua stanza. Una telecamera di videosorveglianza stradale lo riprenderà nei pressi della sua abitazione poi di Alessandro si perderanno le tracce.  Polizia, vigili del Fuoco e Soccorso Alpino cercheranno il giovane in ogni luogo, in ogni più remoto anfratto di collina utilizzando cani e droni ma senza successo.

Alessandro Venturelli

Numerose le segnalazioni da diverse parti d’Italia ma nessuna degna di nota. Sul cellulare del giovane gli investigatori troveranno diverse ricerche su Amsterdam, città dove si era già recato con i genitori :

La pista olandese, l’unica certezza che avevamo sin dall’inizio, è stata ignorata – aveva detto Roberta Carassai, mamma di Alessandro – a distanza di 30 mesi dalla scomparsa non ne sappiamo ancora il motivo. Mio figlio aveva fatto ricerche su come raggiungere alcuni paesi nei pressi di Amsterdam, proprio alcuni giorni prima di sparire. Perché non è stato emesso un ordine europeo di indagine?”.

Il padre di Alessandro tenta di bloccare che il figlio che però riuscira a fuggire da casa

La pista olandese pare fosse uno dei filoni dell’inchiesta più interessante. Infatti le ultime segnalazioni sui presunti avvistamenti di Alessandro erano giunte alla famiglia proprio dall’Olanda. Si trattava di più telefonate di cittadini che sostenevano di aver visto il giovane sassolese in luoghi diversi della capitale, in periferia e presso alcuni paesi dell’hinterland della città lagunare dei Paesi Bassi. Anche gli ultimi “movimenti” e contatti del cellulare di Alessandro portavano in Olanda, dove la stessa Carassai si era recata più volte.

Le autorità olandesi si erano dette disposte ad indagare su ordine di indagine europeo che, però, dalla Procura modenese non sarebbe mai partito. Al momento della sparizione Alle”, come lo chiamano i genitori e gli amici, indossava una giacca a vento blu, una felpa con cappuccio grigia, pantaloni della tuta grigi, scarpe da ginnastica chiare ed aveva con sé uno zaino di pelle nero. Il giovane non passa inosservato: alto 1metro e 70, magro, occhi marroni, capelli castani ricci e corti ai lati. Sull’avambraccio sinistro ha tatuata una rosa colorata mentre sul polso sinistro ha impressi sulla pelle una data con numeri romani ed un quadrifoglio. Sull’avambraccio destro spiccano due fasce nere a bracciale. Ha i lobi delle orecchie forati ed una cicatrice sul collo all’altezza della gola.

Roberta Carassai con il figlio Alessandro

Un mese prima della scomparsa sembra che il giovane apparisse nervoso, agitato, come se si sentisse in pericolo. Per la propria incolumità o che altro? Inizia a segnarsi le targhe delle auto che passano sotto casa e confida alla madre di “sentirsi manipolato”, tanto da dormire in sua compagnia. Anche i suoi amici notano qualcosa di strano:

Nei dieci giorni precedenti la scomparsa, Alle era intrattabile” avrebbero riferito agli inquirenti. Il giovane, a seguito di un grave incidente in moto che lo aveva costretto in coma per mesi, avrebbe potuto avere qualche postumo psicologico. Lo specialista conferma lo stato di disagio di Alle e gli prescrive un antidepressivo e lo manda a visita dallo psicologo. Poi la fuga, repentina e strana anche questa. Alessandro e i suoi genitori sono in casa. Lui getta dalla finestra uno zaino contenente biancheria, scotch, un metro da sarto, un telo di plastica, le chiavi della macchina.

“I figli non si archiviano”, grida a viva voce la mamma di Alle

Scende giù da basso e riprende lo zaino sul selciato ma il padre si accorge della scena e lo blocca al cancello di casa. Alessandro riesce a sgusciare via e a girare l’angolo della via. Poi diventa uno spettro. Nel giro di qualche istante è sparito dalla circolazione. Si può sparire cosi senza balzare a bordo di un’auto? Genitori, parenti, amici e conoscenti, lo stesso medico, verranno ascoltati dagli investigatori ma dalle loro dichiarazioni non se ne ricaverà nulla di pregnante. Si indagherà prima per fuga volontaria, poi per sequestro di persona. Sino alla richiesta di archiviazione: ”I figli non si archiviano – grida la madre di Alle – sento che è vivo”.

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