Il cambio di rotta di Salvini sugli scioperi

Nel 2015 invocava tre giorni di blocco totale contro Renzi. Oggi condanna lo sciopero per Gaza definendolo “illegittimo”.

Una distanza di dieci anni separa due visioni diametralmente opposte dello stesso strumento di protesta. Nel 2015, Matteo Salvini lanciava dalla Festa della Lega a Ponte di Legno l’appello a un blocco totale del Paese per tre giorni – il 6, 7 e 8 novembre – coinvolgendo tutti i cittadini da Nord a Sud, senza distinzione di colore politico. L’obiettivo dichiarato era provocare una spallata per far cadere il governo Renzi.

L’iniziativa prevedeva non solo l’astensione dal lavoro ma anche la sospensione del pagamento delle tasse, configurandosi come una forma di disobbedienza civile radicale. La proposta non riguardava esclusivamente i lavoratori dipendenti ma tutte le categorie economiche, con l’ambizione di paralizzare completamente l’Italia.

Oggi lo scenario è radicalmente mutato. In qualità di Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Salvini ha definito lo sciopero generale per Gaza proclamato da Cgil e sindacati di base come illegittimo, bollando i manifestanti non come pro-Palestina ma come pro-caos. La Commissione di Garanzia ha infatti giudicato irregolare la mobilitazione per mancato rispetto del preavviso di dieci giorni richiesto dalla legge.

Fonti del Ministero dei Trasporti hanno fatto sapere che chi parteciperà a uno sciopero dichiarato illegittimo dalla Commissione ne pagherà personalmente le conseguenze, come previsto dalla legge. Le sanzioni previste vanno dai 500 ai 1.000 euro per ogni giorno di infrazione per i singoli lavoratori, mentre le organizzazioni sindacali rischiano multe da 2.500 a 50mila euro al giorno, che possono essere raddoppiate fino a 100mila euro.

Il ministro ha proposto un inasprimento delle sanzioni per chi incrocia le braccia senza rispettare le regole, sottolineando che si tratta dell’ultimo avviso, considerati gli oltre quaranta scioperi proclamati da qui a fine anno.

La metamorfosi politica del leader della Lega appare più che evidente.