In tutta Italia dilagano bande di giovani teppisti che aggrediscono chiunque non corrisponda ai loro falsi modelli esistenziali. Il fenomeno ha preso una piega preoccupante dalle nostre parti e dovrebbe essere maggiormente controllato. Il disagio che si esprime con la violenza genera altra violenza, sino alle estreme conseguenze.
Roma – La cronaca sociale, in qualsiasi epoca storica, è sempre stata ricca di risse e tafferugli tra bande di giovani. Scontri che avvenivano per una serie di ragioni e per un’artefatta scala di valori. Ad esempio, per difendere il territorio del proprio quartiere, per rivalità etniche o sportive, per ideologie politiche contrapposte e simili.
Tuttavia quello che sta accadendo sempre più spesso, fino a diventare consuetudine, sono le spedizioni punitive di branchi di adolescenti che infieriscono su persone inermi. Una violenza gratuita, ovvero senza ragione – qualora ce ne fosse una valida – all’apparenza inspiegabile.
Nelle ultime settimane si sono verificati due episodi dello stesso tenore. Il primo a Noicottaro, in provincia di Bari. Un minorenne di origini tunisine è stato selvaggiamente picchiato da un branco di adolescenti tra cui due maggiorenni senz’arte né parte, è proprio il caso di dire.
Il pestaggio è stato ripreso in un video pubblicato su TikTok, diventato presto virale: immagini forti accompagnate da grida di giubilo e risate sardoniche, prive di qualsiasi cognizione del contesto. L’unica attrazione per gli aggressori è la spettacolarizzazione della violenza.
Altro episodio si è verificato a Palermo. Una giovane coppia gay è stata aggredita nel centro storico della città dei Panormiti da una baby gang. La coppia era in vacanza, alla ricerca di un albergo e si teneva per mano. Prima è stata insultata con veemenza poi circondata ed aggredita da questi giovani balordi.
In entrambi i casi le vittime sono soggetti considerati “diversi” per il colore della pelle e per l’orientamento sessuale.
Ma è molto probabile che si sia trattato di un caso. Nel senso che per un’accozzaglia di zucche vuote, come nei fatti in questione, qualsiasi pretesto è valido per esercitare sopraffazione, esaltata dal gruppo e dalla spettacolarizzazione dei filmati.
E’ chiaro che con qualunque atto di violenza compiuto da un individuo o da un branco, si verifica una sorta di deresponsabilizzazione utile a mitigare il reato o l’illecito. O forse, come dicono gli studiosi di psicologia sociale, a negare il fatto esorcizzandolo.
Di fronte ad accadimenti del genere, che stanno diventando sempre più numerosi, si può reagire solo in due modi: il primo, più emozionale, consiglia pene severe in un centro di recupero; il secondo, più razionale, ci invita a riflettere sulla mancanza di identità di molte frange giovanili.
A testimoniare il fallimento totale delle agenzie educative, in primis famiglia e scuola.