I tentativi di affossare la separazione delle carriere, tra giudici Ue e ostruzionismo

Tra corsi e ricorsi storici, il cammino della riforma delle riforme della giustizia appare pieno di ostacoli. Dal Parlamento a Bruxelles.

Roma – Questa separazione delle carriere non s’ha da fare. Da più parti tentano di affossare la legge che vorrebbe tracciare il confine delle funzioni di giudici e pm. Ma l’ostruzionismo degli emendamenti soppressivi dell’opposizione è un fiume in piena. Sono oltre 250 quelli presentati in commissione Affari costituzionali della Camera alla riforma che riguarda le toghe. E non è finita, anche l’Unione Europea mette becco. Dalla Associazione europea magistrati arriva l’ennesima esortazione all’Italia affinché “rinunci alle annunciate modifiche della Costituzione e del quadro giuridico che regola la magistratura”. Così l’Associazione Europea Magistrati in una lettera indirizzata alla premier Giorgia Meloni e al ministro della Giustizia.

“Un organo di governo autonomo unico e comune per giudici e pubblici ministeri – dicono le toghe Ue – offre la possibilità di garantire la necessaria forte rappresentanza della magistratura al suo interno e, di conseguenza, un’efficace protezione contro indebite influenze sulla sua indipendenza. Come reazione
all’esperienza del regime fascista, i redattori della Costituzione del 1946 hanno inteso calibrare l’equilibrio tra i vari poteri dello Stato: questo equilibrio e la necessaria indipendenza della magistratura sarebbero compromessi e messi a repentaglio se la riforma proposta venisse adottata”. La presa di posizione di Bruxelles non stupisce, visto che in uno dei paragrafi dedicati all’Italia nel Rapporto sullo stato di diritto della Commissione Ue, erano espresse forti perplessità sulla riforma.

“Sebbene nell’Ue non esista un modello unico per l’assetto istituzionale delle procure, – era scritto sul rapporto – sono necessarie garanzie istituzionali per assicurare che i pubblici ministeri siano in grado di adempiere ai propri doveri e responsabilità professionali in condizioni giuridiche e organizzative adeguate e senza interferenze o influenze politiche indebite”. E ancora, si ricordava che l’Associazione nazionale dei magistrati, aveva più volte “espresso preoccupazione per le dichiarazioni pubbliche critiche nei confronti della magistratura da parte dei politici”. In effetti l’Anm è sul piede di guerra e ha annunciato “l’indizione, in relazione all’iter parlamentare di discussione del Ddl, di una o più giornate di astensione dall’attività giudiziaria per sensibilizzare l’opinione pubblica sui pericoli della riforma”. Ma lasciando Bruxelles e tornando a casa nostra, il clima ostruzionistico è davvero incandescente.

La maggior parte delle proposte di modifica al testo del ddl, presentate dalle forze di opposizione, mira a
sopprimere gli articoli del provvedimento. Nessun emendamento a firma FdI e Forza Italia, anche se gli azzurri vorrebbero eliminare la previsione attuale del sorteggio anche per i membri ‘laici’ dei due Csm. Anche Italia viva, viene spiegato, interviene sul sorteggio, ma punta ad eliminarlo per i membri togati. Nessun emendamento invece è stato presentato da Azione. A differenza di quanto inizialmente previsto nella maggioranza, la Lega ha presentato due emendamenti, di cui uno relativo alla predominanza delle norme italiane su quelle Ue. Testo che arriva nei giorni successivi alle dure polemiche conseguenti alla sentenza del tribunale di Roma con cui non sono stati convalidati i trasferimenti e trattenimenti di 12 migranti nei cpr appena realizzati in Albania.

Carlo Nordio

Pronuncia che ha come riferimento proprio la normativa europea. Difficilmente, però l’emendamento in questione sarà dichiarato ammissibile, in quanto ‘estraneo’ alla materia, viene spiegato da fonti di maggioranza. Avs ha presentato 52 emendamenti, 8 dei quali sono soppressivi degli altrettanti articoli del testo, gli altri tutti di merito. Da M5s arrivano una trentina di emendamenti, tutti soppressivi. La parte del leone la fa il Pd, con 170 emendamenti soppressivi perché “non c’è una volontà di migliorare il funzionamento della giustizia nel nostro Paese ma unicamente di violentare la costituzione sacrificando il bene irrinunciabile dell’autonomia e indipendenza della magistratura”, spiegano i dem.

Due settimane fa il colpo di acceleratore della maggioranza sulla separazione delle carriere, la riforma costituzionale cara a Forza Italia ma anche quella più indietro nel suo cammino verso l’approvazione, rispetto al premierato e all’autonomia, che è già legge. La Commissione Affari costituzionali aveva infatti adottato il ddl Nordio come testo base, da sottoporre ora agli emendamenti, e con l’intenzione esplicitata da Fi di giungere al sì della Camera entro l’anno. Il centrodestra ha incassato in questo primo passaggio anche l’appoggio di +Europa e spera anche di ottenere quello di Iv e Azione, mentre il resto delle opposizioni hanno confermato la loro contrarietà. La riforma costituzionale della separazione delle carriere era stata incardinata già nel febbraio 2023, visto che sin dall’inizio della legislatura erano state presentate diverse proposte di legge da parte di Fi (primo firmatario Antonino Calderone), di Enrico Costa (allora in Azione oggi in Fi), di Iv (Roberto Giachetti) e della Lega (Iacopo Morrone).

Poi a gennaio scorso si era bloccato l’iter in attesa del ddl governativo, giunto solo a giugno. Sono quindi iniziate delle audizioni di esperti, che hanno impegnato la Commissione a settimane alterne con le audizioni sul premierato. Ma mentre tale riforma è ancora a questa fase (ma ha già ricevuto il sì del Senato) sulla separazione delle carriere, si è deciso di dare un colpo di acceleratore, con la soddisfazione di Fi. E’ stato adottato il ddl Nordio come testo base, ed è stato fissato a oggi il termine per gli emendamenti. Proprio gli “azzurri” Enrico Costa, Pietro Pittalis e Paolo Emilio Russo hanno subito commentato questo primo sì, dicendo che la riforma è “una priorità” di Fi, anzi “è la riforma delle riforme”, ha aggiunto il viceministro alla giustizia Francesco Paolo Sisto.

Il testo base della riforma ha allargato il sostegno ricevuto oltre il perimetro del centrodestra, visto che anche Riccardo Magi di +Europa ha votato a favore del testo base. Non erano presenti esponenti di Iv; ma il centrodestra conta sull’appoggio del partito di Matteo Renzi, che in passato si è espresso a favore, così come Azione, che aveva tra le proprie fila Enrico Costa ora di nuovo in Fi. Contrari Pd, M5s e Avs, che ora tentano a suon di emendamenti di fermare la marcia della riforma, che verrà esaminata in piena sessione di bilancio. Una riforma, ha detto il Dem Federico Gianassi, connotata dal “furore ideologico”, ma che per Licia Ronzulli, “realizza uno degli obiettivi a cui ha sempre lavorato Silvio Berlusconi”.

La battaglia di Silvio Berlusconi e di Forza Italia

Il Cavaliere e la sua storica battaglia, una battaglia lunga e frastagliata. Al di là della vittoria del governo Meloni il cammino verso la mèta ha ancora ostacoli. Tra corsi e ricorsi storici nessuno era mai arrivato al traguardo: la politica ostaggio della magistratura era sempre a un passo dalla riforma delle riforme senza mai giungere all’approvazione. Il Guardasigilli Carlo Nordio a fine maggio, con il via libera tra gli applausi di Palazzo Chigi, aveva rimarcato che la separazione delle carriere “faceva parte del programma elettorale ed è tesi che tratto da 25 anni e attua un principio fondamentale del processo accusatorio voluto da Vassalli, eroe della resistenza anche lui favorevole alla separazione che non è riuscito ad attuare, ovvero sulla differenza sostanziale tra pm e i magistrati giudicanti”. 

E il ministro aveva dedicato un pensiero a due eroi: “Noi crediamo di rendere omaggio alla memoria di due grandi personaggi. Una è quella del collega Falcone, che come sapete era favorevole alla separazione delle carriere. L’altra alla memoria di Giuliano Vassalli, eroe della Resistenza, che aveva voluto il codice accusatorio al quale ci siamo ispirati con questa riforma costituzionale”.
   

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