Conte attacca Meloni “Ci fa fare brutta figura in Ue”, ma poi Juncker lo prende in giro “Io in quanto professore devo dirvi…”.
Roma – Il palcoscenico politico dell’Europa è sempre il prediletto per gli attacchi tra leader. Come se fuori dall’Italia, lo scenario internazionale, sia un banco di prova per le “prestazioni” e le prove di forza. Chi non ricorda l’ironia delle opposizioni italiane e degli invidiosi d’Europa e del mondo contro Silvio Berlusconi per il suo mitico gesto delle corna nella foto ufficiale del vertice dei ministri agli Esteri, il nascondino con la cancelliera tedesca Angela Merkel al vertice italo-tedesco a Trieste, l’approccio buffo a re Juan Carlos tirandolo per un braccio.
Ed è altrettanto impossibile dimenticare il Cavaliere che, nel 2003, al Parlamento europeo di Strasburgo attaccò l’allora deputato Spd tedesco Martin Schulz dicendo: ”In Italia stanno girando un film sui lager nazisti. La proporrò per il ruolo di Kapò”. Oppure la battuta, sempre di Berlusconi – riferendosi a Carla Bruni – nei confronti dell’allora presidente francese Sarkozy, in una conferenza stampa del 2006 “Io ti ho dato la tua donna!”. Inutile dire che l’ex premier e fondatore di Forza Italia è stato precursore di quel palcoscenico politico d’Europa dove tutti ironizzano sull’Italia per le invidie che nutrono.
Un palcoscenico dove ogni leader cerca di mettere in ridicolo l’avversario, perché una figuraccia a Bruxelles, a Strasburgo, o in giro per l’Europa non è proprio ammissibile. Ma chi usa l’arma denigratoria spesso se la ritrova puntata contro. Di recente l’ex premier Giuseppe Conte aveva attaccato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, rea a suo dire di non portare alto in Europa il nome dell’Italia. “La premier ci sta facendo fare una pessima figura – aveva detto il leader M5S -. Da un lato occhieggia ai paesi di Visegrad, vuole mantenere buoni rapporti con Vox, e all’altro però non riesce a costruire nulla”.
Conte non aveva neppure perso l’occasione di criticare la leader di Fratelli d’Italia dopo lo scherzo telefonico architettato dai due comici russi ai suoi danni: “Il nostro presidente del Consiglio Giorgia Meloni – aveva scritto su Facebook – pensava di parlare con un alto rappresentante africano invece era al telefono con due comici russi, a cui ha spiegato le posizioni del nostro Paese su dossier delicatissimi per la nostra sicurezza e credibilità, dalla guerra ai migranti. Una figuraccia planetaria”. Ora però la figuraccia planetaria la fa lui, o perlomeno non ne esce benissimo.
L’ex presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker, lussemburghese, ha fama di essere oratore non proprio irreprensibile, spesso protagonista di svarioni e giudizi fuori luogo e con un certo spirito anti-italiano dimostrato a più riprese nei suoi lunghi anni tra Strasburgo e Bruxelles. In un colloquio con il Sole 24 Ore ha colpito ancora, mettendo nel mirino stavolta non il suo nemico storico, il compianto Silvio Berlusconi, bensì il leader del Movimento 5 Stelle ed ex premier italiano (in carica dal 2018 al 2021) con cui ha diviso la strada diplomatica negli ultimi mesi del suo mandato.
Al Consiglio europeo iniziava sempre i suoi interventi dicendo: “Io in quanto professore di diritto internazionale devo dirvi…”, ricorda Juncker a proposito di Conte, arrivato in Europa da perfetto sconosciuto, senza alcun tipo di curriculum politico né diplomatico. Un neofita assoluto in mezzo a volponi e scafati uomini delle istituzioni. La diffidenza di questi ultimi era scontata, anche perché il primo Conte era espressione di un governo “sovranista” come quello di Lega e M5s, quindi molto temuto dai partiti tradizionalmente al potere come Ppe e Pse. Ma il ritratto che Juncker fa di Conte è piuttosto imbarazzante, perché coinvolge l’uomo prima ancora che il politico.
“Anche se l’uomo ci piaceva, finì per infastidire gli altri leader“. Dell’ex premier 5 stelle viene sottolineato l’atteggiamento da professore, da primo della classe. E proprio come a scuola, gli altri “compagni” si divertivano a prenderlo in giro. “Il premier svedese Stefan Löfven – ricorda Juncker, evidentemente divertito – cominciò i suoi interventi allo stesso modo: ‘Io in quanto idraulico devo dirvi…’ E lo stesso faceva il premier bulgaro Bojko Borisov: ‘Io in quanto pompiere devo dirvi…’. Tutto ciò era molto divertente”. Per gli altri, forse, perché l’Italia non ne usciva benissimo.
Altro aneddoto sapido, quello su Matteo Renzi, a Palazzo Chigi da inizio 2014 a fine 2016: “Mi ricordo ancora un vertice del G20 a Brisbane nel 2014, quando in un incontro venimmo quasi alle mani – dice Juncker – discutendo del bilancio italiano. Detto ciò ho apprezzato Renzi perché a dispetto dell’atteggiamento che ebbe verso l’esterno era un uomo che sapeva ascoltare. Ma la sua facoltà di ascolto avrebbe potuto essere più spontanea”. L’ex premier, leader di Italia Viva, smentisce però questa ricostruzione: “Smentisco qualsiasi contatto fisico con Jean Claude, ma confermo che lo scontro verbale fu durissimo. E alla fine vincemmo noi portando a casa flessibilità per trenta miliardi”.
Il maestro dell’ironia ironica e intelligente, il più amato e il più odiato dai leader europei e internazionali è stato Silvio Berlusconi e difficilmente sarà eguagliabile. Lui che lasciò Zapatero, allora premier spagnolo, da solo nella Sala Galeoni di Palazzo Chigi, dove si rilasciano le dichiarazioni congiunte alla stampa al termine dei colloqui con governatori stranieri. E ancora lui, che nel 2009, dopo l’incontro con il presidente americano scherzò: “Obama è uno abbronzato e vi saluta. Vi porto i saluti di uno che si chiama… uno abbronzato… Ah, Barack Obama. Voi non ci crederete, ma sono andati a prendere il sole in spiaggia in due, perché è abbronzata anche la moglie”.