Ha ucciso la madre per intascare pensione e invalidità: agente immobiliare a processo

I resti di Liliana Agnani, 80enne milanese scomparsa nel maggio di due anni fa dopo una gita con il figlio, vennero ritrovati ad ottobre dello stesso anno in un bosco nel Parco del Ticino.

TRECATE (Novara) – Avviso di conclusione indagini per Stefano Emilio Garini, 64 anni, agente immobiliare saltuario, separato con due figli. Per la Procura di Novara, Pm Mario Verri, sarebbe lui il responsabile del matricidio in danno di Liliana Agnani, 80 anni, pensionata disabile i cui resti sono stati ritrovati in località San Martino di Trecate, una zona di fitta boscaglia ricadente nel Parco del Ticino. Il provvedimento è stato notificato all’indagato recluso e precede la richiesta di rinvio a giudizio per omicidio aggravato premeditato, soppressione di cadavere, truffa aggravata, autoriciclaggio e falsità commessa dal privato in atto pubblico.

La vittima con il figlio Stefano

L’udienza preliminare verrà fissata a settembre, dopo la pausa estiva. L’uomo si dichiara estraneo ai fatti e attribuisce a cause naturali il decesso della madre, evenienza questa smentita da dati scientifici e dagli stessi investigatori dell’Arma. La tragica vicenda aveva inizio il 10 ottobre 2022 quando un cercatore di funghi faceva una macabra scoperta: resti di una salma femminile nel bosco del parco Ticino. Sul luogo intervenivano i carabinieri del Nucleo Investigativo di Novara che repertavano il materiale biologico colpito da avanzata decomposizione e inviavano ciò che rimaneva dello scheletro e brandelli di tessuto mummificato al Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense dell’Università degli Studi di Milano per l’analisi di rito.

Gli anatomopatologi rinvenivano due protesi spinali al titanio che recavano impressi i numeri di serie e il nome della ditta costruttrice. Da questi particolari i militari, tramite gli archivi dell’ospedale Galeazzi, riuscivano a risalire a Liliana Anagni, 80 anni, invalida, operata in ortopedia e portatrice delle speciali protesi inserite sulla colonna vertebrale. I carabinieri rintracciavano il medico di base della vittima e dalle informazioni fornite dal camice bianco risalivano al figlio della pensionata. Il medico, d’accordo con gli investigatori, chiedeva a Garini se fosse possibile visitare l’anziana donna ma l’uomo ringraziava il sanitario dicendogli che la madre godeva di ottima salute e che momentaneamente si trovava in casa del fratello a Rovigo dunque non sarebbe stato possibile visitarla.

Il luogo del ritrovamento del cadavere fatto a pezzi

I carabinieri, che nel frattempo avevano accertato la morte del fratello della vittima, avviavano le indagini effettuando perquisizioni in casa del figlio di Liliana e presso l’abitazione di quest’ultima alla ricerca di indizi. Gli investigatori interrogavano anche parenti e amici della vittima, fra i quali anche una delle due figlie di Garini che viveva con la nonna. La nipote rivelava che la povera Liliana era stata vista per l’ultima volta la sera del 18 maggio 2022 quando il figlio aveva deciso di portare la madre a fare una passeggiata, nonostante i suoi gravi acciacchi, per poi pranzare nel ristorante “La Chiocciola” di Trecate che proprio quel giorno era chiuso per turno.

Un vicino di casa riferiva ai militari di avere incontrato Garini la mattina del 19 maggio e di avere appreso da lui il decesso della madre, avvenuto in ospedale. Gli investigatori dell’Arma scoprivano anche che l’agente immobiliare, all’epoca senza lavoro, avrebbe fatto celebrare il funerale della donna, senza feretro, nella parrocchia del quartiere Barona di Milano con tanto di affissione di necrologi. Stefano Emilio Garini veniva sottoposto ad un primo interrogatorio durante il quale raccontava della gita nei boschi con la madre e della sosta presso il ristorante di Trecate.

Dopo pranzo i due avrebbero passeggiato lungo il fiume sino a quando la donna, dopo aver espletato bisogni fisiologici, sarebbe scivolata sul greto del fiume spirando all’istante. Garini, a questo punto, se ne sarebbe tornato a casa e il giorno dopo avrebbe tentato di ritornare sulle rive del torrente senza riuscire a trovare il cadavere della madre. La ricostruzione dell’indagato sembrava una farsa bella e buona tanto che la Procura di Novara decideva di rinchiudere in carcere il presunto matricida. L’uomo avrebbe mantenuto in vita la madre per incassare 22.567 euro, ovvero la pensione Inps della vittima, oltre ad un assegno mensile di invalidità erogato dal Comune di Milano per un importo di 4.800 euro. Il presunto assassino esultava per la vittoria dell’Inter sull’Atalanta mentre i carabinieri gli stringevano le manette ai polsi…

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