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Gran Bretagna al voto il 4 luglio: il premier Sunak decide per le elezioni anticipate

I Laburisti guidati dal loro leader Keir Starmer puntano al governo dopo 14 anni difficili tra Brexit, crisi, scandali, guerre e pandemia.

Londra – Un voto in piena estate, con pochi precedenti nella storia, per decidere il futuro politico del Regno Unito. Rishi Sunak, 44enne premier e leader conservatore al tramonto di una legislatura quanto mai travagliata, ha rotto gli indugi: i britannici saranno chiamati alle urne il 4 luglio per decidere se suggellare la vittoria pressoché annunciata – sondaggi alla mano – del Labour neomoderato di sir Keir Starmer, o concedere il miracolo di un’altra chance ai Tory, reduci da 14 anni di un turbolento ciclo di potere segnato da Brexit, crisi, scandali, pandemie e scenari globali di guerra.

L’accelerazione di Sunak – primo capo di governo della storia dell’isola figlio d’immigrati dell’ex colonia indiana, ma anche inquilino più ricco di Downing Street dell’era moderna – è arrivata tutto sommato a sorpresa. Con un preavviso di poche ore, concretizzatosi dopo la risposta evasiva data nel Question Time del mercoledì alla Camera dei Comuni a chi gli chiedeva se avesse paura di un ipotetico voto estivo e l’ennesima indicazione vaga di una scadenza elettorale “nella seconda metà dell’anno”. Parole a cui è seguita la convocazione di un consiglio di gabinetto tutt’altro che ordinario, fra ministri richiamati in fretta e furia.

Rishi Sunak

Un’ora di riunione, conclusa con l’uscita di rito di fronte al portoncino di number 10 per la comunicazione ufficiale alla nazione dopo l’atto formale di un colloquio telefonico con Carlo III nella sua veste di capo dello Stato. “Ho parlato con Sua Maestà e il Re ha accolto la mia richiesta di far svolgere le elezioni generali il 4 luglio”, ha detto Sunak sotto un cielo gonfio di pioggia poi concretizzasi, mentre a rovinare la sua coreografia ci si mettevano pure gli altoparlanti di un drappello di dimostranti laburisti radunatosi a pochi metri di distanza per far risuonare a tutto volume, a mo’ di sberleffo, le note della canzone ’Things Can Only Get Better’, inno della campagna elettorale che nel 1997 portò al trionfo Tony Blair.

Intanto ieri è andato in scena un duello dai toni accesi, ospitato dalla Bbc nell’Università di Nottingham, cuore dell’Inghilterra centrale: l’ultimo faccia a faccia televisivo fra il premier conservatore Rishi Sunak e il leader laburista Keir Starmer a una settimana dal voto. Duello all’insegna delle interruzioni e degli attacchi diretti reciproci, anche personali, in vista di un voto il cui esito i sondaggi danno comunque da tempo per scontato: con la previsione di un tracollo Tory, dopo 14 anni di turbolento ciclo di potere, e una larga vittoria di default d’un Labour tanto moderato quanto vago nei programmi e non certo trascinante a livello di consensi propri.

Il laburista Keir Starmer e il leader conservatore Rishi Sunak

Il premier ha martellato sui suoi cavalli di battaglia, la lotta all’immigrazione illegale e la politica fiscale, rinfacciando a sir Keir di “dire una cosa e pensarne un’altra”: di non avere un piano né la volontà di contrastare gli sbarchi da un lato; di celare l’intenzione di “aumentare le tasse” a pioggia dall’altro. Starmer ha replicato a muso duro, imputando al premier di dire “il falso”; per poi contrattaccare sul “caos” attribuito all’eredità dei governi Tory e sull’impegno a un “cambiamento” per ridare stabilità al Paese, ricostruire
l’integrità pubblica, rilanciare “la crescita dell’economia” e l’edilizia pubblica, rimettere in sesto il sistema sanitario (Nhs).

Ha inoltre fatto leva sul recente ennesimo scandalo, quello delle scommesse sul voto, rivendicando d’aver “immediatamente” sospeso un candidato laburista indagato della Gambling Commission e additando invece Sunak per aver esitato “troppo a lungo” prima di fare lo stesso nei confronti di vari esponenti conservatori sospettati d’aver puntato sulla data delle elezioni sfruttando informazioni confidenziali. Botta e risposta deciso pure sul tema dell’uguaglianza di genere, con il premier conservatore polemico su una certa idea
dei diritti dei transgender che a suo dire rischia di limitare “gli spazi delle donne” e il loro diritto alla differenza. Mentre sulla Brexit entrambi hanno ribadito di volerla “far funzionare”, con Starmer che ha evocato l’obiettivo di “un accordo migliore” con Bruxelles escludendo peraltro a sua volta di nuovo qualsiasi ipotesi di riadesione all’Ue.

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