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Gli stipendi da fame dei prof italiani: nel resto d’Europa salari aumentano del 28%

Il rapporto “Education at a Glance 2024” evidenzia le difficoltà che molti Paesi affrontano nel garantire un’istruzione equa e di qualità.

Roma – Poveri Prof: i loro salari sono da fame! La scuola da decenni, ormai, rappresenta il nervo scoperto di qualsiasi governo. Ci sono stati vari tentavi di riforma nel corso degli anni, ma i nodi non sono venuti al pettine, la salute della scuola è sempre malandata. I Prof, poi, oltre a non godere di buona reputazione perché, ad esempio, accusati di godere di troppe vacanze, sono stati vittime di vili aggressioni, sia da parte di alunni che di genitori, come la cronaca, purtroppo, ci ha raccontato. Quindi, denigrati, bastonati e con stipendi da fame!  E’ quanto risulta dal recente rapporto “Education at a Glance 2024”, presentato alla stampa lo scorso 10 settembre e curato dall’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), che ha evidenziato le difficoltà che molti Paesi stanno affrontando nel garantire un’istruzione equa e di qualità, concentrandosi in particolare sulla carenza di insegnanti qualificati e sull’impatto che questa ha sulle disuguaglianze educative.

Inoltre, è emerso un aspetto molto critico per il Belpaese, ovvero gli stipendi dei Prof molto bassi rispetto alla media del resto d’Europa. Ma le cattive notizie non terminano qui. Mentre in media la crescita degli stipendi dei docenti europei è stata del 28% nel periodo 2022-2024, l’aumento degli stipendi degli italiani è stato, solamente, del 5,8%. Una quota veramente misera, come fare l’elemosina ad un mendicante. Per i poveri insegnanti italiani gli stipendi dei loro colleghi europei, allo stato attuale, restano un vero e proprio miraggio. Il rapporto ha evidenziato anche il calo del potere d’acquisto. Inoltre, solo in cinque Paesi le retribuzioni reali dei Prof in rapporto al costo della vita, hanno subito una contrazione evidente. Si tratta dell’Austria per le scuole secondarie, Inghilterra, Belgio per le scuole secondarie superiori, Finlandia per la scuola primaria e secondaria e Italia, in cui si è verificato un calo degli stipendi almeno del 5% se confrontato con il 2015.

I motivi per cui si è giunti a questo punto vanno ricercati nell’inflazione così galoppante che gli incrementi salariali non sono riusciti a stare al passo, provocando una rapida perdita del potere d’acquisto, di per sé non elevato, degli insegnanti. Non sono mancate le dichiarazioni critiche di alcuni sindacati, come, ad esempio “La Gilda degli insegnanti” più noto solo come “Gilda”, un sindacato sorto nel 1988 come “prima associazione professionale di soli docenti”. Inoltre, si ritiene apartitico e trasversale e si aderisce ad essa in quanto detentori dello status di insegnanti che avvertono l’orgoglio, il gusto e il piacere della professione. In una nota diffusa alla stampa Gilda ha ritenuto avvilente constatare come gli stipendi dei docenti italiani siano così bassi rispetto a quelli di altri Paesi dell’OCSE. La situazione attuale è, a dir poco, preoccupante per essere ancora una volta, l’ennesima, l’Italia il fanalino di coda tra i Paesi aderenti all’Ocse.

Il sindacato ha fatto una serie di richieste atte ad equiparare gli stipendi degli insegnanti italiani a quelli europei.  Questo aspetto è rilevante non solo perché rappresenterebbe una forma di rispetto dei diritti dei lavoratori della scuola, di cui l’equo compenso assume un ruolo essenziale. Ma per proporre un sistema educativo eccellente. E’ qui che sta il focus di tutta la problematica, perché la scuola è uno degli architravi che compongono il welfare state e da essa che nasce la futura classe dirigente. Gli altri architravi sono la sanità e il lavoro, che non stanno meglio dell’istituzione scolastica. Come a dire: welfare state addio. Povera Patria, come cantava il compianto cantautore Franco Battiato!

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