Vittima della truffa informatica un 73enne del Fiorentino. Secondo il giudice “Poste Italiane non ha adottato strumenti di sicurezza più avanzati per evitare il raggiro”.
Firenze – Un messaggio fraudolento con il logo di Poste Italiane, un presunto problema sul conto corrente e una telefonata da un falso operatore: così è iniziata la truffa che ha portato un 73enne di San Casciano Val di Pesa a perdere 18.039 euro. Grazie a una sentenza del tribunale di Firenze, tuttavia, l’uomo ha ottenuto giustizia, con Poste Italiane condannata in primo grado a rimborsare l’intera somma sottratta.
Il fatto risale al 18 ottobre 2021, quando il pensionato, rappresentato dall’avvocato Pierpaolo Florio, ha deciso di fare ricorso contro l’azienda. La terza sezione civile del tribunale di Firenze ha riconosciuto che Poste Italiane non aveva predisposto misure di sicurezza adeguate per proteggere il cliente da un attacco di phishing, una truffa informatica veicolata tramite e-mail o SMS.
Il raggiro è stato orchestrato in modo meticoloso. La vittima ha ricevuto un SMS apparentemente proveniente da Poste Italiane, che lo invitava a cliccare su un link per risolvere un’anomalia sul conto. Dopo aver cliccato, è stato contattato telefonicamente da un falso operatore che, con la scusa di “resettare il codice di accesso per motivi di sicurezza”, lo ha indotto a inserire la tessera Postamat in un lettore. Questo ha permesso ai truffatori di ottenere le credenziali per accedere al conto e trasferire la somma in buoni fruttiferi postali attraverso nove operazioni. Il giorno seguente, insospettito dall’impossibilità di contattare l’operatore, il pensionato si è recato nella filiale di riferimento, dove ha scoperto di essere stato truffato. Poste Italiane, però, ha rifiutato di rimborsarlo, spingendolo a ricorrere alla giustizia.
La giudice Elisabetta Carloni ha stabilito che il danno avrebbe potuto essere evitato se Poste Italiane avesse adottato strumenti di sicurezza più avanzati, come la doppia autenticazione tramite codice OTP. “La responsabilità di Poste Italiane – si legge nella sentenza – sarebbe stata esclusa solo dimostrando l’adozione di tutte le misure necessarie per proteggere il cliente”. La giudice ha inoltre sottolineato che il pensionato non aveva commesso alcuna negligenza o custodito in modo inadeguato i propri codici. La decisione si basa anche su un orientamento della Cassazione, espresso nella sentenza 23683 del 26 giugno 2024, secondo cui “il prestatore di servizi di pagamento deve provare di aver adottato misure tecniche idonee a verificare la riferibilità delle operazioni alla volontà del correntista“. In questo caso, la giudice ha escluso ogni responsabilità del pensionato, ribadendo l’obbligo dell’azienda di garantire maggiore sicurezza ai propri clienti.