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“Gli ho dato foco…”: incastrato da una cimice il cognato-killer nega tutto

Daniele Maiorino è accusato di aver ucciso Alessio Cini per una questione di eredità. Avrebbe anche cercato di procurarsi un passaporto per fuggire.

AGLIANA (Pistoia) – “Sono innocente, non l’ho ammazzato io, sono stati altri. Non volevo fuggire all’estero. Ho solo parlato di un passaporto…Mi hanno incastrato”. Cosi avrebbe risposto Daniele Maiorino, 58 anni, sposato con una figlia, montatore di infissi, davanti al Gip di Pistoia, Patrizia Martucci, al Pm Leonardo De Gaudio e al proprio avvocato difensore Katia Dottore Giachino, per l’omicidio del cognato Alessio Cini, 57 anni, operaio tessile, separato con una figlia, morto ammazzato lo scorso 8 gennaio. In un’aula gremita di parenti e amici della vittima l’indagato, arrestato lo scorso 19 gennaio con l’accusa di omicidio volontario aggravato dal vincolo di parentela e per aver agito con sevizie e crudeltà, ha reiterato di non aver ucciso il parente acquisito nonostante le contestazioni, gravi, mosse dalla Procura che lo indica invece come l’autore del delitto.

La villetta dove è stato ritrovato il corpo semicarbonizzato di Cini

Su Cini gravano anche alcune registrazioni captate da una cimice installata nella sua auto: ”L’ho ammazzato, che fine! Ho commesso un omicidio, l’ho preso a calci, l’ho troncato. Eh, lo so, ho perso il capo, gli ho dato foco”. Sarebbero queste le terribili parole usate da Maiorino subito dopo l’assassinio di Cini, preso a sprangate in varie parti del corpo e sul cranio e poi bruciato con la benzina. Il cadavere semicarbonizzato dell’uomo era stato rinvenuto, all’alba dell’8 gennaio scorso, davanti all’ingresso di casa, in via Ponte dei Baldi, in frazione Ferruccia di Agliana. Quelle parole sconvolgenti, rivolte a sé stesso forse nel tentativo di porre fine alla confusione di quei momenti tremendi, sono state captate da un radiomicrofono che ha registrato ore ed ore di conversazione all’interno della vettura in uso a Maiorino.  

A queste intercettazioni ne seguono altre in cui l’indagato parla con alcuni extracomunitari accennando ad un passaporto. Il fatto metteva in guardia gli inquirenti su un probabile piano di fuga organizzato dall’uomo grazie all’appoggio di cittadini stranieri che avrebbero potuto fare da basisti nel proprio Paese d’origine. Dal giorno del ritrovamento della vittima i militari del Nucleo Investigativo ed i colleghi della Sezione operativa dei carabinieri di Pistoia, coordinati dal procuratore Tommaso Coletta e dal sostituto procuratore Leonardo De Gaudio, hanno lavorato senza soste analizzando più volte le telecamere di videosorveglianza della zona, che hanno permesso di individuare con precisione l’orario in cui è stato commesso l’omicidio, così da escludere il coinvolgimento di altri sospettati. L’orario del delitto è stato stabilito fra le 5.52 e le 5.59 di lunedì 8 gennaio.

Daniele Maiorino rimane in carcere per provvedimento del Gip

Cini sarebbe uscito poco prima per recarsi in un’area di servizio Q8 per fare rifornimento e riempire una tanica di benzina che avrebbe poi portato a casa con il suo furgone. La vittima, una volta arrivata, sarebbe stato colpito alle spalle con una spranga in testa, poi preso a calci e infine, quando l’uomo era agonizzante, l’assassino gli avrebbe dato fuoco cospargendolo di carburante. Il bagliore delle fiamme e l’esplosione della tanica di benzina sarebbero state registrate dalla più vicina delle telecamere, ubicata a circa 190 metri dal luogo del ritrovamento del cadavere. Il movente dell’omicidio sarebbe riconducibile all’acquisizione di un’eredità, attese le precarie condizioni economiche dell’odierno indagato. La vittima infatti aveva ereditato un bel po’ di soldi e una casa dopo la morte della madre.

Maiorino, secondo gli investigatori, per mettere le mani sul bottino avrebbe dovuto ammazzare il cognato per poi ottenere l’affidamento della nipote cosi da gestire il relativo patrimonio dell’unica erede. Il bene immobile pare fosse gravato da un mutuo ma con la clausola risolutiva in caso di morte. Per decisione del Gip Patrizia Martucci, l’indagato rimane in carcere:

L’avvocato difensore Katia Dottore Giachino

“Maiorino ha raccontato che quella notte era in casa con la famiglia — ha spiegato l’avvocato Dottore Giachino — e d’altra parte le telecamere dei vicini riprendono il corpo di Cini che prende fuoco ma non si vede nessuna persona che si avvicina alla vittima. Se il mio assistito fosse uscito da casa sarebbe stato inquadrato…Poi non è in possesso di passaporto dunque niente fuga e le parole delle intercettazioni non sono comprensibili a causa dei rumori di sottofondo. Maiorino afferma di aver detto ‘Lo hanno ammazzato’ facendo però riferimento ad altre persone…Ricorreremo al tribunale del Riesame…”.

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