Si è spento da più di un anno l’ufficiale di polizia giudiziaria che ha dedicato la sua vita alla lotta contro le mafie lucane a tutela del bene più prezioso: l’acqua.
Potenza – Il tenente Di Bello può essere considerato un simbolo, un prode, un autentico vessillo della lotta per la tutela ambientale. Ufficiale di polizia giudiziaria presso la Provincia di Potenza, dedica la sua intera esistenza, pagando a caro prezzo la sua ostinazione, alla tutela ambientale della sua Lucania; svolgendo in maniera integerrima il proprio dovere. Purtroppo in quel fazzolettone di terra che taglia in due il Sud dello Stivale, spesso la paura per i potenti sembra avere più presa della giustizia.
Il fango
La sua militanza nella polizia giudiziaria della procura di Potenza viene quasi del tutto dedicata alla protezione ambientale, specialmente quella delle acque della Basilicata. Di Bello si trova spesso ad affrontare situazioni scomode e personaggi definiti intoccabili, protetti da una fitta ragnatela di omertà e privilegi. Nel 2010, per aver denunciato l’inquinamento dell’invaso del Pertusillo, si vede travolto da un amaro quanto inspiegabile terremoto giudiziario. Viene condannato in primo grado a due mesi e venti giorni per aver rivelato dati sensibili sulla qualità dell’acqua dell’invaso, nonostante lo abbia fatto fuori dall’orario di servizio e con l’unico intento di proteggere l’ambiente. A causa di questa macchia nella fedina penale, nel 2013, nonostante sia stato il candidato più votato alle regionarie del Movimento 5 Stelle, la sua candidatura viene invalidata. Anche dopo la successiva assoluzione, le risposte da parte dei vertici del Movimento, in particolare di Luigi Di Maio, si limitano a un richiamo generico al regolamento, lasciando senza risposta domande importanti e ferite aperte. La grande beffa è rappresentata dai numerosi encomi, postumi alla condanna, ricevuti da Di Bello; queste le sue parole durante una delle ultime interviste:

“Per la cronaca sono rientrato in servizio nel marzo del 2020 una settimana prima dell’epidemia Covid-19. Nel 2023 ricevo l’ambito premio di encomio solenne nella Festa della Polizia Locale di Basilicata 2023, precedentemente avevo ricevuto il Premio di Italia Nostra 2019 Umberto Zanotti Bianco con celebrazione dell’evento al Senato della Repubblica.”
L’eredità
La lotta più dura attuata da Di Bello fu sicuramente quella contro lo sfruttamento indiscriminato del petrolio Lucano, soprattutto contro le trivellazioni in zone sensibili come le coste:
“Le valutazioni di impatto sanitario – aggiungeva Di Bello – hanno accertato una connessione tra estrazioni di petrolio e gas ed aumento della mortalità (vedasi VIS Viggiano- Grumento), i costi delle insorgenze finiscono per gravare sul bilancio Regionale, invece andrebbe trovato nelle compensazioni ambientali legate alle estrazioni gli importi che la Regione Basilicata sarà chiamata ad affrontare per far fronte ad insorgenze causate dalle estrazioni.”

Il 23 novembre del 2024 il baluardo Giuseppe di Bello si spegne e, con la sua scomparsa, viene meno anche una voce che ha rappresentato coscienza e coraggio civile. Una voce che per molti ha rappresentato la dignità e il coraggio contro il “solito” e intoccabile più forte. Ai cittadini lucani e all’intero stato italiano Giuseppe Di Bello mancherà, come mancano tutte le persone che hanno creduto davvero nella possibilità di un cambiamento, e hanno agito con coerenza, pagando di persona il prezzo della verità.