Il Covid-19 non è come lo descrivono. Passerà e non è stato il male peggiore, altri virus hanno mietuto molte più vittime. Superato il picco potrebbe scomparire da solo ma non sono escluse recrudescenze. Il vaccino sarebbe quasi inutile nel caso, come sembra, di più ceppi virali. La teoria, reale, dei 70 giorni.
NAPOLI – Ho sempre avuto stima per Giulio Tarro, virologo di fama internazionale e allievo di Albert Sabin. L’ho conosciuto, tanti anni fa, durante un convegno nel quale si parlava di antitumorali naturali, fra questi spiccava la Capsaicina, la proteina “piccante” contenuta nel peperoncino. In quell’occasione il prof ne disse un gran bene dell’umile bacca descrivendone le caratteristiche biochimiche che, negli anni a venire, avrebbero dimostrato spiccata attività antineoplastica, antinfiammatoria e antiedemigena. Insomma una piacevole discussione che ebbe termine davanti ad un grande buffet con prodotti tipici tra i quali, manco a farlo apposta, troneggiava il Capsicum annuum in tutte le sue preparazioni gastronomiche.
Da qualche mese Tarro è intervenuto, inevitabilmente, nell’accesa discussione scientifica sul Covid-19 che sembra aver monopolizzato i nostri pensieri, specie quelli più brutti, infondendoci un barlume di speranza escludendo il vaccino dalle nostre preoccupazioni:”… Se il virus ha come sembra una variante cinese e una padana – ha detto il prof – sarà complicato ottenere un vaccino che funzioni in entrambi i casi esattamente come avviene per i vaccini antinfluenzali che non coprono tutto… ”. E sino a qui nulla da eccepire e anche chi non mastica di medicina riesce a comprendere perfettamente l’assunto scientifico del noto virologo che rincara la dose:
”…Per tornare verso la normalità – aggiunge Tarro – si dovrà mettere a punto una terapia antivirale efficace, una cura che potrebbe arrivare anche per l’estate. Spero che la scienza e il caldo possano essere alleati. E confido che potremo andare a fare i bagni. Troppa gente parla del Coronavirus senza avere il supporto dei dati scientifici e senza le giuste conoscenze… Il virus un po’ particolare, fortunatamente non ha la stessa mortalità della Sars e neppure della Mers che uccideva un malato su tre. Oggi non lottiamo contro l’Ebola, ma il nostro nemico è una malattia che non è letale per quasi il 96% degli infetti. Il problema è nel restante 4% che si è scatenato contemporaneamente. In pratica in meno di un mese abbiamo avuto gli stessi malati di influenza di un’intera stagione. Un’ondata a cui era impossibile far fronte a causa dei tagli alla sanità degli ultimi anni. Secondo l’Oms, tra il 1997 e il 2015 sono stati dimezzati i posti letto in terapia intensiva. E, peggio, non siamo stati abbastanza veloci a riparare i danni… Perché quando abbiamo avuto le notizie dalla Cina, i francesi sono intervenuti subito sui posti in terapia intensiva e noi no? Abbiamo preferito bloccare i voli con la Cina: una misura davvero inutile. Per non parlare poi del caos mascherine. La verità è che all’inizio non le avevamo quindi si diceva che dovessero usarle sono medici e pazienti, poi siamo diventati produttori di mascherine e quindi diciamo che servono a tutti. E’ incredibile, bisognava dire a tutti subito di usarle e di mantenere le distanze, invece, è stato fatto un pasticcio dopo l’altro. Si voleva blindare la Lombardia come la Cina e poi si è permesso a migliaia di persone di migrare al Sud… Francamente non si è capito quale sia stato l’approccio del governo e le misure di contenimento sono state prese in ritardo…”.
L’allievo di Sabin critica, a ragione, anche una certa comunicazione martellante, subliminale e continua. Una sorta di lavaggio del cervello che ha nuociuto e continua a nuocere più del virus maledetto:
”…L’allarme è fonte di stress e lo stress, paradossalmente, determina un calo delle difese immunologiche – prosegue il prof Tarro – lo sanno tutti gli esperti, eppure ogni giorno assistiamo a questi inutili numeri che comunica la Protezione civile. Sono dati che non vogliono dire nulla: non conosciamo il numero preciso dei contagiati e di conseguenza ci ritroviamo di fronte a un tasso di mortalità altissimo. Se andiamo a vedere alcuni studi inglesi, però, scopriamo che gli infetti sarebbero molti di più: secondo uno studio dell’università di Oxford addirittura il 60-64% dell’intera popolazione; per l’Imperial College almeno 6 milioni. Con queste stime il tasso di decessi si abbassa enormemente. Credo che arriveremo sotto l’1% come in Cina… Il Covid 19potrebbe sparire completamente come la prima Sars; ricomparire come la Mers, ma in maniera regionalizzata, o diventare stagionale come l’aviaria. Per questo serve una cura più che un vaccino. Il fatto che in Africa non attecchisca mi fa ben sperare in vista dell’estate…”.
Grazie professore Tarro per la speranza. Ma se da un lato c’è lo scienziato candidato al Nobel, dall’altro risponde Roberto Burioni, anche lui virologo di fama mondiale, ma ancor più noto per le sue contraddizioni. Burioni ha scritto su Twitter che se Tarro è virologo da Nobel, lei sarebbe Miss Italia. Il prof del Cotugno di Napoli non le manda a dire e risponde a botta:”… Burioni su una cosa ha ragione: lui deve fare solo le passerelle come Miss Italia, ma senza aprire bocca…”. A noi le polemiche non piacciono ma Burioni non è quello che sminuiva la virulenza del Covid per poi gridare al lupo, al lupo? Mamma mia che tempi e che persone ci sono in giro. Dall’altro capo del pianeta, in Israele, qualcuno sembra parlare la stessa lingua di Tarro. Non il dialetto partenopeo, ovviamente, ma la stessa lingua scientifica, più o meno:
”… Il virus raggiunge il picco di contagio entro 4/6 settimane – afferma il professor Isaac Ben Israel, scienziato ebreo – per poi cominciare una fase discendente che si concluderebbe intorno all’ottava/nona settimana, sviluppandosi nell’arco di 70 giorni. La diffusione del SARS-CoV-2 si esaurirebbe in 70 giorni, indipendentemente dalle misure restrittive adottate per contrastarlo. In altri termini, il patogeno sarebbe legato a una sorta di “ciclo epidemico“, che dopo i primi contagi, l’impennata della curva e il raggiungimento del picco, tenderebbe ad azzerarsi in poco più di due mesi. A partire dalla sesta settimana l’aumento del numero di pazienti in Israele si è ridotto, raggiungendo un picco nella sesta settimana con 700 pazienti al giorno. Da quel momento è in calo e oggi si parla di solo 300 nuovi pazienti. In due settimane si arriverà a zero e non ci saranno più nuovi pazienti… Nel mio Paese circa 140 persone muoiono normalmente ogni giorno. Avere chiuso gran parte dell’economia a causa di un virus cosi è un errore radicale che costa inutilmente a Israele il 20% del suo Pil. Blocchi e chiusure sono un caso di isteria di massa. Una semplice distanza sociale sarebbe sufficiente…”.
Nella grande confusione che regna sovrana e con il diffondersi di teorie e ipotesi contrastanti la gente ne ha piene le scatole. Sui social e nei sistemi di messaggistica girano audio e video di rivolta e di istigazione contro lo Stato di regime. Per la maggior parte si tratta di Fake ma alcuni di essi non sono da prendere sottogamba. Esasperare gli animi non serve, piuttosto sbrigatevi a prendere decisioni sensate e quando annaspate nel marasma ricordatevi della diligenza e del buon senso del padre di famiglia. Basta col prenderci per i fondelli.