Giù le mani dalle “Tre Cime di Lavaredo!”: una petizione contro l’invasione auto

Ogni anno 60mila veicoli passano dal rifugio Auronzo. L’iniziativa promossa dal comitato a difesa della biodiversità e della natura.

Auronzo di Cadore – Le Tre Cime di Lavaredo, la più famosa catena montuosa delle Dolomiti, appartenenti alle Alpi Orientali italiane, dal 2009 considerate patrimonio dell’UNESCO, l’Organizzazione dell’ONU per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, sono tra i simboli più rappresentativi del paesaggio italiano. Non solo per chi ama la montagna, ma perché evocano un fascino particolare, dovuto alle grandi battaglie del ciclismo, i cui protagonisti hanno compiuto imprese considerate epiche dai loro cantori. Dal punto di vista geografico, sono site al confine tra il territorio del comune di Auronzo di Cadore, in provincia di Belluno, e di quello di Dobbiaco, in provincia di Bolzano. Le Tre Cime assumono una particolare configurazione a forma di dita, le iconiche “tre dita di Dolomia” che si ergono verso il cielo, quasi a volerne catturare i sapori e i colori.

Madre Natura è stata fin troppo generosa offrendoci uno spettacolo di mirabilie e di esaltazione del paesaggio, grazie alle Tre Cime, ubicate nel Parco Naturale omonimo. Questo spettacolo naturale, unico e straordinario, da rasentare il divino, sta però correndo il grosso rischio di essere danneggiato dalla dabbenaggine e incuria dell’essere umano.

Negli ultimi tempi, il traffico automobilistico è cresciuto notevolmente, sino ad arrivare all’eloquente cifra di 60 mila veicoli all’anno. Prevedibile l’incremento dell’inquinamento atmosferico e acustico e dell’erosione del suolo. Quando ci si mette di buzzo buono, l’essere umano è capace di esprimere tutte le sue doti nocive centrando l’obiettivo: l’alterazione dell’equilibrio faunistico locale e dell’intero ecosistema! Per questi motivi è nato un comitato per la difesa delle Tre Cime di Lavaredo, che ha lanciato una petizione tramite Change.org, una piattaforma online di campagne sociali. Lo scopo dei promotori è di limitare il traffico in queste zone, proponendo alternative di mobilità più ecologiche e attuando un trasporto pubblico sostenibile.

Il traffico automobilistico è particolarmente intenso al rifugio Auronzo, che, a fronte di una capacità di 700 posti auto, si trova sommerso dai succitati 60 mila veicoli. La cifra stimata è considerata molto ottimistica. L’invasione turistica, tipica di orde di lanzichenecchi, oltre a incrinare la biodiversità unica di questo territorio, sta impoverendo l’esperienza turistica stessa di stare a contatto con la natura. Il risultato di quest’impresa? Aria alterata e ambiente rumoroso e fosco.

Il parere del comitato è di eliminare il traffico privato, tranne per i veicoli elettrici e alimentati da fonti rinnovabili, proponendo una linea di autobus elettrici o con energia green. In questo modo si ridurrebbero, prepotentemente, le emissioni di CO2 (anidride carbonica), a tutto vantaggio dell’aria e dell’impatto acustico. In secondo luogo, meno erosione del suolo e più tutela della fauna e della flora locale. Inoltre, con un sistema di trasporto pubblico più ecologico, l’accesso al rifugio sarebbe più salvaguardato e regolato, grazie all’eliminazione della congestione. Un modo per rendere più piacevole e rilassante l’esperienza turistica.

Col lancio della petizione, il comitato si augura, vivamente, che le autorità territoriali, locali e regionali, si sveglino dal lungo torpore in cui sembrano essere precipitate, per assumere iniziative tese alla chiusura della strada che porta al rifugio di Auronzo e favoriscano, in maniera decisa, il trasporto pubblico sostenibile. La speranza è che si riesca nell’impresa e venga raggiunto lo scopo prefissato. Stando alla cronaca, però, c’è da segnalare che le petizioni, spesso, non vengono considerate dalle autorità costituite. Perché la transizione green, la sostenibilità ambientale e il rispetto per l’ambiente sono parole, in bocca alle istituzioni, intrise di retorica e demagogia, ma nei fatti, vuote ed ipocrite!

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