Giorgia Meloni contro Peppa Pig è il nuovo tema caldo della campagna elettorale. Tutto nasce da una puntata del famoso cartone animato trasmessa nel Regno Unito dove una delle protagoniste presenta la sua famiglia composta da due mamme. E i sovranisti del “Bel Paese” hanno puntualmente alzato la voce chiedendo platealmente alla Rai di non trasmettere la puntata incriminata.
Roma – In un momento quanto mai delicato che vede non solo imperversare la guerra in Ucraina ma anche il preoccupante “Rincaro delle bollette del gas” che si prepara a colpire tutte le famiglie italiane Giorgia Meloni decide di attaccare le “Famiglie arcobaleno” flirtando con quella parte del nostro elettorato che rimpiange ancora una politica autoritaria e che soprattutto si mantiene su posizioni fortemente conservatrici e ultra/cattoliche.
Tutto questo avviene quando al festival del cinema di Venezia viene presentato il film di Gianni Amelio, “Il Signore delle Formiche” che ricorda il caso di Aldo Braibanti, un intellettuale italiano che nella metà degli anni sessanta del novecento venne processato per plagio nei confronti di un giovane studente di medicina che era divenuto il suo amante.
Il reato di plagio era previsto dal Codice penale “Rocco” approvato durante gli anni trenta in pieno regime fascista e nascondeva la diffidenza del fascismo nei confronti dell’omosessualità che non veniva condannata apertamente ma in modo surrettizio e con una norma vaga e generica. E non a caso tale norma è stata poi dichiarata illegittima nel 1981 dalla Corte Costituzionale per contrasto con il principio di tassatività sancito dalla nuova Costituzione italiana.
Peppa Pig e il caso Braibanti dimostrano in modo evidente come l’omofobia sia da sempre nascosta nella nostra società, magari addormentata e silenziosa ma pronta a riemergere quando viene svegliata dal politico di turno per cercare di raccogliere consenso negli strati meno informati e più radicali del Paese.
E allora non possiamo esimerci dall’affermare che in Italia manca ancora una destra liberale che abbia nel suo programma non solo principi economici liberisti e il rispetto della legalità ma anche quella tutela dei diritti civili che nel 2022 non può più essere rimandata e lasciata in attesa con il “solito refrain” che ci sono problemi più urgenti da affrontare.