Generazione Z e amori multipli: il poli-amore come nuova filosofia relazionale

Sempre più giovani scelgono relazioni “multiple” basate su trasparenza, consenso e rispetto reciproco. Ma su cosa si basano e come si fa a sostenerle?

Una nuova tendenza sta attraversando, come un’onda anomala, la Generazione Z, i nati tra la seconda metà degli anni ’90 e il primo decennio del nuovo millennio. Si tratta dell’amore multiplo, più conosciuto come poli-amore. Ossia, una relazione in cui i componenti sono liberi di stabilirne altre, con l’accettazione dei vari partner. Tecnicamente non è un tradimento, perché gli attori sono coinvolti e consapevoli. Cornuti per convinzione, quindi, tanto per usare un linguaggio colorito.

Le relazioni possono essere instaurate in contemporanea e coprono tutto lo scibile dell’argomento. Possono, infatti, essere romantiche, affettive o sessuali o tutte e tre insieme. Affinché relazioni del genere possano avere successo, la sincerità è una delle componenti fondamentali. I modi con cui si esprimono i rapporti poli-amorosi sono vari. Possono essere gerarchici, nel senso che esiste una scala di preferenze, in cui un rapporto è considerato primario, altri meno. Oppure paritario, in cui sono tutti sullo stesso piano, senza distinzioni di sorta. In linea di massima coinvolge tutte le varietà delle relazioni alla cui base c’è un punto valido per tutte. Ossia devono basarsi sul rispetto, il consenso e la comunicazione.

Secondo una recente ricerca, il 70% dei giovani penserebbe di avere relazioni multiple.

Il Kinsey Institute for Research in Sex, Gender, and Reproduction (Ricerca su Sesso, Genere e Riproduzione) è un istituto di ricerca presso l’Università dell’Indiana, Usa. Il suo intento è “promuovere una maggiore comprensione della sessualità e delle relazioni umane attraverso la ricerca, la divulgazione, l’istruzione e la conservazione storica”. Da un recente studio è emerso che il 70% dei giovani pensa di avere relazioni multiple. A conferma che i rapporti monogamici appartengono alla preistoria.

Non è una novità nell’evoluzione del costume sociale e neppure della rivoluzione digitale col proliferare di applicazioni di “incontri”. Già negli anni ’60, infatti, il movimento di controcultura hippy, praticava l’amore libero, senza legami fissi ma variabili. Secondo questa visione, i rapporti tradizionali erano incardinati sul dominante “spirito borghese”, che, in teoria, contrastava. La novità, semmai, è rappresentata dall’anelito di trasparenza, consenso e rispetto reciproco che le nuove generazioni esprimono con forza.

La condizione essenziale dei rapporti poli-amorosi è che devono basarsi sul rispetto, il consenso e la comunicazione.

Vivere le relazioni alla “luce del sole” senza infingimenti, tradimenti e ipocrisie che, spesso, sono stati dominanti nelle epoche precedenti. In questa nuova filosofia di vita amorosa, si giunge, persino, a dichiarare la propria gioia nel sapere il proprio partner tra le braccia di un altro. Forse si pretende troppo dalle capacità umane. Nel senso che per essere un poli-amoroso bisogna essere dotati di una forte competenza affettiva, capacità comunicativa, cognizione delle proprie possibilità e profondo rispetto per coloro che sono immersi in questo… “tour de force”.

E non è mica finita qui: non può mancare, infatti, una certa abilità nelle trattative coi soggetti coinvolti, in quanto la stabilità è in forsennato divenire. Perché il fondamento è l’unicità e la flessibilità della relazione d’amore. E’ scontato che ognuno possa vivere le proprie “storie” come gli pare, importante è che non ci siano prevaricazioni o vessazioni di qualche tipo. E’ da segnalare, tuttavia, che i requisiti per partecipare all’amore multiplo, sono tanti, troppi. Già essere in possesso di uno solo, si può gridare al prodigio. Vista come è combinata la nostra società, non pare che ci siano segnali tesi verso il cambiamento. Ci si augura che i giovani siano in grado di produrre vistose crepe nelle fondamenta della visione monogamica dell’amore!

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