Il solito giro di soldi sporchi dietro le gare clandestine. Da anni e anni i clan mafiosi gestiscono il racket dei cavalli da corsa bloccando le strade etnee. Il comparto illecito, intanto, ingrassa e dilaga.
Catania – Cavalli da corsa e fantini pronti a tutto pur di vincere. No, non è la cronaca di una normale corsa di cavalli all’ippodromo, piuttosto la narrazione – al limite del fantascientifico – di una gara clandestina organizzata tra le curve del vulcano siciliano.
La sfida, verso le punte più alte dell’Etna, è presa in carico dai più noti fantini catanesi che si prestano a questo genere di sport: le scuderie Picanello e San Cristoforo si contendono una vittoria “illegale” sorretti da un pubblico di giovani, direttamente a bordo strada. Un pubblico che ha pagato, che ha scommesso grosse cifre di denaro – si parla di un giro di oltre 100mila euro – e che se ne infischia di qualsiasi regola tanto da pubblicare sui social video e foto di un’impresa che altro non è che una sommatoria di reati. Com’è accaduto innumerevoli volte.
Alla fine la corsa è stata vinta da un cavallo della squadra Picanello che è stato portato in trionfo – dicono i bene informati – in una stalla del quartiere al confine con Ognina con tanto di festa e brindisi finale. Il fenomeno delle corse clandestine in Sicilia evidenzia, ancora una volta, la libertà di manovra di cui godono i clan mafiosi e di quanto sia sempre più avvolgente il controllo, da parte delle criminalità organizzate, delle piazze di spaccio e non solo.