L’ex agente del Sismi, protagonista di vicende come la P2, il caso Orlandi e il Banco Ambrosiano, è deceduto nello Spezzino dove da tempo si era ritirato.
Sarzana (La Spezia) – Francesco Pazienza, ex agente segreto, faccendiere e figura centrale in molte delle vicende più oscure della storia italiana, è morto sabato 21 giugno all’età di 79 anni presso l’ospedale di Sarzana, in provincia di La Spezia. A darne notizia solo oggi è la famiglia, che ha chiesto “discrezione e rispetto per il dolore”. Residente da anni a Lerici, nel suo buen retiro affacciato sul Golfo dei Poeti, Pazienza aveva passato gli ultimi anni in libertà vigilata, dopo una vita segnata da inchieste, condanne e misteri irrisolti.
Francesco Pazienza è stato una figura controversa e centrale negli anni più bui della Prima Repubblica. Il suo nome compare in numerosi fascicoli giudiziari legati alla Loggia massonica P2, alla strage di Bologna (condanna per depistaggio). E ancora Banco Ambrosiano, Caso Orlandi, il rapporto con Ali Agca, il rapimento di Ciro Cirillo e l’affaire del Super-SISMI
Dopo lo scandalo P2, fuggì negli Stati Uniti e fu arrestato nel 1985, per poi essere estradato nel 1986. In totale ha scontato 13 anni di carcere, diventando negli anni successivi una figura sempre più appartata, ma mai dimenticata. Negli ultimi anni, Pazienza ha tentato di offrire la propria versione dei fatti attraverso due libri, “Il disubbidiente” e “La versione di Pazienza”. In quest’ultimo volume scriveva: “Non ho bisogno di discolparmi, però alcune cose voglio raccontarvele. Soprattutto una: il Banco Ambrosiano non fallì, fu fagocitato da diversi parassiti. È giunta l’ora di ristabilire la verità”.
Parole che riflettono la sua volontà di ridimensionare il proprio ruolo, pur senza mai contribuire in modo decisivo a diradare le nebbie attorno ai grandi misteri italiani degli anni ’70 e ’80. Pazienza era ben conosciuto a Lerici, dove si era ritirato da tempo. Il sindaco Leonardo Paoletti lo ha ricordato come “Un personaggio complesso, ma interessante. Molto attivo nella comunità locale”. Un ritratto che lascia trasparire la doppia anima di un uomo che è stato al tempo stesso pedina e regista, uomo delle istituzioni e corpo estraneo, nella grande narrazione dei misteri irrisolti italiani.