Barelli respinge le pressioni per il “caso Fascina”. Possibile nuovo scontro con la Lega dopo l’ingresso di Minardo tra gli azzurri.
Roma – Forza Italia mantiene salda la sua posizione nella commissione Difesa e respinge al mittente ogni ipotesi di ridimensionamento dei propri componenti. La questione è emersa dopo l’ingresso tra gli azzurri del presidente della commissione, l’ex leghista Nino Minardo, che ha creato un potenziale squilibrio negli equilibri parlamentari.
All’ufficio di presidenza della Camera, gli altri partiti potrebbero infatti chiedere un riequilibrio delle forze in commissione. Tra i nomi circolati per un possibile “cambio” forzista è spuntato quello di Marta Fascina, ex compagna del fondatore di Forza Italia Silvio Berlusconi, che detiene il record di assenze a Montecitorio e quindi anche nella commissione dove per gli azzurri siedono, con presenza molto attiva, Giorgio Mulè, Roberto Bagnasco e Gloria Saccani.
L’arrivo di Minardo nel partito di Antonio Tajani il mese scorso ha creato non pochi problemi a Matteo Salvini, che ha perso la presidenza di una commissione appena riconfermata.

Ma il capogruppo forzista Paolo Barelli lancia un messaggio chiaro e inequivocabile: il partito non ha alcuna intenzione di ridurre la propria presenza in commissione. “Il tema non si è posto all’attenzione del mio gruppo – dichiara – e i problemi di abbondanza non sono problemi. Siamo saliti da 44 deputati eletti nel 2022 a 51 di oggi. Questo è quello che per Forza Italia conta e colgo l’occasione di farlo rilevare”.
Al momento, quindi, nessun “caso Fascina” all’orizzonte. Tuttavia, alla ripresa dei lavori parlamentari, altri partiti come Alleanza Verdi-Sinistra, non rappresentata in commissione, o la stessa Lega, che ne ha perso sia la presidenza che un componente, sono pronti a sollevare la questione.
Proprio dal Carroccio sembrano intenzionati a porre il problema, anche sul tema della presidenza. Si profila così un nuovo scontro interno alla maggioranza tra Lega e Forza Italia, che non perdono occasione di farsi sgambetti e dispetti reciproci sulle proposte di legge e non solo.