Dall’appello della Croce Rossa a non restare indifferenti ai conflitti al rapporto sulle condizioni dei Cpr, fino alla salute psicologica.
Roma – La Giornata dei diritti umani viene celebrata ogni anno in tutto il mondo il 10 dicembre e commemora l’anniversario di uno degli impegni globali più innovativi del mondo: la Dichiarazione universale dei diritti umani. Questo documento fondamentale sancisce i diritti inalienabili che spettano a tutti gli esseri umani, indipendentemente da razza, colore, religione, sesso, lingua, opinione politica o di altro tipo, origine nazionale o sociale, proprietà, nascita o altro status.
La Dichiarazione è stata proclamata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite a Parigi il 10 dicembre 1948 e stabilisce, per la prima volta, i diritti umani fondamentali da tutelare universalmente. In quanto “standard comune di realizzazione per tutti i popoli e tutte le nazioni”, la Dichiarazione universale è un progetto globale per le leggi e le politiche internazionali, nazionali e locali e un fondamento dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Il tema 2024: I nostri diritti, il nostro futuro, adesso. I diritti umani possono mettere in grado gli individui e le comunità di forgiare un domani migliore. Abbracciando e confidando nel pieno potere dei diritti umani come via per il mondo che vogliamo, possiamo diventare più pacifici, uguali e sostenibili.
In questa Giornata, si legge sul sito delle Nazioni Unite, “ci concentriamo su come i diritti umani siano un percorso verso le soluzioni, svolgendo un ruolo critico come forza preventiva, protettiva e trasformativa per il bene. Come ha detto il Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres, “i diritti umani sono il fondamento di società pacifiche, giuste e inclusive”. Il tema di quest’anno è “un invito a riconoscere l’importanza e la rilevanza dei diritti umani nella nostra vita quotidiana. Abbiamo l’opportunità di cambiare le percezioni parlando contro i discorsi di odio, correggendo e contrastando la disinformazione. È il momento di mobilitarsi per rinvigorire un movimento globale per i diritti umani“.
Il Capo dello Stato Sergio Mattarella invia un messaggio: “in occasione della Giornata che sottolinea la centralità dei diritti umani, la Repubblica riafferma il valore delle norme del diritto internazionale e del diritto
internazionale umanitario, senza le quali è illusoria ogni prospettiva di pace duratura e di sviluppo dei popoli”. Sui social il presidente del Senato Ignazio la Russa commenta: “Riaffermiamo con determinazione l’impegno comune per garantire i diritti inviolabili dell’uomo così come riconosciuto dall’art.2 della nostra Costituzione. La dignità, l’uguaglianza e la libertà sono valori imprescindibili per costruire una società basata sul rispetto. Solo attraverso un impegno attivo si possono tradurre questi valori in azioni quotidiane, contribuendo così a un mondo davvero più giusto”.
Rosario Valastro, presidente della Croce Rossa Italiana, sottolinea che questo momento storico “ha un grande nemico: l’abitudine. Alle immagini di sofferenza che arrivano da troppi luoghi nel mondo, al disagio delle nostre stesse comunità, all’insensibilità di fronte al dolore altrui. È nostro dovere – dice – non abituarci mai a tutto questo. Non possiamo restare indifferenti di fronte a tutte le persone che nelle zone di conflitto sono prive di acqua, cibo, vestiti e supporto sanitario, a quanti sono in difficoltà economica, a chi è margini della società, a chi subisce violenze. Il nostro compito è quello di non voltarci dall’altra parte e di impegnarci ancora e di più per difendere i diritti fondamentali riconosciuti ad ogni persona, affinché siano sempre più una base solida della nostra società, della nostra democrazia, e riescano a garantire a tutti gli esseri umani eguale dignità, in ogni circostanza. L’azione dei 150mila Volontarie e Volontari della Croce Rossa Italiana è nel primo Principio dell’Associazione, l’Umanità“.
Per David Lazzari, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli Psicologi la “salute psicologica è un diritto umano essenziale, non un privilegio, e come tale rappresenta un pilastro indispensabile per il pieno sviluppo della persona e per una partecipazione equa e consapevole alla vita sociale, culturale ed economica. La tutela del benessere psicologico deve essere considerata parte integrante del diritto alla salute, sancito dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Viviamo in una società – afferma Lazzari – che troppo spesso trascura l’importanza della salute psicologica, alimentando stigma e disuguaglianze nell’accesso ai servizi. È nostro dovere – conclude – come professionisti della psicologia, ed è dovere delle istituzioni, garantire che nessuno resti solo di fronte alla sofferenza psicologica. Per questo, oggi più che mai ribadiamo la necessità di investire in politiche pubbliche che favoriscano l’accesso universale a servizi di supporto psicologico, la prevenzione del disagio e la promozione del benessere per tutte le fasce della popolazione, senza discriminazioni”.
“Cpr d’Italia: porre fine all’aberrazione’ è la richiesta-denuncia del Tavolo Asilo e Immigrazione (Tai), ma è anche il titolo del rapporto, presentato stamani a Roma in occasione della Giornata mondiale dei Diritti Umani, frutto di un monitoraggio condotto tra aprile e agosto 2024 su otto centri di permanenza per il rimpatrio attivi in Italia: Bari, Gradisca d’Isonzo, Macomer, Milano, Palazzo San Gervasio, Pian del Lago, Restinco e Roma. Il rapporto è stato elaborato a partire dai contributi delle delegazioni che hanno effettuato le visite di rappresentanti politici e di oltre 40 organizzazioni della società civile, incrociati con le numerose evidenze emerse nel corso degli anni e con i dati della piattaforma “Trattenuti” di ActionAid e Università di Bari.
Creati nel 1998 per garantire rimpatri efficienti, “i Cpr non assolvono più alla loro funzione. Tra il 2018 e il 2023, quasi 33.000 persone sono state trattenute nei Cpr, 6700 circa nel 2023. I tunisini rappresentano quasi la metà dei trattenuti, hanno una percentuale di rimpatrio del 70% (per le altre nazionalità, il tasso scende sotto l’8%), ma sono solo l’11% delle persone giunte in Italia nel 2023. Quanto agli ordini di allontanamento, cioè alle persone “da rimpatriare per legge”, il fallimento – ha sottolineato il Tai – del sistema detentivo è
completo: tra 2014 e 2023 i rimpatri dai Cpr non superano mai il 12% degli ordini di allontanamento. Il tutto con “un costo enorme”. Negli ultimi sei anni, per il sistema Cpr sono stati spersi “oltre 92 milioni di euro, con una media annuale di 1,6 milioni per struttura e con un costo giornaliero per trattenuto che oscilla, nel 2023, tra i 30 e i 42 euro” .
Sul versante della durata della detenzione, ha sottolineato il Tavolo, è spesso determinata “dalla casualità o dalla capacità ricettiva dei centri”, che funziona al di sotto del 51% del potenziale. Molti trattenuti vengono rilasciati per decorrenza dei termini (massimo 18 mesi) o per provvedimenti giudiziari (18,8% dei casi). In diversi Cpr, come a Roma e Milano, si è registrato un uso massiccio di psicofarmaci, mentre le emergenze sanitarie vengono affrontate con ritardi e protocolli insufficienti, a cui si aggiungono strutture e bagni fatiscenti, mancanza di spazi ricreativi e alimentazione insufficiente e mal gestita. La stima del Tai è che dal 1998 ad oggi siano oltre 30 le persone che hanno perso la vita nei Cpr, le ultime due quest’anno, appena
maggiorenni, nei Cpr di Ponte Galeria e Palazzo San Gervasio.
“Una mera stima perché nulla di ufficiale, dalle istituzioni, è dato di sapere su queste strutture, neanche il nome esatto delle vittime”. “È un sistema che non funziona, ma che continua a essere finanziato. I Cpr sono un fallimento su tutta la linea – ha commentato Filippo Miraglia, coordinatore del Tai – Da un lato non raggiungono il loro obiettivo dichiarato, i rimpatri; dall’altro sono un’aberrazione etica e giuridica, una ferita
aperta nello stato di diritto”.