Dopo l’introduzione delle fatture elettroniche la fiscalità del Bel Paese si fa sempre più contorta e farraginosa. La lotta all’evasione rischia il flop.
Della lotta all’evasione si parla da alcuni decenni e molte cose sono state fatte, tutte però scarsamente efficaci. Dagli anni ‘80 in poi ci sono state le manette agli evasori (1982), poi il cosiddetto redditometro (1983), i coefficienti presuntivi (1989), la minimum tax (1993) e i parametri (1995), fino ad arrivare agli studi di settore (1998). Negli anni più recenti è entrata in campo Equitalia e poi l’Agenzia delle entrate. La parola d’ordine è eliminare il contante, eppure i tedeschi usano più cash degli italiani, evadendo di meno.
Dal 1° gennaio lo scontrino elettronico è obbligatorio per tutti. Cambiati i registratori di cassa, secondo quanto stabilito dal decreto 119/2018, collegato alla legge di Bilancio 2019, ora scompaiono gli scontrini fiscali in formato cartaceo. Dal 2020, pertanto, il corrispettivo elettronico si estende a tutti gli operatori economici che emettono ricevute fiscali (compresi gli artigiani), mentre dal luglio scorso ad applicare il nuovo corso del fisco avviando la sperimentazione erano già stati i commercianti che nel 2018 aveva realizzato un volume d’affari superiore a 400 mila euro. Sono oltre 2 milioni le attività coinvolte: per il consumatore, però, non cambia quasi nulla. Al momento del pagamento non si riceverà più uno scontrino o una ricevuta, ma un documento commerciale privo di valore fiscale, che potrà essere conservato come garanzia del bene o del servizio pagato, oltre che per un eventuale cambio merce.
Peraltro con l’introduzione dei corrispettivi elettronici, spiega l’Agenzia delle Entrate in un approfondimento dedicato alla novità, non occorrerà più tenere il registro dei corrispettivi. La memorizzazione elettronica e la trasmissione telematica dei dati verrà fatta direttamente all’Agenzia, sostituendo in tal modo gli obblighi di registrazione delle operazioni effettuate in ciascun giorno. Questo sistema consentirà all’Agenzia delle Entrate un più penetrante controllo e la possibilità di acquisire tempestivamente e correttamente i dati fiscali delle operazioni, per metterli poi a disposizione – mediante servizi gratuiti – degli stessi operatori Iva o dei loro intermediari, supportandoli nella compilazione della dichiarazione Iva e nella liquidazione dell’imposta. Il provvedimento, inserito nel D.L. collegato alla legge di bilancio 2019, rientra prevalentemente nelle misure previste per combattere l’evasione fiscale e garantisce al fisco un controllo più diretto e immediato sulle attività commerciali.
L’obbligo dello scontrino elettronico è vincolante per tutti gli operatori economici che emettono ricevute fiscali, come commercianti, artigiani, albergatori e ristoratori e riguarda anche le partite Iva al regime dei minimi e forfettari, che hanno un’attività commerciale con redditi annui inferiori ai 65mila euro, i quali dovranno trasmettere i corrispettivi in via telematica all’Agenzia delle Entrate. Altra incombenza per i commercianti e gli altri soggetti coinvolti è quella di adeguare i propri registratori, passando ai nuovi registratori telematici direttamente collegati con l’Agenzia delle entrate. Per questo passaggio è anche previsto un contributo statale sotto forma di credito d’imposta pari al 50% della spesa, per un massimo di 250 euro in caso di acquisto e di 50 euro se si tratta soltanto di un adeguamento del vecchio registratore.
Capitolo a parte merita la lotteria degli scontrini, con cui lo Stato metterà in palio un montepremi annuale di un milione di euro ed estrazioni mensili. Conoscendo la passione degli italiani per il gioco d’azzardo, il Governo “gioca la propria carta”. Il provvedimento, già presente in numerosi altri Paesi, è un incentivo affinché i consumatori chiedano la ricevuta agli esercenti. Gli acquirenti, infatti, per partecipare, dovranno espressamente domandare un codice lotteria su un portale apposito e comunicarlo poi al venditore al momento dell’acquisto. La “dea bendata” potrà quindi baciare chiunque, offrendo contestualmente possibilità di lucro anche allo Stato. E’ proprio vero, allora, che ai governanti del nostro Paese il gioco d’azzardo piace parecchio, date le imposte che l’erario riscuote con esso e l’immensa fonte di guadagno che ne ricava. Lo Stato non perde il vizio, anzi non perde mai: “Les jeux sont faits…”