La Questura di Verbania lancia l’allarme su una nuova ondata di truffe digitali basate sulla tecnica dello “spoofing”.
Verbania – Negli ultimi giorni si sono registrati diversi casi di truffa – alcuni riusciti, altri fortunatamente sventati – messi in atto con una tecnica subdola e in continua evoluzione che unisce strumenti digitali e social engineering, sfruttando l’identità apparente di enti istituzionali come le forze dell’ordine o Poste Italiane.
La Questura di Verbania, a seguito dei ripetuti interventi della Polizia di Stato nei Comuni di Verbania, Omegna e Domodossola, segnala alla cittadinanza un nuovo schema truffaldino, sofisticato e insidioso, che si affianca alle già note truffe telefoniche in cui finti carabinieri, poliziotti o avvocati contattano ignare vittime – spesso anziane – raccontando di incidenti stradali, spese sanitarie improvvise o arresti di parenti, con l’obiettivo di ottenere denaro o gioielli in contanti.
La variante più recente si basa sulla tecnica dello spoofing, termine inglese che significa “contraffazione”, e che in ambito informatico e telefonico si traduce nella falsificazione dell’identità del chiamante. I truffatori, utilizzando appositi strumenti – spesso gratuiti e facilmente reperibili online – riescono a far comparire sul display del telefono della vittima un numero apparentemente riconducibile alla Questura, a un Comando dei Carabinieri o a Poste Italiane, ingenerando così fiducia e credibilità.
Con tono rassicurante e linguaggio tecnico, i truffatori si presentano come funzionari di polizia o operatori antifrode e avvertono la vittima di operazioni sospette sul proprio conto corrente. Invitano quindi a trasferire rapidamente i fondi su presunti “conti sicuri” tramite bonifici o ricariche Postepay, che in realtà finiscono nelle mani dei malviventi.
Un caso emblematico si è verificato pochi giorni fa nel VCO, dove una cittadina ha ricevuto un Sms dal falso “Servizio Antifrode Poste Info” con cui veniva avvertita di un pericolo imminente per il proprio conto corrente. Seguito il link indicato nel messaggio, la donna è stata messa in contatto con un sedicente funzionario della Polizia Postale, che l’ha convinta a effettuare un bonifico urgente. Poco dopo, è stata contattata da un presunto maresciallo dei Carabinieri, da un numero fisso apparentemente autentico, che le ha parlato di un’indagine in corso su operatori infedeli di Poste Italiane.
Confusa e spaventata, la vittima – convinta anche dalla veridicità apparente dei numeri visualizzati – ha seguito le istruzioni dei truffatori, restando al telefono con loro per oltre quattro ore, tempo durante il quale non ha potuto essere raggiunta da familiari o amici. Si è così recata in due uffici postali e presso una filiale bancaria della provincia, dove ha effettuato bonifici e ricariche Postepay per un totale di circa 30.000 euro.
Fortunatamente, grazie alla segnalazione di un familiare preoccupato per l’assenza di contatti e all’intervento della Polizia di Stato di Verbania, la donna è stata raggiunta e ascoltata dagli agenti, che ne hanno individuato la posizione tramite geolocalizzazione. Ancora sotto shock, ha raccontato l’accaduto e ha potuto beneficiare dell’intervento urgente della Polizia, che – in collaborazione con gli uffici antifrode centrali di Poste Italiane e dell’Istituto di credito coinvolto – è riuscita a bloccare e recuperare circa 21.000 euro dei fondi trafugati.
Una parte del denaro, purtroppo, era già stata prelevata dai truffatori tramite sportelli bancari situati fuori regione. Le indagini, affidate alla Squadra Mobile della Questura di Verbania, proseguono per identificare i responsabili e i reali intestatari dei conti correnti utilizzati per la truffa.
Questa nuova metodologia truffaldina si sta rapidamente diffondendo a livello nazionale e rappresenta una delle evoluzioni più insidiose delle truffe ai danni di cittadini in buona fede. La Questura invita la popolazione a prestare la massima attenzione e fornisce alcune semplici ma fondamentali regole di prevenzione. Non fornire mai dati personali o bancari al telefono. Nessun ente ufficiale – comprese le forze dell’ordine – richiede queste informazioni tramite chiamata. Interrompere la telefonata e verificare l’identità del chiamante. In caso di dubbio, digitare manualmente il numero dell’ente ufficiale da contattare, evitando di richiamare direttamente il numero visualizzato. Non effettuare mai bonifici o ricariche urgenti su richiesta telefonica. Le richieste di trasferimenti immediati di denaro sono quasi sempre segno di una truffa.
Se si sospetta di essere vittime di spoofing o altra truffa telefonica, è fondamentale interrompere subito la chiamata, parlare con una persona di fiducia, contattare il 112 o recarsi direttamente presso un commissariato di Polizia o caserma dei Carabinieri, e avvisare immediatamente la propria banca o l’ufficio postale per tentare il blocco delle operazioni.