Fausta Bonino, per gli Ermellini del Palazzaccio, è responsabile della morte di almeno 4 pazienti. I decessi avvennero, in strane circostanze, fra il 2014 e il 2015 nel reparto di rianimazione dove la donna prestava servizio.
Piombino – Tra il gennaio del 2014 e il settembre del 2015 nell’unità di anestesia e rianimazione dell’ospedale Villamarina di Piombino, i pazienti sembrano morire più del solito. Sono dipartite sospette, di quelle le cui circostanze paiono subito bizzarre agli addetti ai lavori. Sono tutti decessi causati da complicazioni provocate dall’eccessiva fluidità del sangue, che impendisce la coagulazione. Le vittime rivelano condizioni potenzialmente riconducibili all’errata somministrazione di farmaci anticoagulanti, la questione è che i pazienti finiti al Creatore sono tanti dunque può trattarsi davvero di una incolpevole quanto letale perseveranza nell’errore? I Nas di Livorno aprono un’indagine presso la struttura ospedaliera a metà 2015. I militari, dopo accurate verifiche sui turni di servizio di tutto il personale operante nel reparto, riescono a identificare l’infermiera Fausta Bonino come unica e ricorrente presenza sulla potenziale scena del crimine. La donna viene arrestata e condotta presso la Casa circondariale di Pisa a disposizione dell’autoritá giudiziaria.
Modus operandi e condanne.
I pazienti deceduti, uomini e donne di età compresa fra i 61 e gli 88 anni, in molti casi presentano patologie per le quali la somministrazione dell`eparina non rientra nelle possibili terapie. Tredici i decessi sospetti, di cui dodici dovuti alla mancata coagulazione del sangue. L’ultimo è frutto di un arresto cardiaco, ma ugualmente riconducibile alla somministrazione del farmaco antitrombotico. Gli inquirenti notano che i decessi attribuiti alla Bonino sono talmente tanti e inusuali da alterare persino le statistiche riguardo la mortalità presso la struttura sanitaria di Piombino. Dalle indagini emerge rapidamente il suo modus operandi: la donna somministrava una quantità di eparina tale “[…]da determinare, soprattutto in alcuni casi, una rapida, diffusa ed irreversibile emorragia con conseguente morte[…]”. I rilievi presso la residenza della sospettata sembrano chiarire le motivazioni che hanno portato alle azioni delittuose: “[…]verosimilmente – spiegano i carabinieri – gli omicidi sarebbero da collegare allo stato psichico dell`infermiera, in particolare a depressione, uso di alcol e di psicofarmaci[…]”.
All’interno dell’abitazione della donna vengono rinvenuti anche medicinali sottratti dalla farmacia del reparto presso cui quest’ultima prestava servizio. Il quadro probatorio nei confronti della donna si aggrava di ora in ora. Secondo gli investigatori è proprio Fausta Bonino la killer che si aggira tra le corsie del Villamarina. La donna viene arrestata il 30 marzo del 2016 presso l’aeroporto di Pisa, al rientro da un viaggio in Francia. Portata alla sbarra presso il tribunale di Livorno, l’imputata verrà condannata all’ergastolo in primo grado. Nel 2022, in appello, il “coup de théâtre”: la sentenza viene completamente ribaltata. A questo punto la Procura decide di rivolgersi alla Corte Suprema. Piazza della Repubblica decide per l’aggiornamento del processo di nuovo in Appello. Stavolta la sentenza della Corte d’Appello di Firenze è lapidaria: è di nuovo ergastolo.
Game over?
La sera dello scorso 18 febbraio, dopo oltre quattro ore di camera di consiglio, è arrivata la decisione della quinta sezione penale della Cassazione che avalla la richiesta del sostituto Procuratore Generale Antonio Balsamo: confermato l’ergastolo per Fausta Bonino. La donna è riconosciuta definitivamente colpevole per la morte di: Franca Morganti, Mario Coppola, Angelo Ceccanti e Bruno Carletti, quattro delle 10 morti sospette di cui la Bonino era accusata. Per le altre sei confermata l’estraneitá ai fatti cosi come è stata riconosciuta nei precedenti gradi di giudizio. Sempre il Procuratore Balsamo evidenzia come il reparto dell’ospedale di Piombino fosse: “[…]un ambiente controllato, senza segni di accessi non autorizzati al momento dei quattro decessi contestati[…]”. L’ex infermiera, reclusa a Bollate, si è sempre definita: ”[…]un capro espiatorio per indagini fatte male[…]” poiché gli investigatori sarebbero arrivati a lei per “esclusione”. L’avvocato Vinicio Nardo, dopo la pronuncia della Suprema Corte afferma: “E’ un grande dispiacere l’ergastolo per una persona di una certa età è la morte civile. C’erano tanti dubbi che io ho provato a dimostrare”.
Pochi giorni fa Fausta Bonino rilasciava un’intervista dalle note profetiche: “Sono pronta, ho già fatto la borsa”. La donna si aspettava senza dubbio la conferma della sentenza d’Appello, nonostante continuasse a professarsi innocente fino a poco prima di costituirsi. Sia per le persone a lei care che per il suo avvocato l’intero processo si è svolto con il vizio di essere fondato su prove circostanziali, che non potevano in alcun modo provare la colpevolezza della Bonino oltre ogni ragionevole dubbio. Caso chiuso dunque?