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Figlia violentata e suicida, il padre assolda due killer per uccidere lo stupratore

Secondo la Procura di Benevento Luca Iorillo sarebbe il mandante dell’omicidio di Giuseppe Matarazzo, assassinato dopo aver pagato il suo debito con la legge.

BENEVENTO – Uscito dal carcere dopo 9 anni di detenzione per violenza sessuale sarebbe stato ammazzato da due killer assoldati dal padre della ragazzina che aveva stuprato. La vendetta era costata al genitore 20mila euro ma adesso gli costerà più cara. Lucio Iorillo, 64 anni, già operaio specializzato della Comunità montana del Taburno, padre della ragazza di 15 anni abusata e poi morta suicida l’8 gennaio 2008, è accusato di omicidio dalla Procura di Benevento. L’uomo avrebbe fatto uccidere Giuseppe Matarazzo, pastore di 45 anni, ucciso davanti casa con due colpi di revolver, dopo circa un mese dalla sua scarcerazione.  I presunti sicari prezzolati, identificati dai carabinieri a seguito di approfondite indagini, erano stati condannati in primo grado e assolti nel secondo grado di giudizio per non aver commesso il fatto.

I due imputati, Giuseppe Massaro, 59 anni, di Sant’Agata dei Goti, difeso dagli avvocati Angelo Leone e Mario Palmieri, e Generoso Nasta, 34 anni, originario di San Felice a Cancello, difeso dagli avvocati Orlando Sgambati ed Angelo Raucci, erano stati ritenuti dagli inquirenti gli esecutori materiali dell’assassinio del pastore sannita. Il 6 ottobre 2021 la Corte d’Assise di Benevento aveva condannato i due uomini all’ergastolo. Successivamente la Cassazione aveva annullato la sentenza della Corte d’Appello di Napoli che aveva assolto Massaro e Nasta dalla gravissima accusa disponendo un nuovo giudizio di secondo grado.

Le indagini dei carabinieri

Dunque la vicenda ritorna in ballo con Massaro accusato di aver procurato sia la 357 Magnum, detenuta legalmente, servita per consumare il delitto, sia la Fiat Croma, guidata da Nasta, occorsa per recarsi in via Bocca di contrada Selva, a Frasso Telesino in provincia di Benevento, dove viveva Matarazzo. Il pedofilo era appena tornato in casa della madre da appena un mese dopo avere scontato nove anni di galera, degli 11 e 6 mesi inflitti, per aver abusato sessualmente di due minorenni, una delle quali, ovvero la figlia quindicenne di Iorillo, veniva ritrovata impiccata ad un albero perché non aveva retto alla forte tensione emotiva. I due presunti killer avrebbero atteso Massaro davanti la sua abitazione, e sempre a bordo dell’auto si sarebbero avvicinati all’uomo con la scusa di chiedere un’informazione.

Uno dei due, presumibilmente Massaro, avrebbe fatto fuoco centrando in pieno petto la vittima che rovinava esanime sul selciato in un lago di sangue. Ad assistere, per caso, all’omicidio del pastore era stata la madre che nulla aveva potuto fare per salvare il figlio se non dare l’allarme a carabinieri e soccorritori.  La donna forniva agli investigatori elementi utili per risalire all’autovettura dei sicari poi successivamente ritrovata. Grazie agli elementi geolocalizzatori del Gps l’auto risultava sulla scena del crimine nel momento in cui Matarazzo veniva ucciso. Iorillo, secondo la Procura di Benevento, nella persona della Pm Stefania Bianco, sarebbe il mandante del delitto. L’operaio avrebbe pianificato a tavolino l’evento delittuoso preoccupandosi, evidentemente senza fortuna, di allontanare da sé ogni sospetto creandosi un alibi ad hoc che, per gli inquirenti, non avrebbe retto sin da subito.

La minorenne dopo le violenze si era impiccata

L’uomo, infatti, subito dopo l’omicidio avrebbe incontrato diverse persone, certo cosi di farla franca e non destare sospetti. Ai supposti killer Iorillo aveva promesso una ricompensa di 20mila euro, in parte già sborsati, che avrebbe dovuto saldare subito dopo il delitto. Gli investigatori però ascoltavano altri testimoni nonché i parenti delle famiglie Iorillo e Matarazzo e diversi vicini di casa della vittima che fornivano nuovi elementi utili per l’identificazione dei presunti responsabili e per il movente del brutale omicidio. Oltre che utili informazioni che avrebbero evidenziato il ruolo del mandante riferito al padre della povera ragazza violentata dal pastore frassese.

Ma c’è di più: entrambi gli imputati si erano dichiarati estranei al delitto anche se le loro verità non hanno mai convinto gli inquirenti. Per di più i carabinieri, già all’epoca dei fatti, erano convinti che a partecipare all’agguato mortale fossero state più di due persone ma successivamente questa ipotesi non aveva portato a nulla. Lucio Iorillo dovrà comparire il 27 novembre prossimo davanti al Gup Loredana Camerlengo, che dovrà valutarne il rinvio a giudizio o il proscioglimento.

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