Fibroma uterino questo sconosciuto

Le donne affette da questa patologia risentono di grande disagio nella quotidianità. Infatti la malattia condiziona l’esistenza delle pazienti in maniera seria.

Un disturbo poco considerato che mina la qualità della vita di molte donne. Un disturbo femminile abbastanza diffuso che assume contorni da fenomeno sociale in quanto condiziona pesantemente la qualità della vita delle persone colpite e le sue relazioni sociali. Si tratta del fibroma uterino, tumore benigno non canceroso tra i più comuni dell’apparato genitale femminile. Le preferite da questa infida presenza sono le donne in età fertile, in genere, esordisce dopo i 30 anni e con la menopausa tende a regredire. Avere un fibroma uterino può comportare diverse conseguenze, sia a livello fisico che riproduttivo.

Diversi fibromi sono asintomatici, ma quando presenti possono causare sanguinamento anomalo, dolori pelvici, pressione o altri disturbi dovuti alla loro dimensione o posizione. Possono anche influire sulla fertilità e aumentare il rischio di complicanze durante la gravidanza. Sarà pure un tumore benigno ma è comunque un rompiscatole e irrompe nella vita di relazione in maniera subdola e continua, condizionando le scelte e i rapporti sociali. Molte donne si sentono limitate, come avere un handicap, un’anomalia che costringe a rinunciare a ciò che la vita offre.

Queste valutazioni non sono scaturite da voci diffuse da chi vive il disturbo, ma sono il risultato di un sondaggio su quasi 2 mila donne con questo problema, la gran parte con un’età tra i 30 e 50 anni, di cui i 2/3 lavoratrici. L’indagine è stata curata da è Theramex Italia, una multinazionale farmaceutica che si dedica esclusivamente alla salute delle donne, in particolare nelle aree della contraccezione, fertilità, menopausa e osteoporosi. La ricerca si è avvalsa della collaborazione di VediamociChiara, il portale femminile nato per rispondere alla crescente esigenza delle donne di tutte le fasce di età di avere uno spazio per informarsi correttamente e facilmente sulla propria salute e sul proprio benessere.

Scopo del sondaggio è stato quello di aver fatto emergere un fenomeno quasi sotterraneo e i suoi effetti sulla vita delle donne. Avere un disturbo di questo tipo è come stare al guinzaglio, si è sempre frenati, rallentati per fare qualcosa fino al manifestarsi di un vero e proprio malessere negli ambienti lavorativi o di frequenza sociale. Il 70% ha dichiarato di non aver avuto alcun tipo di aiuto dal momento dell’insorgenza del disturbo. Soprattutto, una forte mancanza di informazioni corrette e con percorsi di cura adeguati.

Pur rimanendo un tumore benigno la patologia è causa di grande disagio nelle pazienti

Sondaggi di questo tipo hanno contribuito, quanto meno, a togliere quel velo di omertà che avvolgeva un fenomeno che ha impedito alle donne di vivere pienamente la propria vita, con consapevolezza e libertà. Come si è visto gli effetti non sono solo di natura fisica, ma riguardano la parte più privata di sé. Un’esperienza che può danneggiare l’autostima, il modo di relazionarsi con l’ambiente familiare ed extra, ma anche interferire con la vita professionale.

L’aspetto psicologico è la conditio sine qua non per un approccio olistico più efficace dal punto di vista terapeutico. Non è la prima volta che gli aspetti clinici al femminile vengono trattati con superficialità, anche per altre patologie si è registrato lo stesso problema. Come se le donne fossero un’appendice della natura nella migliore delle ipotesi, oppure dei succedanei nella peggiore. Mentre sono una parte essenziale della vita!