Ferragosto di sangue: 17 anni fa la strage di Duisburg e la faida di San Luca in Germania

Alle ore 2.24 del 15 agosto 2007, sei persone vengono freddate dai sicari di fronte a un ristorante italiano nella città tedesca.

Roma – Sono passati 17 anni dalla strage di Duisburg, ribattezzata strage di Ferragosto o dell’Assunta per il giorno in cui accadde. Alle ore 2.24 del 15 agosto 2007, sei persone vengono freddate di fronte a un ristorante italiano. “Da Bruno”, nella città della Germania occidentale dove si trasferì la faida di San Luca. Quattromila anime, tante quanti sono gli abitanti di San Luca, il centro reggino da cui arrivavano le sei persone uccise a Duisburg, balzate al centro della cronaca mondiale. Un ordine partito dal centro aspromontano per inserirsi in una delle faide più cruente della mafia calabrese. Un atto criminale compiuto da affiliati alla ‘ndrina dei Nirta-Strangio, contro la ‘ndrina dei Pelle-Vottari, quale ultimo atto della faida di San Luca che imperversava tra i clan dal 1991.

Le sei vittime sono state notate da un passante intorno alle 2:30, quattro in una Volkswagen Golf, le altre due in un furgone Opel. Cinque erano già decedute, mentre la sesta morì durante il trasporto in ospedale. In 5 erano originari della provincia di Reggio Calabria: Francesco Giorgi, 16 anni, originario proprio di San Luca, come il 25enne Marco Marmo e Sebastiano Strangio, 39 anni, chef e proprietario del ristorante, affiliato alla ‘ndrina Pelle-Vottari e non agli Strangio. E ancora, Francesco Pergola, 22 anni, originario di Siderno. Uno di loro, il 18enne Tommaso Venturi, era di Corigliano Calabro. Secondo le analisi degli investigatori il crimine doveva essersi consumato intorno alle 2:24 di notte, una stima basata su quanto riferito da un testimone oculare che aveva visto due persone allontanarsi dal luogo del delitto.

Il ristorante della strage di Duisburg

Nel locale si stava cenando e festeggiando il diciottesimo compleanno di Tommaso Venturi. Usciti dal ristorante, i sei erano saliti sulle auto, quando i sicari sono entrati in azione. Nella sparatoria che ne è seguita sono stati esplosi almeno 70 colpi. Al termine della sparatoria gli assassini hanno sparato un colpo in testa a ciascuna vittima, per assicurarsi della loro morte. Le indagini si indirizzano subito verso la strada della vendetta a seguito dell’ultimo evento eclatante della faida di San Luca, la strage di Natale del 2006, nel corso della quale viene uccisa Maria Strangio, moglie di Giovanni Luca Nirta.

Sin dalle prime indagini la polizia tedesca appurò che Sebastiano Strangio non aveva mai reciso il legame con San Luca e la sua famiglia d’origine. Pochi mesi prima di essere ucciso, un bigliettino da visita con l’indirizzo del suo ristorante era stato ritrovato in un bunker sotto la casa di uno dei Vottari nelle campagne di San Luca, accanto a una mitraglietta Skorpion, a pistole con matricola abrasa, cartucce e banconote. Secondo gli inquirenti, i Vottari si rifornivano di armi in Germania, utilizzando come base proprio il ristorante di Strangio a Duisburg. Due giorni dopo la strage, nel seminterrato del ristorante, la polizia rinvenne un fucile d’assalto americano Colt Ar-15 calibro 232 Remington, corrispondente al calibro 5,56, completo di quattro serbatoi caricati con novanta cartucce. Gli inquirenti ritrovarono altre 280 cartucce dello stesso calibro e una ventina di cartucce calibro 375 Magnum.

Giovanni Strangio, ideatore e autore della strage

Due settimane dopo, il 30 agosto, alle prime luci dell’alba, San Luca si svegliò con quasi 500 uomini in divisa che arrestarono 32 persone, quasi tutte coinvolte a vario titolo nella faida di San Luca. Tra di loro anche Giovanni Luca Nirta, marito di Maria. In Germania gli inquirenti nel frattempo avevano identificato uno dei presunti sicari, Giovanni Strangio, cugino di Maria. Una ragazza russa testimoniò che il calabrese le aveva raccontato della faida di San Luca, sottolineando il suo coinvolgimento. Dopo due anni di indagini la squadra mobile di Reggio Calabria, riuscì ad assicurare alla giustizia tutti i componenti del gruppo di fuoco. In manette finirono Antonio Rechichi e Luca Liotino, arrestati in Germania, e Domenico Nirta e Domenico Pizzata, catturati in Italia. Poi, il 7 agosto 2008 venne arrestato Paolo Nirta, cognato di Maria Strangio, seguito pochi giorni dopo da Gianfranco Antonioli, ritenuto l’armiere di San Luca.

Il 18 settembre 2008 fu la volta di Francesco Pelle, detto Ciccio Pakistan“, arrestato mentre si trovava in riabilitazione presso la Clinica Maugeri di Pavia. Rimasto paralizzato dopo un tentato omicidio, secondo gli inquirenti fu proprio lui ad ordinare la strage di Natale in cui morì Maria Strangio. Un mese dopo, il latitante Antonio Pelle, quarantaseienne a capo dei Pelle-Vottari, venne arrestato dagli uomini della squadra mobile della questura di Reggio Calabria e del Servizio centrale operativo in un bunker nelle campagne della locride. Era ricercato dall’agosto 2007, quando scattò l’operazione Fehida. A chiudere il cerchio fu l’arresto, il 12 marzo 2009, di Giovanni Strangio a Diemen, in Olanda, insieme al cognato Francesco Romeo, 41enne latitante da oltre dieci anni e ricercato per traffico internazionale di stupefacenti. Prima di loro due gli inquirenti avevano arrestato un’altro cognato di Strangio, Giuseppe Nirta, trentacinquenne all’epoca dei fatti nell’elenco del Ministero dell’Interno dei 100 latitanti più pericolosi.

Poi il processo, che nel 2011 vide le condanne in primo grado all’ergastolo di Giovanni Strangio, Giovanni Luca Nirta, Francesco Nirta, Giuseppe Nirta detto Peppe u versu, Francesco Pelle detto Ciccio Pakistan, Sebastiano Romeo, Francesco Vottari detto Ciccio u Frunzu e Sebastiano Vottari detto il Professore. Vennero condannate a pene minori Antonio Carabetta e sua figlia Sonia (9 anni), e Antonio Pelle (12 anni). Vennero assolti invece Luca Liotino (l’accusa aveva chiesto 15 anni), Antonio Rechichi (per il quale la Procura aveva chiesto l’assoluzione), e Sebastiano Strangio, per il quale era stato invece chiesto l’ergastolo. Il 16 maggio 2016 la Cassazione decide di condannare definitivamente all’ergastolo Giovanni Strangio, quale ideatore e autore della strageFrancesco Nirta, Giovanni Nirta, Sebastiano Vottari e Francesco Vottari. Assolti: Antonio Pelle e Sonia Carabetta.

Infine, Francesco Pelle e Sebastiano Nirta vengono rinviati alla Corte d’Appello, a quest’ultimo sono confermati i 12 anni di carcere. Il 6 febbraio 2017 reinizia il processo d’appello per Sebastiano Nirta, accusato di pluriomicidio e detenzione di porto d’armi, condannato in primo grado all’ergastolo, in secondo grado a 12 anni di carcere e annullata con rinvio in appello al terzo grado. L’11 febbraio 2019 la Corte d’Appello di Reggio Calabria lo condanna all’ergastolo, e il 10 novembre 2020 la Cassazione conferma in via definitiva la condanna all’ergastolo per Nirta.

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