Fatture false e Iva evasa, nei guai un consorzio e tre cooperative

L’inchiesta della Gdf svela il meccanismo della truffa, attuata mediante l’utilizzo di aziende che funzionano da serbatoi di manodopera.

Bari – Continua l’azione sinergica di Gdf e magistratura per svelare i meccanismi di frode fiscale che vedono il coinvolgimento di imprese costituite nella forma di cooperative, consorzi o società di capitali, che presentano un’ingente forza lavoro e che fungono da meri “serbatoi” di manodopera.

I finanzieri hanno eseguito un sequestro preventivo di beni del valore di circa 60 milioni di euro nei confronti di un consorzio, esercente l’attività di servizi logistici relativi alla distribuzione delle merci, e di tre società cooperative operanti nel medesimo settore, quale presunto profitto dei reati di dichiarazione fraudolenta mediante l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, per gli anni d’imposta dal 2016 al 2021, nonché di omesso versamento dell’IVA risultante dalle dichiarazioni annuali, con riferimento a taluni periodi d’imposta.

Le indagini hanno permesso di svelare il meccanismo utilizzato da queste società, costituite nella maggior parte di casi sotto forma di cooperativa o di società di capitali, che si avvicendano nel tempo trasferendo la manodopera dall’una all’altra, omettendo sistematicamente il versamento dell’Iva e, verosimilmente, erodendo la base imponibile contributiva mediante manipolazione delle buste paga.

Le evasioni fiscali e contributive di tali imprese sono organizzate in modo da consentire la pattuizione di prezzi particolarmente vantaggiosi a beneficio di altre società definite “filtro”, come rilevabile dalle fatture emesse nei confronti di quest’ultime; società “filtro”, nella maggior parte dei casi consorzi, privi di maestranze o con un numero esiguo di dipendenti, che rifatturano le prestazioni ai committenti finali, ovvero ad ulteriori “filtri”, presenti all’unico scopo di allungare la catena commerciale ed ostacolare le attività di controllo.

Il meccanismo in esame consentirebbe a queste società di fruire dei vantaggi derivanti dalla disponibilità “di fatto” di lavoratori dipendenti senza l’assunzione dei relativi oneri con la possibilità di praticare tariffe più convenienti nei confronti della clientela finale, giovandosi di tale effetto distorsivo in sede di aggiudicazione di nuove commesse a dispetto delle aziende concorrenti.

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